Il mio progetto di ricerca ha come finalità la ricostruzione delle origini e delle facies primitive di un libro liturgico della Chiesa bizantina, il Pentecostarion, il libro innografico del ciclo mobile che contiene l’ufficio divino dalla Domenica di Pasqua alla prima Domenica dopo la Pentecoste, detta Domenica di Tutti i Santi. La storia del Pentecostarion è stata molto poco studiata finora, e le nozioni correnti su di essa rappresentano di fatto luoghi comuni non verificati scientificamente. La tradizione fa risalire la redazione di questo libro liturgico innografico, fra VIII e IX secolo, a Teodoro e Giuseppe Studiti. Ma fino a che punto Teodoro e Giuseppe determinarono struttura e contenuto del Pentecostarion? Come si è formato questo libro liturgico? È stata un’operazione "editoriale" circoscritta nel tempo e nello spazio o ci sono state fasi diverse e indipendenti? Ci sono delle differenze a seconda della provenienza dei manoscritti? I Pentecostaria manoscritti più antichi possono essere facilmente classificati? Quali sono i testimoni che mostrano una più stretta somiglianza? In che periodo la selezione dei testi si è fissata nel modo in cui la conosciamo dalle edizioni a stampa? Per cercare di rispondere alla maggior parte di queste domande mi sono dovuta volgere all’esame diretto delle fonti, privilegiando i manoscritti più antichi (secoli X-XII), la cui analisi dettagliata ha permesso di “fotografare” le facies primitive del Pentecostarion. Il mio percorso di ricerca è perciò partito dalla repertoriazione dei manoscritti greci contenenti questo libro liturgico – che sono numerosi e spesso ignorati e/o catalogati in maniera inesatta o troppo sommaria – per proseguire poi con la scelta dei manoscritti più significativi per ricostruire nelle sue fasi iniziali la dinamica evolutiva del Pentecostarion. Ho esaminato per questo motivo il maggior numero possibile di cataloghi di manoscritti greci tra quelli presenti nel Répertoire des Bibliothèques et des catalogues de manuscrits grecs de Marcel Richard di Jean-Marie Olivier – in particolare la quasi totalità dei cataloghi europei e del vicino Medio Oriente – e ho così individuato quattordici manoscritti, datati tra la fine del X secolo e la fine del XII secolo o assegnabili su base paleografica e contenutistica allo stesso periodo, appartenenti alle tradizioni liturgiche più significative del Rito Greco: la tradizione costantinopolitana e atonita, la tradizione italogreca e sinaitico-palestinese. I manoscritti inizialmente scelti per il mio progetto di ricerca erano venti ma l’esame dei testimoni ha determinato un’ulteriore selezione delle fonti: i Triodia-Pentecostaria Athous Laur. Γ. 41, datato dai cataloghi all’XI secolo, e Athous Laur. Γ. 105, datato dai cataloghi al X secolo, sono risultati assegnabili su base paleografica ai secoli successivi (il primo ai secoli XIII-XIV e il secondo al XIII secolo); il Vat. gr. 2118, un manoscritto databile all’XI secolo, è un Triodio-Pentecostarion frammentario (contiene l’ufficiatura del periodo pasquale ai ff. 118r-132v: si tratta della sezione da Pasqua a Mesopentecoste), le cui composizioni sono risultate esigue e di scarsa rilevanza ai fini della mia ricerca; lo stesso si può dire del Barb. gr. 339, un manoscritto databile presumibilmente al XII secolo, indicato dai cataloghi con la denominazione di Triodion ma che si è rivelato un TriodioPentecostarion, che trasmette l’ufficiatura del periodo pasquale ai ff. 103r-110v (si tratta di parte dell’ufficiatura della Domenica di s. Tommaso e parte della Domenica delle Mirofore); il Sin. gr. 760 è risultato alla mia verifica non un Pentecostario, come indicato dai cataloghi, ma un frammento di Triodio; infine il Triodio-Pentecostarion Crypt. Δ. β. VIII è un importante testimone della seconda metà del X secolo proveniente da Carbone, ma la sezione del periodo pasquale si limita all’ufficiatura della Domenica di Pasqua (ff. 85v-89v): la sua descrizione dettagliata non aggiungerebbe nulla allo studio dell’evoluzione di questo libro liturgico; i ff. 90r-104v, gli ultimi dei quali frammentari per una lacuna materiale del codice, contengono l’ufficiatura della Domenica di s. Tommaso e sono stati vergati nel XII secolo. Ho proceduto a questo punto a una descrizione dettagliata del contenuto e delle caratteristiche paleografico-codicologiche dei quattordici manoscritti che costituiscono la rosa dei miei testimoni per lo studio dell’evoluzione del Pentecostarion, evidenziando di volta in volta le analogie contenutistiche o le divergenze fra i codici. Infine, qualche nota terminologica. In questo lavoro, con il termine Triodion indicherò il libro liturgico contenente l’ufficiatura del periodo quaresimale, mentre con Pentecostarion quello della cinquantina pasquale. Con Triodio-Pentecostarion plenius indicherò un libro liturgico contenente l’ufficiatura di entrambi i periodi, mentre con Triodio-Pentecostarion minus uno contenente solo l’ufficiatura della Settimana Santa e della cinquantina pasquale. Specificherò di volta in volta, prendendo in esame i singoli manoscritti, se essi contengono l’ufficiatura per i soli giorni festivi o anche per quelli feriali. Con il termine triodio (con iniziale minuscola) o canone triodico indicherò invece il canone a tre odi caratteristico del periodo quaresimale ma anche, come sarà dimostrato, della cinquantina pasquale.

Per la storia di un libro liturgico della chiesa bizantina: il Pentecostarion

SGANDURRA, MARIAFRANCESCA
2015

Abstract

Il mio progetto di ricerca ha come finalità la ricostruzione delle origini e delle facies primitive di un libro liturgico della Chiesa bizantina, il Pentecostarion, il libro innografico del ciclo mobile che contiene l’ufficio divino dalla Domenica di Pasqua alla prima Domenica dopo la Pentecoste, detta Domenica di Tutti i Santi. La storia del Pentecostarion è stata molto poco studiata finora, e le nozioni correnti su di essa rappresentano di fatto luoghi comuni non verificati scientificamente. La tradizione fa risalire la redazione di questo libro liturgico innografico, fra VIII e IX secolo, a Teodoro e Giuseppe Studiti. Ma fino a che punto Teodoro e Giuseppe determinarono struttura e contenuto del Pentecostarion? Come si è formato questo libro liturgico? È stata un’operazione "editoriale" circoscritta nel tempo e nello spazio o ci sono state fasi diverse e indipendenti? Ci sono delle differenze a seconda della provenienza dei manoscritti? I Pentecostaria manoscritti più antichi possono essere facilmente classificati? Quali sono i testimoni che mostrano una più stretta somiglianza? In che periodo la selezione dei testi si è fissata nel modo in cui la conosciamo dalle edizioni a stampa? Per cercare di rispondere alla maggior parte di queste domande mi sono dovuta volgere all’esame diretto delle fonti, privilegiando i manoscritti più antichi (secoli X-XII), la cui analisi dettagliata ha permesso di “fotografare” le facies primitive del Pentecostarion. Il mio percorso di ricerca è perciò partito dalla repertoriazione dei manoscritti greci contenenti questo libro liturgico – che sono numerosi e spesso ignorati e/o catalogati in maniera inesatta o troppo sommaria – per proseguire poi con la scelta dei manoscritti più significativi per ricostruire nelle sue fasi iniziali la dinamica evolutiva del Pentecostarion. Ho esaminato per questo motivo il maggior numero possibile di cataloghi di manoscritti greci tra quelli presenti nel Répertoire des Bibliothèques et des catalogues de manuscrits grecs de Marcel Richard di Jean-Marie Olivier – in particolare la quasi totalità dei cataloghi europei e del vicino Medio Oriente – e ho così individuato quattordici manoscritti, datati tra la fine del X secolo e la fine del XII secolo o assegnabili su base paleografica e contenutistica allo stesso periodo, appartenenti alle tradizioni liturgiche più significative del Rito Greco: la tradizione costantinopolitana e atonita, la tradizione italogreca e sinaitico-palestinese. I manoscritti inizialmente scelti per il mio progetto di ricerca erano venti ma l’esame dei testimoni ha determinato un’ulteriore selezione delle fonti: i Triodia-Pentecostaria Athous Laur. Γ. 41, datato dai cataloghi all’XI secolo, e Athous Laur. Γ. 105, datato dai cataloghi al X secolo, sono risultati assegnabili su base paleografica ai secoli successivi (il primo ai secoli XIII-XIV e il secondo al XIII secolo); il Vat. gr. 2118, un manoscritto databile all’XI secolo, è un Triodio-Pentecostarion frammentario (contiene l’ufficiatura del periodo pasquale ai ff. 118r-132v: si tratta della sezione da Pasqua a Mesopentecoste), le cui composizioni sono risultate esigue e di scarsa rilevanza ai fini della mia ricerca; lo stesso si può dire del Barb. gr. 339, un manoscritto databile presumibilmente al XII secolo, indicato dai cataloghi con la denominazione di Triodion ma che si è rivelato un TriodioPentecostarion, che trasmette l’ufficiatura del periodo pasquale ai ff. 103r-110v (si tratta di parte dell’ufficiatura della Domenica di s. Tommaso e parte della Domenica delle Mirofore); il Sin. gr. 760 è risultato alla mia verifica non un Pentecostario, come indicato dai cataloghi, ma un frammento di Triodio; infine il Triodio-Pentecostarion Crypt. Δ. β. VIII è un importante testimone della seconda metà del X secolo proveniente da Carbone, ma la sezione del periodo pasquale si limita all’ufficiatura della Domenica di Pasqua (ff. 85v-89v): la sua descrizione dettagliata non aggiungerebbe nulla allo studio dell’evoluzione di questo libro liturgico; i ff. 90r-104v, gli ultimi dei quali frammentari per una lacuna materiale del codice, contengono l’ufficiatura della Domenica di s. Tommaso e sono stati vergati nel XII secolo. Ho proceduto a questo punto a una descrizione dettagliata del contenuto e delle caratteristiche paleografico-codicologiche dei quattordici manoscritti che costituiscono la rosa dei miei testimoni per lo studio dell’evoluzione del Pentecostarion, evidenziando di volta in volta le analogie contenutistiche o le divergenze fra i codici. Infine, qualche nota terminologica. In questo lavoro, con il termine Triodion indicherò il libro liturgico contenente l’ufficiatura del periodo quaresimale, mentre con Pentecostarion quello della cinquantina pasquale. Con Triodio-Pentecostarion plenius indicherò un libro liturgico contenente l’ufficiatura di entrambi i periodi, mentre con Triodio-Pentecostarion minus uno contenente solo l’ufficiatura della Settimana Santa e della cinquantina pasquale. Specificherò di volta in volta, prendendo in esame i singoli manoscritti, se essi contengono l’ufficiatura per i soli giorni festivi o anche per quelli feriali. Con il termine triodio (con iniziale minuscola) o canone triodico indicherò invece il canone a tre odi caratteristico del periodo quaresimale ma anche, come sarà dimostrato, della cinquantina pasquale.
2015
Italiano
D'AIUTO, FRANCESCO
Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/196899
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA2-196899