Il presente studio dal titolo Ambrogio Buonvicino (1562 ca. - 1622): scultore e stuccatore ‘lombardo’ della tarda maniera, mira a ricostruire l’attività di questo artista lombardo, appunto Ambrogio Bonvicino, operoso quasi esclusivamente a Roma tra Cinquecento e Seicento. La ricerca ha portato a delle novità sia nei rapporti del Buonvicino con la cultura padana, soprattutto veneta, sia con quella senese cresciuta all’ombra di Prospero Antichi e della riscoperta dell’arte di Domenico Beccafumi sullo scorcio del XVI secolo. Gettata questa nuova luce sulla sua formazione, è stato possibile comprendere al meglio la sua attività artistica nel momento in cui arrivò a Roma quando al soglio pontificio c’era Gregorio XIII, al secolo Ugo Boncompagni. Ripercorrendo dunque la sua attività lungo i pontificati che si succedettero fino al 1622, anno della morte del nostro scultore, è stato possibile ricostruire l’evoluzione artistica nonché i rapporti di amicizie e committenze che Ambrogio Buonvicino intrattenne nella scena romana dell’epoca, all’interno della quale era perfettamente assorbito. Ricostruendo i vari contesti storico-artistici, connettendo fra di loro diversi elementi materiali, ovvero facendo dialogare gli artisti fra di loro, mettendo a confronto le rispettive botteghe, prendendo in considerazione vecchie attribuzioni e facendone delle nuove, si è riusciti a mettere assieme un discreto corpus di opere del nostro. Questi, allo scadere della sua carriera, il quale faceva già parte del novero di artisti che Paolo V Borghese solitamente chiamava per le sue imprese decorative, lasciò il segno al centro della facciata del Maderno della Basilica di San Pietro, sotto la Loggia delle Benedizioni, con la sua Consegna delle chiavi (1614).

Ambrogio Buonvicino (1562 ca. - 1622): scultore e stuccatore lombardo della tarda maniera

MINUTOLI, DANIELE
2016

Abstract

Il presente studio dal titolo Ambrogio Buonvicino (1562 ca. - 1622): scultore e stuccatore ‘lombardo’ della tarda maniera, mira a ricostruire l’attività di questo artista lombardo, appunto Ambrogio Bonvicino, operoso quasi esclusivamente a Roma tra Cinquecento e Seicento. La ricerca ha portato a delle novità sia nei rapporti del Buonvicino con la cultura padana, soprattutto veneta, sia con quella senese cresciuta all’ombra di Prospero Antichi e della riscoperta dell’arte di Domenico Beccafumi sullo scorcio del XVI secolo. Gettata questa nuova luce sulla sua formazione, è stato possibile comprendere al meglio la sua attività artistica nel momento in cui arrivò a Roma quando al soglio pontificio c’era Gregorio XIII, al secolo Ugo Boncompagni. Ripercorrendo dunque la sua attività lungo i pontificati che si succedettero fino al 1622, anno della morte del nostro scultore, è stato possibile ricostruire l’evoluzione artistica nonché i rapporti di amicizie e committenze che Ambrogio Buonvicino intrattenne nella scena romana dell’epoca, all’interno della quale era perfettamente assorbito. Ricostruendo i vari contesti storico-artistici, connettendo fra di loro diversi elementi materiali, ovvero facendo dialogare gli artisti fra di loro, mettendo a confronto le rispettive botteghe, prendendo in considerazione vecchie attribuzioni e facendone delle nuove, si è riusciti a mettere assieme un discreto corpus di opere del nostro. Questi, allo scadere della sua carriera, il quale faceva già parte del novero di artisti che Paolo V Borghese solitamente chiamava per le sue imprese decorative, lasciò il segno al centro della facciata del Maderno della Basilica di San Pietro, sotto la Loggia delle Benedizioni, con la sua Consegna delle chiavi (1614).
2016
Italiano
AGOSTI, BARBARA
Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA2-196909