The object of the doctoral research is to investigate – through the study of family’s legal status evolution in Italy between the 19th and 20th centuries, in its contacts with the European context (mainly French, but not only) – how, and above all, with what legal-cultural rhetoric the relationships between law and society were understood in Italian legal science. It is a historical-legal itinerary that runs through more than a century of great socio-cultural and political revolutions – starting from the forced introduction of the Napoleonic family structure in occupied Piedmont (1803) up to the approval of the Sacchi Law (1919), the first (and only) structural reform in family law during the entire validity of the first unitary Civil Code of the Kingdom of Italy (1865) – and which seeks to reveal the very singular way in which some protagonists of Italian “civil-lower” and politics of the 19th century experienced the dilemma of the intrinsically social nature of civil law and how they used it in their argumentation. This explains why the narrative necessarily turns on two parallel tracks but, at the same time, irremediably intertwined. On the one hand, that of the cultural and practical contribution of Italian legal science to the interpretation, imposition, fabrication and then reform of codified family law, in that work of consolidation and then progressive overcoming and demystification of eighteenth-nineteenth century legal absolutism, towards a more authentic socialization of civil institutions. On the other hand, that of the intellectual and rhetorical construction – conscious or unconscious as it was (depending on the moments, contexts and individual characters) – that lies behind the support or criticism of a certain legal-institutional structure or model of the family, and that seeks to hide (denying it value) or, on the contrary, enhances (giving it positive relevance) living law, that is, that factual ordering of relations that emanates directly from the underlying social structure, to which in turn that particular relevant legal structure refers. To achieve this objective, an attempt has been made to bring to the forefront that “deep layer of Italian legal culture” of the 19th century – that is, that intellectual eclecticism that nourished Italian jurists at the time – and which manifests itself, among other forms, in a particularly tangible way in their irresistible tension towards the juridical-philosophical ideal of progress, and in particular to its practical application to the progress (real or asserted) of codified family law. This intellectual constitution of Italian legal science gives rise to a true Rhetoric of progress that becomes a formidable political instrument to support a particular structure of family institutions, such as the “Guelph” one in the Kingdom of Sardinia – by Count Fedrigo Sclopis of Salerano – or, on the contrary, the “Ghibelline” one that represents the fundamental matrix on which the family order of the first unitary Civil Code of 1865 was erected – by, among others, Pasquale Stanislao Mancini and Giuseppe Pisanelli. A rhetorical discourse that, however, once the purpose for which it was put into action was accomplished, did not seem to be able to withstand – despite the efforts of the Italian school of exegesis and the success in the French legal doctrine of the 1860s – the rapid social and cultural changes that affected Italy in the last two decades of the nineteenth century, and which ended up crumbling inexorably together with the other mythological paradigms on which the post-Risorgimento liberal State had been forged. The advent of positive philosophy and its empirical method would expose the weaknesses of this discourse, also forcing politics to take note of a change that was now upon us and which it must necessarily take charge of. A new generation of jurists, whom we like to define for their cultural approach as Realists – but who move firmly in the legal eclecticism of the Italian style – will try to give life to a new movement and a new rhetoric, that of innovation, abandoning any orthodoxy in its approach to codified law and making living law and the socialization of institutions prevail over the abstract monumental reconstructions of the unreal “legal country” of the Civil Code. The time of the Rhetoric of progress was irremediably over, giving way to the Rhetoric of innovation.

Scopo della ricerca dottorale è quello di indagare – attraverso lo studio dell’evoluzione dello statuto giuridico della famiglia in Italia tra XIX e XX secolo, nelle sue relazioni con il contesto europeo (principalmente francese, ma non solo) – come, e soprattutto, con quale retorica giuridico-culturale furono intesi i rapporti tra diritto e società nella scienza giuridica italiana dell’Ottocento. Si tratta di un itinerario storico-giuridico che corre lungo più di un secolo di grandi trasformazioni socio-culturali e politiche – a partire dall’introduzione forzata dell’assetto familiare napoleonico nel Piemonte occupato (1803) fino all’approvazione della Legge Sacchi del 1919, prima (ed unica) riforma strutturale in materia familiare dell’intera vigenza del primo Codice civile unitario del Regno d’Italia (1865) – e che cerca di rivelare il modo singolarissimo con il quale taluni protagonisti della “civilistica” e della politica italiana del secolo XIX hanno vissuto il dilemma della natura intrinsecamente sociale del diritto civile e come se ne sono serviti nelle loro argomentazioni. Questo spiega perché la narrazione si sviluppi necessariamente su due binari paralleli ma, allo stesso tempo, irrimediabilmente intrecciati tra loro. Da una parte quello dell’apporto culturale e pratico della scienza giuridica italiana all’interpretazione, all’imposizione, alla fabbricazione e poi alla riforma del diritto familiare codificato, in quell’opera di consolidamento e poi di progressivo superamento e demitizzazione dell’assolutismo giuridico sette-ottocentesco, verso una più autentica socializzazione delle istituzioni civili. Dall’altra quello della costruzione intellettuale e retorica – consapevole o inconsapevole che fu (a seconda dei momenti, dei contesti e dei singoli personaggi) – che si cela dietro il sostegno o la critica ad un determinato assetto o modello giuridico-istituzionale della famiglia, e che cerca di nascondere (negandole valore) o, al contrario, valorizza (dandole una rilevanza positiva) il diritto vivente, ossia quell’ordinamento fattuale delle relazioni che promana direttamente dalla compagine sociale sottostante, cui a sua volta quel determinato assetto giuridico rilevante fa riferimento. Per raggiungere questo scopo si è tentato di far emergere in primo piano quello “strato profondo della cultura giuridica italiana” dell’Ottocento – ossia quell’eclettismo intellettuale di cui si nutrono i giuristi italiani del secolo XIX – e che si manifesta, tra le altre forme, in maniera particolarmente tangibile nella loro irresistibile tensione verso l’ideale gius-filosofico di progresso, ed in particolare alla sua applicazione pratica ai progressi (reali o asseriti) del diritto familiare codificato. Questa costituzione intellettuale della scienza giuridica italiana da vita ad una vera e propria Retorica del progresso che si fa strumento politico formidabile per sostenere un particolare assetto delle istituzioni familiari, come quello “guelfo” nel Regno di Sardegna – ad opera del conte Fedrigo Sclopis di Salerano – o, al contrario, come quello “ghibellino” che rappresenta la matrice fondamentale su cui venne eretto l’ordine familiare del primo Codice civile unitario del 1865 – ad opera, tra gli altri, di Pasquale Stanislao Mancini e Giuseppe Pisanelli. Un discorso retorico che, però, una volta compiuto lo scopo per il quale fu messo in atto, non sembra riuscire – nonostante gli sforzi della scuola italiana dell’esegesi ed il successo nella dottrina giuridica francese degli anni Sessanta del secolo XIX – a reggere ai rapidi mutamenti sociali e culturali che investono l’Italia negli ultimi due decenni dell’Ottocento, e finisce per sgretolarsi inesorabilmente insieme agli altri paradigmi mitologici su cui si era forgiato lo Stato liberale post-risorgimentale. L’avvento della filosofia positiva e del suo metodo empirico metterà a nudo le debolezze di questo discorso, imponendo anche alla politica di prendere atto di un cambiamento che oramai è alle porte e di cui deve necessariamente farsi carico. Una nuova generazione di giuristi, che a noi piace definire per il loro approccio culturale come Realisti – ma che si muovono saldamente nell’eclettismo giuridico dell’Italian style – cercherà di dare vita ad un nuovo movimento e ad una nuova retorica, quella dell’innovazione , abbandonando qualsiasi ortodossia nel suo approccio al diritto codificato e facendo prevalere il diritto vivente e la socializzazione delle istituzioni sulle astratte ricostruzioni monumentali dell’irreale “paese giuridico” del Codice civile. Il tempo della Retorica del progresso era irrimediabilmente finito, lasciando il posto alla Retorica dell’innovazione.

Tra Progresso e Innovazione: Il lungo itinerario della scienza giuridica italiana verso la socializzazione dell’ordine familiare.

AMATO, ANDREA RAFFAELE
2025

Abstract

The object of the doctoral research is to investigate – through the study of family’s legal status evolution in Italy between the 19th and 20th centuries, in its contacts with the European context (mainly French, but not only) – how, and above all, with what legal-cultural rhetoric the relationships between law and society were understood in Italian legal science. It is a historical-legal itinerary that runs through more than a century of great socio-cultural and political revolutions – starting from the forced introduction of the Napoleonic family structure in occupied Piedmont (1803) up to the approval of the Sacchi Law (1919), the first (and only) structural reform in family law during the entire validity of the first unitary Civil Code of the Kingdom of Italy (1865) – and which seeks to reveal the very singular way in which some protagonists of Italian “civil-lower” and politics of the 19th century experienced the dilemma of the intrinsically social nature of civil law and how they used it in their argumentation. This explains why the narrative necessarily turns on two parallel tracks but, at the same time, irremediably intertwined. On the one hand, that of the cultural and practical contribution of Italian legal science to the interpretation, imposition, fabrication and then reform of codified family law, in that work of consolidation and then progressive overcoming and demystification of eighteenth-nineteenth century legal absolutism, towards a more authentic socialization of civil institutions. On the other hand, that of the intellectual and rhetorical construction – conscious or unconscious as it was (depending on the moments, contexts and individual characters) – that lies behind the support or criticism of a certain legal-institutional structure or model of the family, and that seeks to hide (denying it value) or, on the contrary, enhances (giving it positive relevance) living law, that is, that factual ordering of relations that emanates directly from the underlying social structure, to which in turn that particular relevant legal structure refers. To achieve this objective, an attempt has been made to bring to the forefront that “deep layer of Italian legal culture” of the 19th century – that is, that intellectual eclecticism that nourished Italian jurists at the time – and which manifests itself, among other forms, in a particularly tangible way in their irresistible tension towards the juridical-philosophical ideal of progress, and in particular to its practical application to the progress (real or asserted) of codified family law. This intellectual constitution of Italian legal science gives rise to a true Rhetoric of progress that becomes a formidable political instrument to support a particular structure of family institutions, such as the “Guelph” one in the Kingdom of Sardinia – by Count Fedrigo Sclopis of Salerano – or, on the contrary, the “Ghibelline” one that represents the fundamental matrix on which the family order of the first unitary Civil Code of 1865 was erected – by, among others, Pasquale Stanislao Mancini and Giuseppe Pisanelli. A rhetorical discourse that, however, once the purpose for which it was put into action was accomplished, did not seem to be able to withstand – despite the efforts of the Italian school of exegesis and the success in the French legal doctrine of the 1860s – the rapid social and cultural changes that affected Italy in the last two decades of the nineteenth century, and which ended up crumbling inexorably together with the other mythological paradigms on which the post-Risorgimento liberal State had been forged. The advent of positive philosophy and its empirical method would expose the weaknesses of this discourse, also forcing politics to take note of a change that was now upon us and which it must necessarily take charge of. A new generation of jurists, whom we like to define for their cultural approach as Realists – but who move firmly in the legal eclecticism of the Italian style – will try to give life to a new movement and a new rhetoric, that of innovation, abandoning any orthodoxy in its approach to codified law and making living law and the socialization of institutions prevail over the abstract monumental reconstructions of the unreal “legal country” of the Civil Code. The time of the Rhetoric of progress was irremediably over, giving way to the Rhetoric of innovation.
28-mar-2025
Italiano
Scopo della ricerca dottorale è quello di indagare – attraverso lo studio dell’evoluzione dello statuto giuridico della famiglia in Italia tra XIX e XX secolo, nelle sue relazioni con il contesto europeo (principalmente francese, ma non solo) – come, e soprattutto, con quale retorica giuridico-culturale furono intesi i rapporti tra diritto e società nella scienza giuridica italiana dell’Ottocento. Si tratta di un itinerario storico-giuridico che corre lungo più di un secolo di grandi trasformazioni socio-culturali e politiche – a partire dall’introduzione forzata dell’assetto familiare napoleonico nel Piemonte occupato (1803) fino all’approvazione della Legge Sacchi del 1919, prima (ed unica) riforma strutturale in materia familiare dell’intera vigenza del primo Codice civile unitario del Regno d’Italia (1865) – e che cerca di rivelare il modo singolarissimo con il quale taluni protagonisti della “civilistica” e della politica italiana del secolo XIX hanno vissuto il dilemma della natura intrinsecamente sociale del diritto civile e come se ne sono serviti nelle loro argomentazioni. Questo spiega perché la narrazione si sviluppi necessariamente su due binari paralleli ma, allo stesso tempo, irrimediabilmente intrecciati tra loro. Da una parte quello dell’apporto culturale e pratico della scienza giuridica italiana all’interpretazione, all’imposizione, alla fabbricazione e poi alla riforma del diritto familiare codificato, in quell’opera di consolidamento e poi di progressivo superamento e demitizzazione dell’assolutismo giuridico sette-ottocentesco, verso una più autentica socializzazione delle istituzioni civili. Dall’altra quello della costruzione intellettuale e retorica – consapevole o inconsapevole che fu (a seconda dei momenti, dei contesti e dei singoli personaggi) – che si cela dietro il sostegno o la critica ad un determinato assetto o modello giuridico-istituzionale della famiglia, e che cerca di nascondere (negandole valore) o, al contrario, valorizza (dandole una rilevanza positiva) il diritto vivente, ossia quell’ordinamento fattuale delle relazioni che promana direttamente dalla compagine sociale sottostante, cui a sua volta quel determinato assetto giuridico rilevante fa riferimento. Per raggiungere questo scopo si è tentato di far emergere in primo piano quello “strato profondo della cultura giuridica italiana” dell’Ottocento – ossia quell’eclettismo intellettuale di cui si nutrono i giuristi italiani del secolo XIX – e che si manifesta, tra le altre forme, in maniera particolarmente tangibile nella loro irresistibile tensione verso l’ideale gius-filosofico di progresso, ed in particolare alla sua applicazione pratica ai progressi (reali o asseriti) del diritto familiare codificato. Questa costituzione intellettuale della scienza giuridica italiana da vita ad una vera e propria Retorica del progresso che si fa strumento politico formidabile per sostenere un particolare assetto delle istituzioni familiari, come quello “guelfo” nel Regno di Sardegna – ad opera del conte Fedrigo Sclopis di Salerano – o, al contrario, come quello “ghibellino” che rappresenta la matrice fondamentale su cui venne eretto l’ordine familiare del primo Codice civile unitario del 1865 – ad opera, tra gli altri, di Pasquale Stanislao Mancini e Giuseppe Pisanelli. Un discorso retorico che, però, una volta compiuto lo scopo per il quale fu messo in atto, non sembra riuscire – nonostante gli sforzi della scuola italiana dell’esegesi ed il successo nella dottrina giuridica francese degli anni Sessanta del secolo XIX – a reggere ai rapidi mutamenti sociali e culturali che investono l’Italia negli ultimi due decenni dell’Ottocento, e finisce per sgretolarsi inesorabilmente insieme agli altri paradigmi mitologici su cui si era forgiato lo Stato liberale post-risorgimentale. L’avvento della filosofia positiva e del suo metodo empirico metterà a nudo le debolezze di questo discorso, imponendo anche alla politica di prendere atto di un cambiamento che oramai è alle porte e di cui deve necessariamente farsi carico. Una nuova generazione di giuristi, che a noi piace definire per il loro approccio culturale come Realisti – ma che si muovono saldamente nell’eclettismo giuridico dell’Italian style – cercherà di dare vita ad un nuovo movimento e ad una nuova retorica, quella dell’innovazione , abbandonando qualsiasi ortodossia nel suo approccio al diritto codificato e facendo prevalere il diritto vivente e la socializzazione delle istituzioni sulle astratte ricostruzioni monumentali dell’irreale “paese giuridico” del Codice civile. Il tempo della Retorica del progresso era irrimediabilmente finito, lasciando il posto alla Retorica dell’innovazione.
STRONATI, MONICA
MECCARELLI, Massimo
Università degli Studi di Macerata
563
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