La redazione di questa ricerca nasce dall’esigenza di offrire una lettura più puntuale e globale dei testimoni papiracei dell’Alessandra di Licofrone. I papiri oggetto di questa indagine sono sette: P.Oxy. 4429 (I d.C.), P. Monac. II 39 (I-II d.C.), P.Oxy. 2094+3445 (II d.C.), P.Oxy. 3446 (II d.C.), P.Oxy. 4428 (III d.C.), PSI 724 (III d.C.). L’interesse per questi testimoni non si esaurisce nella ricognizione della qualità del testo tradito dai codici manoscritti, dall’esame di queste testimonianze papiracee, infatti, deriva un utile contributo allo studio dell’attività erudita sul testo licofroneo (II-III secolo d.C). Testimoni unici della tradizione diretta in età antica essi ci permettono, per quanto possibile, di valutare con nuovo interesse la storia della fortuna dell’opera e il contesto della sua circolazione. Il confronto fra i dati emersi dall’osservazione dei papiri, condotto attraverso lo spoglio delle connessioni basate sulla presenza di correzioni interlineari, annotazioni e glosse marginali, notazioni di accento, nonché la valutazione delle relazioni tra i frammenti papiracei e la tradizione indiretta, ci permettono di delineare un profilo di colui che ha vergato questi papiri o che li ha annotati in un secondo momento, lasciandovi traccia dei propri interessi. In particolare, dall’esame dei frammenti emerge che i papiri che tramandano alcuni versi dell’Alessandra sono corredati di correzioni, annotazioni interlineari o in margine, note esplicative, alcune molto brevi e piuttosto semplici, altre invece più erudite. Inoltre, la notazione dell’accento, dello spirito o della quantità è piuttosto frequente in questi papiri e lo studio puntuale del loro impiego segnala un interesse ben preciso: evidenziare la ricercatezza o la rarità di un vocabolo laddove, o anche nel caso in cui, la tradizione medievale, o altrimenti gli scolii all’Alessandra, mostrano confusione o particolare interesse esegetico. Lo studio del papiro PSI 724, chiarisce che l’interesse principale dell’ hypomnema risiede nel tentativo di evidenziare la ricercatezza delle scelte lessicali licofronee, talora glossando “Licofrone con Licofrone” (v. 748 – v. 1101) e sottolineando allo stesso tempo, con il sussidio di Omero, “variazioni” di particolare interesse. Quanto alla costituzione del testo, la testimonianza dei papiri sembra andare in questa direzione: se da un lato, infatti, essi confermano nella maggior parte dei casi il testo tradito dai codici manoscritti della prima classe (A B V) individuata da Scheer, tuttavia non mancano occasioni di coincidenza di trasmissione di lezioni di cui sono latori i codici della seconda classe; in alcuni casi, poi, i papiri concordano con la tradizione indiretta o sono testimoni di varianti non altrimenti note e degne di interesse. Il lavoro è strutturato in modo da seguire quasi a ritroso nel tempo questo percorso dell’opera: io, lettore di oggi, mi sono progressivamente avvicinata a quello che fu il lettore di un tempo. Nella prima parte ho tradotto e commentato i versi testimoniati dai papiri, come occasione di un’esemplificazione dei meccanismi e delle peculiarità del linguaggio licofroneo; la seconda parte dell’indagine è rivolta invece allo studio puntuale di ogni testimone papiraceo. L’ Introduzione chiarisce lo scopo e l’articolazione della ricerca, anticipandone anche i risultati più significativi. Per ogni papiro si fornisce una nuova edizione e una guida all’osservazione che sia da sussidio nella lettura della testimonianza. Nelle conclusioni si pone in evidenza analiticamente la valutazione dei dati acquisiti di volta in volta. Le tabelle, nella parte conclusiva del lavoro, si offrono come sintesi di facile consultazione e allo stesso tempo come prospettiva sinottica del lavoro di analisi svolto sui testimoni papiracei. Infine, in appendice sono riportati i papiri per i quali si ipotizza ad oggi un’attribuzione licofronea e che non sono stati oggetto di questa ricerca.
Scrivere e leggere l'Alessandra di Licofrone: sulle tracce dei papiri
Antonella, Marandino
2010
Abstract
La redazione di questa ricerca nasce dall’esigenza di offrire una lettura più puntuale e globale dei testimoni papiracei dell’Alessandra di Licofrone. I papiri oggetto di questa indagine sono sette: P.Oxy. 4429 (I d.C.), P. Monac. II 39 (I-II d.C.), P.Oxy. 2094+3445 (II d.C.), P.Oxy. 3446 (II d.C.), P.Oxy. 4428 (III d.C.), PSI 724 (III d.C.). L’interesse per questi testimoni non si esaurisce nella ricognizione della qualità del testo tradito dai codici manoscritti, dall’esame di queste testimonianze papiracee, infatti, deriva un utile contributo allo studio dell’attività erudita sul testo licofroneo (II-III secolo d.C). Testimoni unici della tradizione diretta in età antica essi ci permettono, per quanto possibile, di valutare con nuovo interesse la storia della fortuna dell’opera e il contesto della sua circolazione. Il confronto fra i dati emersi dall’osservazione dei papiri, condotto attraverso lo spoglio delle connessioni basate sulla presenza di correzioni interlineari, annotazioni e glosse marginali, notazioni di accento, nonché la valutazione delle relazioni tra i frammenti papiracei e la tradizione indiretta, ci permettono di delineare un profilo di colui che ha vergato questi papiri o che li ha annotati in un secondo momento, lasciandovi traccia dei propri interessi. In particolare, dall’esame dei frammenti emerge che i papiri che tramandano alcuni versi dell’Alessandra sono corredati di correzioni, annotazioni interlineari o in margine, note esplicative, alcune molto brevi e piuttosto semplici, altre invece più erudite. Inoltre, la notazione dell’accento, dello spirito o della quantità è piuttosto frequente in questi papiri e lo studio puntuale del loro impiego segnala un interesse ben preciso: evidenziare la ricercatezza o la rarità di un vocabolo laddove, o anche nel caso in cui, la tradizione medievale, o altrimenti gli scolii all’Alessandra, mostrano confusione o particolare interesse esegetico. Lo studio del papiro PSI 724, chiarisce che l’interesse principale dell’ hypomnema risiede nel tentativo di evidenziare la ricercatezza delle scelte lessicali licofronee, talora glossando “Licofrone con Licofrone” (v. 748 – v. 1101) e sottolineando allo stesso tempo, con il sussidio di Omero, “variazioni” di particolare interesse. Quanto alla costituzione del testo, la testimonianza dei papiri sembra andare in questa direzione: se da un lato, infatti, essi confermano nella maggior parte dei casi il testo tradito dai codici manoscritti della prima classe (A B V) individuata da Scheer, tuttavia non mancano occasioni di coincidenza di trasmissione di lezioni di cui sono latori i codici della seconda classe; in alcuni casi, poi, i papiri concordano con la tradizione indiretta o sono testimoni di varianti non altrimenti note e degne di interesse. Il lavoro è strutturato in modo da seguire quasi a ritroso nel tempo questo percorso dell’opera: io, lettore di oggi, mi sono progressivamente avvicinata a quello che fu il lettore di un tempo. Nella prima parte ho tradotto e commentato i versi testimoniati dai papiri, come occasione di un’esemplificazione dei meccanismi e delle peculiarità del linguaggio licofroneo; la seconda parte dell’indagine è rivolta invece allo studio puntuale di ogni testimone papiraceo. L’ Introduzione chiarisce lo scopo e l’articolazione della ricerca, anticipandone anche i risultati più significativi. Per ogni papiro si fornisce una nuova edizione e una guida all’osservazione che sia da sussidio nella lettura della testimonianza. Nelle conclusioni si pone in evidenza analiticamente la valutazione dei dati acquisiti di volta in volta. Le tabelle, nella parte conclusiva del lavoro, si offrono come sintesi di facile consultazione e allo stesso tempo come prospettiva sinottica del lavoro di analisi svolto sui testimoni papiracei. Infine, in appendice sono riportati i papiri per i quali si ipotizza ad oggi un’attribuzione licofronea e che non sono stati oggetto di questa ricerca.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/201236
URN:NBN:IT:UNIROMA2-201236