Questa tesi ha come oggetti di studio l’iconografia letteraria, la retorica del visuale, il motivo figurativo e la grammatica dell’immaginario, ovvero tutte quelle forme di interazione e di co-implicazione tra parola e immagine che, al tournant de siècle, si concentrano in diverse costellazioni transnazionali. L’indagine è limitata a quella che Patrick Geary ha individuato come la parabola dell’imperialismo europeo (1870-1930) perché si spera così di ottenere una prospettiva sui mezzi e i metodi con cui le diverse civiltà letterarie europee e americane hanno costruito una morfologia del moderno, che ha le sue radici nella stagione dei romanticismi europei, ma da essa è evoluta. Inoltre, la coincidenza tra l’istituzionalizzazione della moderna storiografia letteraria e la costruzione dell’impresa nazionalista europea ci aiuta a riconsiderare i dati retorici, visuali e testuali che hanno accompagnato le grand narratives della tradizione storico-figurativa e storico-letteraria euro-americana fino all’epoca contemporanea. Ma la parabola cronologica qui presa a riferimento conosce anche una sua determinazione culturale individuata nella prima pubblicazione di due opere che sorreggono dalle fondamenta l’impianto teorico della ricerca, anche se spostano leggermente la nostra attenzione all’arco temporale 1871-1929. La prima opera cui faccio riferimento è Primitive Culture di Edward B. Tylor, uno studio pionieristico di antropologia culturale, di grande successo in Europa e fondamentale, secondo Didi-Huberman, alla costruzione del metodo warburghiano. Il secondo lavoro cui mi riferisco è il progetto, pubblicato postumo, del Bilderatlas Mnemosyne di Aby Warburg, un’opera monumentale alle cui intuizioni profonde sul rapporto tra icone, testi e storie culturali, questa tesi spera di rendere merito. Infine, il titolo Testi/icone/iconotesti prevede di considerare il segno tipografico come parte integrante (e fondamentale) del nome di questa ricerca. Ispirato allo studio Queer/Early/Modern (2006) di Carla Freccero, dove i tre elementi non possono che venir considerati alla luce della loro esistenza parallela nella storia culturale, anche le icone, i testi e gli iconotesti qui sotto indagine esistono nell’estetica di fine secolo solo in prospettiva plurale e di co-implicazione, in quel cantiere del fine secolo che vede coinvolti fenomeni di talenti plurimi, co-autorialità, interventi editoriali e commistioni tra generi alti e forme di diffusione di massa. Come dimostra anche la raccolta di contributi Modernismo/Modernismi (1991) a cura di Giovanni Cianci, il fine secolo e i primi anni trenta del Novecento testimoniano la dimensione reticolare della produzione culturale dove il testo, in prospettiva cross-temporal, diviene uno dei molteplici oggetti d’analisi e co-esiste con altri elementi culturali (le icone), fino, talvolta, a fondersi in essi (gli iconotesti).

Testi / Icone / Iconot L’immaginario intermediale della tarda modernità. 1870-1930

MONATERI, VALENTINA
2025

Abstract

Questa tesi ha come oggetti di studio l’iconografia letteraria, la retorica del visuale, il motivo figurativo e la grammatica dell’immaginario, ovvero tutte quelle forme di interazione e di co-implicazione tra parola e immagine che, al tournant de siècle, si concentrano in diverse costellazioni transnazionali. L’indagine è limitata a quella che Patrick Geary ha individuato come la parabola dell’imperialismo europeo (1870-1930) perché si spera così di ottenere una prospettiva sui mezzi e i metodi con cui le diverse civiltà letterarie europee e americane hanno costruito una morfologia del moderno, che ha le sue radici nella stagione dei romanticismi europei, ma da essa è evoluta. Inoltre, la coincidenza tra l’istituzionalizzazione della moderna storiografia letteraria e la costruzione dell’impresa nazionalista europea ci aiuta a riconsiderare i dati retorici, visuali e testuali che hanno accompagnato le grand narratives della tradizione storico-figurativa e storico-letteraria euro-americana fino all’epoca contemporanea. Ma la parabola cronologica qui presa a riferimento conosce anche una sua determinazione culturale individuata nella prima pubblicazione di due opere che sorreggono dalle fondamenta l’impianto teorico della ricerca, anche se spostano leggermente la nostra attenzione all’arco temporale 1871-1929. La prima opera cui faccio riferimento è Primitive Culture di Edward B. Tylor, uno studio pionieristico di antropologia culturale, di grande successo in Europa e fondamentale, secondo Didi-Huberman, alla costruzione del metodo warburghiano. Il secondo lavoro cui mi riferisco è il progetto, pubblicato postumo, del Bilderatlas Mnemosyne di Aby Warburg, un’opera monumentale alle cui intuizioni profonde sul rapporto tra icone, testi e storie culturali, questa tesi spera di rendere merito. Infine, il titolo Testi/icone/iconotesti prevede di considerare il segno tipografico come parte integrante (e fondamentale) del nome di questa ricerca. Ispirato allo studio Queer/Early/Modern (2006) di Carla Freccero, dove i tre elementi non possono che venir considerati alla luce della loro esistenza parallela nella storia culturale, anche le icone, i testi e gli iconotesti qui sotto indagine esistono nell’estetica di fine secolo solo in prospettiva plurale e di co-implicazione, in quel cantiere del fine secolo che vede coinvolti fenomeni di talenti plurimi, co-autorialità, interventi editoriali e commistioni tra generi alti e forme di diffusione di massa. Come dimostra anche la raccolta di contributi Modernismo/Modernismi (1991) a cura di Giovanni Cianci, il fine secolo e i primi anni trenta del Novecento testimoniano la dimensione reticolare della produzione culturale dove il testo, in prospettiva cross-temporal, diviene uno dei molteplici oggetti d’analisi e co-esiste con altri elementi culturali (le icone), fino, talvolta, a fondersi in essi (gli iconotesti).
1-apr-2025
Inglese
LOMBARDI, Chiara
Università degli Studi di Torino
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNITO-202300