La fibrosi polmonare idiopatica (IPF) è definita come una specifica forma cronica di polmonite interstiziale fibrosante a causa sconosciuta, che colpisce prevalentemente gli anziani, limitata ai polmoni. È caratterizzata da un progressivo peggioramento della dispnea e della funzione polmonare ed è associata a una prognosi sfavorevole. Esistono dati retrospettivi limitati sul valore predittivo dei biomarcatori su siero e su lavaggio broncoalveolare (BAL) nell'IPF. (Raghu G R.-J. M., 2018) Lo scopo del presente studio è stato quello di valutare il possibile ruolo di tre biomarcatori, Antigene Carboidratico CA 15.3 (CA 15-3), β2-microglobulina (β2m) e D-Dimero nella diagnosi precoce e come indicatori di progressione di malattia nella IPF. L’analisi è stata condotta tramite uno studio osservazionale, retrospettivo, eseguito in un singolo centro (Policlinico Tor Vergata, Dipartimento di Malattie Dell’Apparato Respiratorio, Unità Operativa Day Hospital). Sono stati arruolati 100 pazienti con nuova diagnosi di IPF, nell’intervallo di tempo compreso tra dicembre 2016 e settembre 2019. Il valore di riferimento utilizzato per definire la positività di un campione su siero è stato rispettivamente: > 23,50 U/ml per il CA 15,3, > 0,26 mg/dl per la β2m e > 500,00 ng/ml per il D-Dimero. La capacità vitale forzata (FVC) la capacità di diffusione del monossido di carbonio (DLCO) e la distanza percorsa al test del cammino dei sei minuti (6MWD) sono state valutate al basale e rispettivamente a 6 e 12 mesi dalla diagnosi. I dati sono stati analizzati tramite Test T di Student e ANOVA. I livelli sierici medi del CA 15,3, della β2m e del D-Dimero sono risultati superiori al valore limite di riferimento, rispettivamente: 46,53 ± 36,6 U/ml per il CA 15,3, 0,28 ± 0,08 mg/dl per la β2m e 548,3 ± 364,0 ng/ml per il D-Dimero. Sono state identificate due sottopopolazioni di pazienti alla diagnosi per ogni biomarcatore analizzato, ovvero pazienti con valore misurato del biomarcatore alla diagnosi superiore al valore limite di riferimento e pazienti con valore misurato del biomarcatore alla diagnosi inferiore al valore limite di riferimento. Elevati livelli sierici del CA 15,3, della β2m e del D-Dimero sono risultati alla diagnosi significativamente correlati con una ridotta funzionalità polmonare, valutata attraverso la misura della capacità vitale forzata (FVC) e della capacità polmonare totale (TLC), una riduzione del DLCO, una riduzione della 6MWD e con una più rapida progressione di malattia. In particolare, è stata raggiunta la minima differenza clinicamente significativa (MCID) per quanto riguarda il declino della FVC a 12 mesi, tra i pazienti con D-Dimero elevato alla diagnosi, ed è stata dimostrata una riduzione media della DLco a 12 mesi ≥ 15% tra i pazienti con β2M e D-Dimero elevati alla diagnosi. In conclusione, i pazienti con alterati valori del CA 15-3, della β2M e del D-Dimero risultano alla diagnosi più anziani, più sintomatici, con un quadro più definito e compromesso di patologia e con un più rapido declino di quest’ultima nell’intervallo di tempo che va dai sei ai dodici mesi.

Fibrosi polmonare idiopatica: possibili biomarcatori precoci e di progressione di malattia

CAVALLI, FRANCESCO
2020

Abstract

La fibrosi polmonare idiopatica (IPF) è definita come una specifica forma cronica di polmonite interstiziale fibrosante a causa sconosciuta, che colpisce prevalentemente gli anziani, limitata ai polmoni. È caratterizzata da un progressivo peggioramento della dispnea e della funzione polmonare ed è associata a una prognosi sfavorevole. Esistono dati retrospettivi limitati sul valore predittivo dei biomarcatori su siero e su lavaggio broncoalveolare (BAL) nell'IPF. (Raghu G R.-J. M., 2018) Lo scopo del presente studio è stato quello di valutare il possibile ruolo di tre biomarcatori, Antigene Carboidratico CA 15.3 (CA 15-3), β2-microglobulina (β2m) e D-Dimero nella diagnosi precoce e come indicatori di progressione di malattia nella IPF. L’analisi è stata condotta tramite uno studio osservazionale, retrospettivo, eseguito in un singolo centro (Policlinico Tor Vergata, Dipartimento di Malattie Dell’Apparato Respiratorio, Unità Operativa Day Hospital). Sono stati arruolati 100 pazienti con nuova diagnosi di IPF, nell’intervallo di tempo compreso tra dicembre 2016 e settembre 2019. Il valore di riferimento utilizzato per definire la positività di un campione su siero è stato rispettivamente: > 23,50 U/ml per il CA 15,3, > 0,26 mg/dl per la β2m e > 500,00 ng/ml per il D-Dimero. La capacità vitale forzata (FVC) la capacità di diffusione del monossido di carbonio (DLCO) e la distanza percorsa al test del cammino dei sei minuti (6MWD) sono state valutate al basale e rispettivamente a 6 e 12 mesi dalla diagnosi. I dati sono stati analizzati tramite Test T di Student e ANOVA. I livelli sierici medi del CA 15,3, della β2m e del D-Dimero sono risultati superiori al valore limite di riferimento, rispettivamente: 46,53 ± 36,6 U/ml per il CA 15,3, 0,28 ± 0,08 mg/dl per la β2m e 548,3 ± 364,0 ng/ml per il D-Dimero. Sono state identificate due sottopopolazioni di pazienti alla diagnosi per ogni biomarcatore analizzato, ovvero pazienti con valore misurato del biomarcatore alla diagnosi superiore al valore limite di riferimento e pazienti con valore misurato del biomarcatore alla diagnosi inferiore al valore limite di riferimento. Elevati livelli sierici del CA 15,3, della β2m e del D-Dimero sono risultati alla diagnosi significativamente correlati con una ridotta funzionalità polmonare, valutata attraverso la misura della capacità vitale forzata (FVC) e della capacità polmonare totale (TLC), una riduzione del DLCO, una riduzione della 6MWD e con una più rapida progressione di malattia. In particolare, è stata raggiunta la minima differenza clinicamente significativa (MCID) per quanto riguarda il declino della FVC a 12 mesi, tra i pazienti con D-Dimero elevato alla diagnosi, ed è stata dimostrata una riduzione media della DLco a 12 mesi ≥ 15% tra i pazienti con β2M e D-Dimero elevati alla diagnosi. In conclusione, i pazienti con alterati valori del CA 15-3, della β2M e del D-Dimero risultano alla diagnosi più anziani, più sintomatici, con un quadro più definito e compromesso di patologia e con un più rapido declino di quest’ultima nell’intervallo di tempo che va dai sei ai dodici mesi.
2020
Italiano
ROGLIANI, PAOLA
Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/208126
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA2-208126