L’obbiettivo del presente elaborato mira a sviluppare un GIS archeozoologico atto a monitorare la presenza delle specie animali nei siti archeologici alpini, prealpini e planiziali dell’Italia settentrionale, in particolare dell’Italia nord-orientale. Tramite un approccio multidisciplinare si intende utilizzare le specie faunistiche come indicatori paleoambientali per ricostruire l’evoluzione dell’ecosistema legato allo sfruttamento da parte dell’uomo in merito alle fasi di transizione tra la fine dell’età del Bronzo e l’inizio di quella del Ferro, durante la romanizzazione e durante il Tardoantico, analizzando i cambiamenti visibili nei resti archeozoologici. Le analisi sui resti faunistici che nei siti archeologici sono associati alle altre testimonianze delle attività umane, consentono di ricostruire molti aspetti legati a dinamiche paleo- ambientali, climatiche, socioeconomiche, politiche e religiose delle società antiche. La ricerca archeozoologica è fondamentale quindi per comprendere l’evoluzione del rapporto uomo-ambiente nel passato, ed è un aspetto essenziale della ricostruzione storico-culturale. Analizzando, quindi, analogie e differenze nelle strategie d’uso delle risorse animali nell’area in esame, è stato possibile isolare gli elementi di originalità di ogni epoca rispetto a quella precedente e successiva. A questo scopo sono stati individuati, in accordo con le soprintendenze e i direttori di scavo, alcuni contesti inediti per poter analizzare i processi che hanno avuto luogo in questi territori. Il sito di Lovara di Villa Bartolomea (VR), localizzato nelle Valli Grandi Veronesi, è stato scelto perché utile nell’analisi della prima fase di transizione in età protostorica. Per la romanizzazione è stata studiata la fauna del sito di Bois de Montagnoulaz (AO), posto sulla via per le Gallie che attraversa il Piccolo San Bernardo. Si tratta di un sito fortificato su altura dell’età del Ferro che successivamente diviene accampamento militare romano. La stessa fase è stata analizzata anche in altri siti pluristratificati del santuario retico-camuno-romano di S. Martino a Campi di Riva del Garda (TN) e dei siti cittadini di Verona di Palazzo del Capitanio (scavo 2015), chiesa di S. Stefano, stradone Arcidiacono Pacifico 10 e via Redentore 9. Il Tardoantico è stato esaminato grazie ai siti appena citati di S. Martino a Campi di Riva del Garda (TN) e dei siti cittadini di Verona di stradone Arcidiacono Pacifico 10 e via Redentore 9, nonché la villa rustica di Costigliole Saluzzo (CN). Le analisi sulle specie selvatiche hanno arricchito il quadro descritto grazie alle analisi archeobotaniche. Tra il Bronzo medio e recente in pianura si conferma il progressivo aumento del disboscamento precedente al crollo del sistema palafitticolo e terramaricolo, anche se rimangono comunque delle aree boschive così come è attestato in area prealpina. In questo momento a livello globale si registrano dei repentini momenti più secchi, testimoniati dal progressivo calo di specie che vivono in ambienti umidi e acquatici. Le percentuali di queste ultime resteranno molto basse per tutte le successive epoche in esame. Tra la fine del Bronzo e l’inizio del Ferro si registra un progressivo aumento delle attività antropiche, anche se non si notano molti cambiamenti a livello archeozoologico. Con l'età romana si conferma una nuova diminuzione delle aree a bosco che appaiono molto diradate sia in pianura in montagna. Con il Tardoantico vaste aree della pianura furono interessate da alluvioni, trasgressioni fluviali e divennero paludose. Le specie che prediligono le aree boschive confermano un abbandono delle terre agricole e una riforestazione spontanea, mentre in altri siti è testimoniato il perdurare di un’intensa attività antropica. Importanti implicazioni culturali ed economiche emergono tramite l’analisi della composizione delle faune domestiche, in particolare di bovini, suini e caprovini. Le strategie economiche con la fine del Bronzo e l’inizio del Ferro testimoniano un perdurare di un'economia di sussistenza legata alle condizioni ambientali del sito e in minor parte a scelte culturali. Nelle aree di pianura si registra in media un equilibrio tra le tre specie, ma nelle aree montane le percentuali del maiale sono generalmente molto più basse. Dall’età del Bronzo si rileva anche una diminuzione delle dimensioni che perdura fino all’arrivo dei Romani. Con la romanizzazione, infatti, avviene un cambiamento nelle strategie di allevamento rivolto alla selezione di nuove razze per il loro utilizzo come forza lavoro nei campi (bovini), per ricavare lana (pecore) e per un maggiore apporto carneo (soprattutto per quanto concerne il maiale). Si registra quindi un notevole aumento dimensionale di queste specie. Con il Tardoantico si assiste a una nuova diminuzione della taglia degli animali, così come a un decremento percentuale della presenza dei bovini e una predilezione per capre e pecore.

Impatto antropico e implicazioni paleoambientali. La fauna come indicatore della sostenibilità ambientale

BANDERA, Silvia
2025

Abstract

L’obbiettivo del presente elaborato mira a sviluppare un GIS archeozoologico atto a monitorare la presenza delle specie animali nei siti archeologici alpini, prealpini e planiziali dell’Italia settentrionale, in particolare dell’Italia nord-orientale. Tramite un approccio multidisciplinare si intende utilizzare le specie faunistiche come indicatori paleoambientali per ricostruire l’evoluzione dell’ecosistema legato allo sfruttamento da parte dell’uomo in merito alle fasi di transizione tra la fine dell’età del Bronzo e l’inizio di quella del Ferro, durante la romanizzazione e durante il Tardoantico, analizzando i cambiamenti visibili nei resti archeozoologici. Le analisi sui resti faunistici che nei siti archeologici sono associati alle altre testimonianze delle attività umane, consentono di ricostruire molti aspetti legati a dinamiche paleo- ambientali, climatiche, socioeconomiche, politiche e religiose delle società antiche. La ricerca archeozoologica è fondamentale quindi per comprendere l’evoluzione del rapporto uomo-ambiente nel passato, ed è un aspetto essenziale della ricostruzione storico-culturale. Analizzando, quindi, analogie e differenze nelle strategie d’uso delle risorse animali nell’area in esame, è stato possibile isolare gli elementi di originalità di ogni epoca rispetto a quella precedente e successiva. A questo scopo sono stati individuati, in accordo con le soprintendenze e i direttori di scavo, alcuni contesti inediti per poter analizzare i processi che hanno avuto luogo in questi territori. Il sito di Lovara di Villa Bartolomea (VR), localizzato nelle Valli Grandi Veronesi, è stato scelto perché utile nell’analisi della prima fase di transizione in età protostorica. Per la romanizzazione è stata studiata la fauna del sito di Bois de Montagnoulaz (AO), posto sulla via per le Gallie che attraversa il Piccolo San Bernardo. Si tratta di un sito fortificato su altura dell’età del Ferro che successivamente diviene accampamento militare romano. La stessa fase è stata analizzata anche in altri siti pluristratificati del santuario retico-camuno-romano di S. Martino a Campi di Riva del Garda (TN) e dei siti cittadini di Verona di Palazzo del Capitanio (scavo 2015), chiesa di S. Stefano, stradone Arcidiacono Pacifico 10 e via Redentore 9. Il Tardoantico è stato esaminato grazie ai siti appena citati di S. Martino a Campi di Riva del Garda (TN) e dei siti cittadini di Verona di stradone Arcidiacono Pacifico 10 e via Redentore 9, nonché la villa rustica di Costigliole Saluzzo (CN). Le analisi sulle specie selvatiche hanno arricchito il quadro descritto grazie alle analisi archeobotaniche. Tra il Bronzo medio e recente in pianura si conferma il progressivo aumento del disboscamento precedente al crollo del sistema palafitticolo e terramaricolo, anche se rimangono comunque delle aree boschive così come è attestato in area prealpina. In questo momento a livello globale si registrano dei repentini momenti più secchi, testimoniati dal progressivo calo di specie che vivono in ambienti umidi e acquatici. Le percentuali di queste ultime resteranno molto basse per tutte le successive epoche in esame. Tra la fine del Bronzo e l’inizio del Ferro si registra un progressivo aumento delle attività antropiche, anche se non si notano molti cambiamenti a livello archeozoologico. Con l'età romana si conferma una nuova diminuzione delle aree a bosco che appaiono molto diradate sia in pianura in montagna. Con il Tardoantico vaste aree della pianura furono interessate da alluvioni, trasgressioni fluviali e divennero paludose. Le specie che prediligono le aree boschive confermano un abbandono delle terre agricole e una riforestazione spontanea, mentre in altri siti è testimoniato il perdurare di un’intensa attività antropica. Importanti implicazioni culturali ed economiche emergono tramite l’analisi della composizione delle faune domestiche, in particolare di bovini, suini e caprovini. Le strategie economiche con la fine del Bronzo e l’inizio del Ferro testimoniano un perdurare di un'economia di sussistenza legata alle condizioni ambientali del sito e in minor parte a scelte culturali. Nelle aree di pianura si registra in media un equilibrio tra le tre specie, ma nelle aree montane le percentuali del maiale sono generalmente molto più basse. Dall’età del Bronzo si rileva anche una diminuzione delle dimensioni che perdura fino all’arrivo dei Romani. Con la romanizzazione, infatti, avviene un cambiamento nelle strategie di allevamento rivolto alla selezione di nuove razze per il loro utilizzo come forza lavoro nei campi (bovini), per ricavare lana (pecore) e per un maggiore apporto carneo (soprattutto per quanto concerne il maiale). Si registra quindi un notevole aumento dimensionale di queste specie. Con il Tardoantico si assiste a una nuova diminuzione della taglia degli animali, così come a un decremento percentuale della presenza dei bovini e una predilezione per capre e pecore.
2025
Italiano
489
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Tesi Bandera.pdf

embargo fino al 19/11/2026

Dimensione 32.19 MB
Formato Adobe PDF
32.19 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/209945
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIVR-209945