Il ruolo degli automatismi linguistici nella riproduzione delle ideologie discriminatorie: strategie di contrasto al sessismo nei contesti lavorativi

The aim of this dissertation is both to analyse the effects produced by language within gender power relations with a focus on working contexts, and, based on the theoretical results achieved, to plan a model of actions and tools to contrast the gender dissymmetries produced by language within those same contexts. To highlight these harmful linguistic effects, it will be adopted the theoretical framework of speech act, which in the first two chapters is revised on different bases for its more adequate use in the analysis of social and complex enunciative contexts. More specifically, the first chapter will identify and deconstruct the conceptual elements of several applications of this theory in vogue today that result in an idealised view of enunciative scenes. Therefore, various notions will be criticised, for example those based on a metaphysical concept of intentionality, which proves to be undermined by a problematic individualism in the analysis of enunciative contexts such as, precisely, workplace contexts. In the second chapter, it will be proposed an alternative perspective on speech act theory that can both overcome the criticalities pointed out and contested in the first chapter and offer an innovative model for the analysis of enunciative dynamics that are today mostly neglected by this theoretical strand. A series of considerations capable of holding together the speaker, language and the social sphere will be proposed here, in order to place both language and speaker within the web of social relations and power. By shifting performative utterance from an individual dimension to a plural one, the socio-historical implications of utterance will emerge, and even less obvious and not immediately identifiable consequences – which remain unexplained by the currently used models of speech act theory – can be detected. In the third chapter, this reformulation of the speech act will be employed in the study of certain linguistic dynamics that operate harmfully in workplace. Here we will start by presenting research in social psychology on the relationship between language and professional gender stereotypes and then offer a philosophical-linguistic reading of it on the theoretical bases reformulated in the previous two chapters. The first half of the third chapter fills a serious gap in the current state of the art of the philosophical-linguistic field, which has not yet analysed communication and its effects in the work context. In this way, not only is an in-depth explanation offered of the harmful linguistic effects on the figure and professional career of the female worker but is also unequivocally demonstrated the centrality of language in favouring and implementing both vertical and horizontal forms of occupational segregation. In the second half of the third chapter, the traineeship experience with the Leader company will be presented. The different actions implemented in the collaboration with the company to raise staff awareness on the issue of gender language will be examined in depth. Then, in the conclusion of the work, by exploiting the theoretical results achieved and the results of the actions implemented during the traineeship, an articulated intervention model will be elaborated. Companies can equip themselves with this model for countering gender language discrimination in order to take decisive steps towards social sustainability.

Il presente lavoro si propone sia di analizzare gli effetti prodotti dal linguaggio all’interno delle gender power relations con un focus sui contesti lavorativi, sia, sulla base degli esiti teorici conseguiti, di pianificare un modello di azioni e di strumenti per il contrasto alle dissimmetrie di genere prodotte dal linguaggio all’interno di quegli stessi contesti. Per far emergere con evidenza tali effetti linguistici dannosi si farà uso della cornice teorica degli speech act, che nei primi due capitoli viene rielaborata su diverse basi in vista di un suo più adeguato impiego nell’analisi di contesti enunciativi sociali e complessi. Nello specifico, nel primo capitolo verranno identificati e decostruiti gli elementi concettuali di numerose applicazioni oggi in auge di tale teoria che finiscono per sfociare in una visione idealizzata delle scene enunciative. Verranno perciò criticate diverse nozioni, per esempio quelle che poggiano su un concetto metafisico di intenzionalità, il quale si rivela inficiato da un individualismo di fondo problematico nell’analisi di contesti enunciativi come, per l’appunto, quelli lavorativi. Nel secondo capitolo, pertanto, si offrirà un’inquadratura alternativa sulla speech act theory che possa superare le criticità segnalate e contestate nel primo capitolo e porsi come modello innovativo per l’analisi di dinamiche enunciative oggi perlopiù trascurate da questo filone teorico. Verranno allora qui proposte una serie di riflessioni in grado di pensare insieme il parlante, il linguaggio e la sfera sociale, ossia in grado di calare sia la lingua sia il parlante all’interno della tramatura di rapporti sociali e di potere. Spostando l’enunciazione performativa da una dimensione individuale a una plurale, emergeranno le implicazioni storico-sociali dell’enunciazione e se ne potranno rilevare le conseguenze anche meno palesi e non immediatamente identificabili, che restano inspiegate dai modelli d’analisi della speech act theory attualmente utilizzati. Così rivisitata la nozione di atto linguistico, nel terzo capitolo essa verrà impiegata nello studio di alcune dinamiche linguistiche operanti dannosamente nei contesti lavorativi. Qui si partirà dalla presentazione delle ricerche in psicologia sociale sul rapporto tra linguaggio e stereotipi professionali di genere, per poi offrirne una lettura filosofico-linguistica sulle rivisitate basi teoriche messe a punto nei due precedenti capitoli. La prima metà del terzo capitolo, colma così una grave lacuna nello stato attuale dell’arte dell’ambito filosofico-linguistico, che a oggi non aveva ancora mai analizzato la comunicazione e i suoi effetti nel contesto lavorativo. In questo modo, non solo viene offerta una spiegazione approfondita degli effetti linguistici dannosi per la figura e la carriera professionale della lavoratrice, ma viene dimostrata inequivocabilmente anche la centralità del linguaggio nel favorire e attuare forme di segregazione occupazionale tanto verticale quanto orizzontale. Nella seconda metà del terzo capitolo, invece, verrà presentata l’esperienza di tirocinio con l’azienda Leader. Saranno approfonditi i diversi interventi realizzati nel lavoro di collaborazione con l’azienda in vista della sensibilizzazione e della consapevolizzazione del personale rispetto al tema del linguaggio di genere. Nella conclusione del lavoro, infine, mettendo a frutto gli esiti teorici raggiunti e i risultati delle azioni attuate durante il tirocinio, verrà elaborato un articolato modello di intervento per il contrasto alla discriminazione linguistica di genere di cui le aziende possono dotarsi per compiere determinanti passi avanti nell’ottica della sostenibilità sociale.