L’elaborato di tesi si propone di contribuire alla ricostruzione del legame tra l’adozione del c.d. principio del fair reflection of society come criterio atto a guidare la composizione degli organi di giurisdizione costituzionale e la legittimazione di cui questi ultimi devono necessariamente godere al fine di assolvere con efficacia al proprio ruolo di custodi-interpreti delle Costituzioni contemporanee, il cui comune tratto distintivo, sebbene in differenti – e talune volte sovrapponibili – declinazioni, è costituito dal pluralismo. Affinché le Corti costituzionali o supreme – così come funzionalmente equiparate – possano infatti effettivamente ergersi ad attrici del pluralismo, è necessario che per tale compito esse risultino «strutturalmente attrezzate», incorporando, in altre parole, il pluralismo del quale sono chiamate a farsi garanti. Di qui l’analisi volta ad approfondire come il principio pluralistico informi le regole relative alla composizione delle Corti, tanto in chiave “oggettiva”, e cioè tramite la partecipazione di più soggetti istituzionali alla selezione dei giudici, quanto – e in questa sede più diffusamente – in chiave “soggettiva”, con riguardo cioè ai requisiti di ordine personale e identitario al rispetto dei quali viene subordinata la scelta dei futuri membri dei consessi costituzionali e supremi. È con riferimento a quest’ultima declinazione in chiave soggettiva del principio pluralistico che avrà modo di approfondirsi il principio del fair reflection of society, definito in dottrina come quel «concetto del tutto metagiuridico di rappresentatività…di natura essenzialmente descrittiva o riflessiva della realtà sociale e culturale» in cui sussumere le regole sulla composizione di quelle Corti operanti in esperienze costituzionali fortemente permeate dal paradigma pluralista, e rispetto alle quali un dato strutturale coerente con le istanze pluralistiche del rispettivo contesto sociale conferisce auspicabilmente a esse una legittimazione dal carattere “pluridimensionale”, come tale legata non solo al loro risultare strutturalmente attrezzate ma altresì all’essere percepite come tali. A questo proposito, dopo aver richiamato, da un lato, in via teorica, sia i rischi – in termini di indipendenza e imparzialità – quanto i benefici – in termini di idoneità strutturale e di fiducia nell’organo da parte della comunità di riferimento – che la “rappresentazione” delle istanze pluralistiche all’interno delle Corti reca con sé, e dall’altro, in via empirica, le numerose esperienze costituzionali ricorrenti alla soluzione in parola, particolare attenzione verrà dedicata, all’interno di questo studio, all’ordinamento canadese, assumendolo quale laboratorio ove verificare l’eventuale contributo migliorativo che l’adozione del fair reflection quale criterio atto a informare la composizione della Corte Suprema ha pluridimensionalmente conferito a quest’ultima in termini di legittimazione. Una simile indagine non verterà peraltro esclusivamente, sulla base della ricostruzione in chiave pattizia anglo-francofona dell’ordinamento canadese, sulle ragioni e il precipitato – quest’ultimo in termini giurisprudenziali – della garantita presenza di tre giudici provenienti dal Québec all’interno del supremo consesso di Ottawa, ma avrà modo di riguardare altresì, alla luce del nuovo procedimento di selezione introdotto dal 2016 e di due recenti nomine all’esito di quest’ultimo occorse, il legame tra la Corte e le componenti “altre” del pactum societatis canadese – quali le persone di più o meno recente immigrazione, da un lato, e i popoli indigeni ivi già presenti pre-colonizzazione europea, dall’altro – con rilevanti riflessi, per la prima, in termini di legittimazione.

Il principio del fair reflection of society nella composizione degli organi di giurisdizione costituzionale

MAFFEI, NICOLA
2025

Abstract

L’elaborato di tesi si propone di contribuire alla ricostruzione del legame tra l’adozione del c.d. principio del fair reflection of society come criterio atto a guidare la composizione degli organi di giurisdizione costituzionale e la legittimazione di cui questi ultimi devono necessariamente godere al fine di assolvere con efficacia al proprio ruolo di custodi-interpreti delle Costituzioni contemporanee, il cui comune tratto distintivo, sebbene in differenti – e talune volte sovrapponibili – declinazioni, è costituito dal pluralismo. Affinché le Corti costituzionali o supreme – così come funzionalmente equiparate – possano infatti effettivamente ergersi ad attrici del pluralismo, è necessario che per tale compito esse risultino «strutturalmente attrezzate», incorporando, in altre parole, il pluralismo del quale sono chiamate a farsi garanti. Di qui l’analisi volta ad approfondire come il principio pluralistico informi le regole relative alla composizione delle Corti, tanto in chiave “oggettiva”, e cioè tramite la partecipazione di più soggetti istituzionali alla selezione dei giudici, quanto – e in questa sede più diffusamente – in chiave “soggettiva”, con riguardo cioè ai requisiti di ordine personale e identitario al rispetto dei quali viene subordinata la scelta dei futuri membri dei consessi costituzionali e supremi. È con riferimento a quest’ultima declinazione in chiave soggettiva del principio pluralistico che avrà modo di approfondirsi il principio del fair reflection of society, definito in dottrina come quel «concetto del tutto metagiuridico di rappresentatività…di natura essenzialmente descrittiva o riflessiva della realtà sociale e culturale» in cui sussumere le regole sulla composizione di quelle Corti operanti in esperienze costituzionali fortemente permeate dal paradigma pluralista, e rispetto alle quali un dato strutturale coerente con le istanze pluralistiche del rispettivo contesto sociale conferisce auspicabilmente a esse una legittimazione dal carattere “pluridimensionale”, come tale legata non solo al loro risultare strutturalmente attrezzate ma altresì all’essere percepite come tali. A questo proposito, dopo aver richiamato, da un lato, in via teorica, sia i rischi – in termini di indipendenza e imparzialità – quanto i benefici – in termini di idoneità strutturale e di fiducia nell’organo da parte della comunità di riferimento – che la “rappresentazione” delle istanze pluralistiche all’interno delle Corti reca con sé, e dall’altro, in via empirica, le numerose esperienze costituzionali ricorrenti alla soluzione in parola, particolare attenzione verrà dedicata, all’interno di questo studio, all’ordinamento canadese, assumendolo quale laboratorio ove verificare l’eventuale contributo migliorativo che l’adozione del fair reflection quale criterio atto a informare la composizione della Corte Suprema ha pluridimensionalmente conferito a quest’ultima in termini di legittimazione. Una simile indagine non verterà peraltro esclusivamente, sulla base della ricostruzione in chiave pattizia anglo-francofona dell’ordinamento canadese, sulle ragioni e il precipitato – quest’ultimo in termini giurisprudenziali – della garantita presenza di tre giudici provenienti dal Québec all’interno del supremo consesso di Ottawa, ma avrà modo di riguardare altresì, alla luce del nuovo procedimento di selezione introdotto dal 2016 e di due recenti nomine all’esito di quest’ultimo occorse, il legame tra la Corte e le componenti “altre” del pactum societatis canadese – quali le persone di più o meno recente immigrazione, da un lato, e i popoli indigeni ivi già presenti pre-colonizzazione europea, dall’altro – con rilevanti riflessi, per la prima, in termini di legittimazione.
24-gen-2025
Italiano
Fair reflection; legittimazione; pluralismo
CALAMO SPECCHIA, Marina
FABIANO, LAURA
LECCESE, Vito Sandro
Università degli studi di Bari
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/210191
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIBA-210191