Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di indagare le dinamiche di approvvigionamento e impiego della pietra per l’architettura romana dei principali insediamenti del Veneto orientale. Nello specifico, lo studio si propone di indagare gli aspetti storici, economici, sociali e tecnico-produttivi legati all’estrazione, circolazione e messa in opera delle risorse lapidee della regione, attraverso lo studio dei modi d’uso della pietra in edifici e monumenti e per la produzione di elementi architettonici. I siti presi in esame sono le città di Oderzo e Concordia Sagittaria, alle quali si aggiunge il contesto della villa di Mutteron dei Frati a Bibione, dove la recente ripresa delle indagini archeologiche da parte dell’Università di Regensburg e dell’Università di Padova ha permesso un campionamento estensivo di materiale lapideo da strutture ed edifici stratigraficamente databili. Lo studio del materiale edito, unito alla ricognizione della documentazione d’archivio, è stato infatti integrato da analisi archeometriche condotte su campioni lapidei prelevati nei siti in esame al fine di identificarne, su base scientifica, i bacini estrattivi di provenienza e dunque ricostruirne le vie di trasporto e commercio. L’analisi ha interessato 39 contesti edilizi – 17 edifici pubblici, 16 edifici privati, 6 infrastrutture – e 84 manufatti architettonici. Da edifici e manufatti architettonici sono stati prelevati 185 campioni di materiale lapideo, di cui 174 sono stati sottoposti ad analisi archeometriche. La caratterizzazione petrografica e geochimica, e la conseguente attribuzione dei campioni archeologici ad un affioramento di provenienza hanno consentito di verificare che in tutti i centri presi in esame, con percentuali diverse a seconda dei contesti, sono presenti litotipi provenienti sia dai distretti estrattivi dell’Italia nord-orientale (Aurisina, Carso triestino), sia da quelli del Veneto occidentale (in particolare dai Colli Euganei, Colli Berici e Monti Lessini), e con ogni probabilità dalle Prealpi trevigiane-bellunesi. La compresenza di litotipi provenienti da tutti i bacini estrattivi della regione implica l’esistenza di una fitta rete di scambi, anche a medio-lungo raggio, e di collegamento tra tali realtà urbane e le fonti di approvvigionamento di materie prime, che in larga parte si sovrapponeva all’articolata rete idroviaria che innervava la pianura e connetteva la costa ai rilievi alpini. Per quanto riguarda le dinamiche di sfruttamento del materiale e i rapporti economici e sociali a queste sottese, la mappatura dei litotipi in opera suggerisce sia alcune significative differenze tra i cantieri di edilizia pubblica e di infrastrutture, e quelli di edilizia privata, sia tendenze comuni tra siti di ambito diverso, anche in funzione anche della loro collocazione nel territorio veneto.
Dalle cave alle città: approvvigionamento e uso della pietra per l'architettura romana del Veneto orientale
GIROTTO, CHIARA
2025
Abstract
Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di indagare le dinamiche di approvvigionamento e impiego della pietra per l’architettura romana dei principali insediamenti del Veneto orientale. Nello specifico, lo studio si propone di indagare gli aspetti storici, economici, sociali e tecnico-produttivi legati all’estrazione, circolazione e messa in opera delle risorse lapidee della regione, attraverso lo studio dei modi d’uso della pietra in edifici e monumenti e per la produzione di elementi architettonici. I siti presi in esame sono le città di Oderzo e Concordia Sagittaria, alle quali si aggiunge il contesto della villa di Mutteron dei Frati a Bibione, dove la recente ripresa delle indagini archeologiche da parte dell’Università di Regensburg e dell’Università di Padova ha permesso un campionamento estensivo di materiale lapideo da strutture ed edifici stratigraficamente databili. Lo studio del materiale edito, unito alla ricognizione della documentazione d’archivio, è stato infatti integrato da analisi archeometriche condotte su campioni lapidei prelevati nei siti in esame al fine di identificarne, su base scientifica, i bacini estrattivi di provenienza e dunque ricostruirne le vie di trasporto e commercio. L’analisi ha interessato 39 contesti edilizi – 17 edifici pubblici, 16 edifici privati, 6 infrastrutture – e 84 manufatti architettonici. Da edifici e manufatti architettonici sono stati prelevati 185 campioni di materiale lapideo, di cui 174 sono stati sottoposti ad analisi archeometriche. La caratterizzazione petrografica e geochimica, e la conseguente attribuzione dei campioni archeologici ad un affioramento di provenienza hanno consentito di verificare che in tutti i centri presi in esame, con percentuali diverse a seconda dei contesti, sono presenti litotipi provenienti sia dai distretti estrattivi dell’Italia nord-orientale (Aurisina, Carso triestino), sia da quelli del Veneto occidentale (in particolare dai Colli Euganei, Colli Berici e Monti Lessini), e con ogni probabilità dalle Prealpi trevigiane-bellunesi. La compresenza di litotipi provenienti da tutti i bacini estrattivi della regione implica l’esistenza di una fitta rete di scambi, anche a medio-lungo raggio, e di collegamento tra tali realtà urbane e le fonti di approvvigionamento di materie prime, che in larga parte si sovrapponeva all’articolata rete idroviaria che innervava la pianura e connetteva la costa ai rilievi alpini. Per quanto riguarda le dinamiche di sfruttamento del materiale e i rapporti economici e sociali a queste sottese, la mappatura dei litotipi in opera suggerisce sia alcune significative differenze tra i cantieri di edilizia pubblica e di infrastrutture, e quelli di edilizia privata, sia tendenze comuni tra siti di ambito diverso, anche in funzione anche della loro collocazione nel territorio veneto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/210622
URN:NBN:IT:UNIPD-210622