Tutto il mondo è in movimento. Mobilità differenti ma interconnesse sono in corso, stabilendo molteplici conseguenze per i luoghi coinvolti. È una dinamica che mostra pochi segni di sostan- ziale diminuzione nel lungo termine che implica evidenti ricadute spaziali che necessitano di essere indagate. Il movimento è il cardine attorno al quale ruota l’intera ricerca che ha come og- getto il rapporto tra urbano e rurale nei territori in trasformazione, e che caratterizza tre aspetti che ricorrono nella trattazione: è presente nell’inversione di sguardo con il quale si osservano gli avvenimenti e i territori studiati e che fa del rurale il punto di vista privilegiato dei fenomeni in- sediativi. Il processo dialettico innescato dalla crisi, sociale, economica, ambientale, di qualsiasi natura essa sia, presuppone un’oscillazione da uno stato di equilibrio ad un nuovo paradigma. Il moto è quello dei corpi che danno vita a fenomeni di migrazione, a scala locale e globale, con importanti ripercussioni spaziali. I territori rurali contemporanei sono ambiti complessi, ibridi, instabili, interessati da dinamiche che ne stanno determinando una repentina trasformazione e nei quali è evidente la coesistenza di gruppi sociali differenti, di etnie diverse, che praticano attività eterogenee che non si limitano alla produzione agricola, ma che coinvolgono anche altre dimensioni ambientali, culturali e sociali. Coesistenze che rendono il rurale un contesto lontano da quel mondo idilliaco (Fig1.1, Fig. 1.2), scenario di convivenza pacifica tra uomo e natura, che la consuetudine dell’immaginario collettivo ci ha tramandato, ma si carica di nuovi temi, più complessi, in cui emergono tensioni e contraddizioni. Buona parte delle tradizioni progettuali moderne e post-moderne, in cui il rurale è sempre stato chiamato a risolvere i problemi della città o indagato secondo valori metropolitani, sembrano non essere più in grado di produrre interpretazioni e soluzioni all’altezza delle questioni poste dai territori contemporanei. L’approc- cio teorico e quello pratico nell’affrontare la questione possono ritenersi in molto casi superati, perché inadeguati alla valutazione critica di una ruralità segnata dalla frizione di gruppi sociali differenti, dalla contraddizione espressa da assetti spaziali molteplici, dalla semplificazione del paesaggio agrario, dalla dismissione di alcune attività produttive.1 L’ipotesi principale della ri- cerca, dunque, è quella di proporre un’inversione di sguardo nei processi di analisi territoriale, che porti ad un ripensamento del contesto rurale come spazio del lavoro all’interno di un rinno- vato sistema economico con auspicabili ricadute sul costruire e sull’abitare. Un fenomeno rite- nuto imprescindibile alla comprensione delle dinamiche attuali, e per questa ragione preso in considerazione, è quello legato alle migrazioni che stanno investendo i territori rurali contempo- ranei, coinvolgendo due scale differenti. Se da un lato si assiste ad un ritorno nelle campagne da parte degli abitanti della città, attraverso un processo di rururbizzazione, ovvero un movimento insediativo dai centri urbanizzati in direzione delle periferie rurali, dall’altro ci troviamo di fronte ad un’immigrazione internazionale. Infatti, specialmente a partire dagli anni della recente crisi economica del 2008, le migrazioni straniere, nello specifico nell’area mediterranea, hanno cono- sciuto dinamiche inedite, riorientandosi verso le aree rurali, sviluppando forme di pendolarismo e di mobilità circolare, ma anche processi di sedentarizzazione, in funzione delle opportunità lavorative e abitative.2 Il contesto del Sud Europa ha visto crescere le presenze, in particolare nei centri prossimi alle aree specializzate di produzione agricola intensiva3 , che ha offerto opportu- nità di impiego, sia a coloro espulsi dalla crisi, sia ai migranti, come profughi o richiedenti asilo. Si parla di un movimento che intercetta oggetti, luoghi, persone, immaginari. Partendo da questi presupposti la ricerca propone un’inversione di percezione del rurale, sostenendo la tesi che quest’ultimo è da intendere come strutturante del mondo urbano: l’agricoltura influenza e dirige le trasformazioni insediative. Data la varietà e la vastità della tematica affrontata, l’approccio adottato è multidisciplinare e interdisciplinare, e si avvale di strumenti molteplici per mettere in atto una lettura critica delle questioni prese in considerazione. La tesi si articola in tre parti che scandiscono progressivamente i tre ambiti di approfondimento della ricerca. Le tre sezioni, pur presentando molteplici punti di contatto, sono state strutturate in modo distinto ed autonomo. Il primo capitolo, “Urbano-Rurale. Pensieri in movimento”, esplora fenomeni, teorie, sperimenta- zioni nella cultura contemporanea del rurale. Partendo dall’osservazione del rapporto mutevole e in evoluzione tra urbano e rurale, si avvale di alcuni contributi teorici che si contraddistinguono per un approccio innovativo rispetto alle teorie tradizionali e per un’inversione di sguardo che fa del rurale il punto di vista privilegiato, descrivendo il movimento del processo dialettico in corso tra queste due entità. Vengono presentate in maniera diacronica, ricostruendo una genealogia di pensiero che mette in evidenza analogie e peculiarità. Coesistenza e dinamismo entrano a far parte delle sperimentazioni progettuali che la ricerca individua nel progetto agriurbano. Il secondo capitolo, “Urbano-Rurale. Popolazioni in movimento: migrazioni e nuovi insediamenti rurali”, descrive i fenomeni migratori che hanno interessato i territori rurali degli Stati Uniti ne- gli anni Trenta, scatenati dalla Grande Depressione. Il caso californiano è stato assunto come antecedente dal momento che il movimento di popolazione ha generato uno degli interventi di reinsediamento nei territori rurali più incredibili di cui la modernità abbia esperienza, intrapreso dalla FSA. Presenta dei caratteri di transitorietà e di radicamento che ci aiutano ad approfondire la contaminazione tra urbano e rurale. Infatti, in questa vicenda è l’ambiente rurale a determi- nare la configurazione e le caratteristiche degli insediamenti, prima fra tuttè la temporaneità dettata dalla stagionalità delle coltivazioni e dalla rotazione dei lavoratori. Uno sguardo attento esplora lo spazio aperto come ambiente comunitario all’interno dei nuovi insediamenti. Fonda- mentale è l’analisi del contributo che il paesaggista americano Garret Eckbo ha fornito in seno alla FSA, dal momento che sue teorie e suoi progetti, caratterizzati da una forte componente sociale e da soluzioni aperte e reiterabili, presentano delle questioni di assoluta attualità che le rendono un possibile strumento di azione nella contemporaneità.4 L’intento con il quale è stata studiata l’intera vicenda è quella di individuare uno mezzo ulteriore di lettura e di comprensione dei fenomeni odierni. Il terzo capitolo, “Urbano-rurale. Popolazioni in movimento: migrazioni contemporanee e insedia- menti informali”, descrive gli esodi che interessano i territori rurali nella nostra epoca. Questa scelta è giustificata dal fatto che le migrazioni sono una componente strutturale fondamentale della società contemporanea che ha delle ricadute spaziali sui territori rurali, su cui sono orien- tate, di una portata tale da ridefinire l’equilibrio tra urbano e rurale. Data la vastità del quadro in cui si colloca l’oggetto di indagine, il fenomeno studiato viene individuato e circoscritto alle aree rurali mediterranee in cui, gli spostamenti dei braccianti migranti trovano un ancoraggio nella nascita di insediamenti informali. Come nel caso americano, è l’ambiente rurale a determinare l’aspetto cruciale della temporaneità dettata dalla stagionalità delle coltivazioni e dalla rotazio- ne dei lavoratori, aspetto che determina la configurazione di quelli che potremmo definire dei veri e propri “ghetti rurali”. Ma gli esiti spaziali e formali sono diametralmente opposti da quelli delle colonie agricole californiane: il carattere di spontaneità e l’assenza di qualsiasi forma di pianificazione rende questi insediamenti configurazioni spaziali ibride in cui non sono rintraccia- bili le tradizionali forme di segregazione socio-spaziali. Sono realtà fluide, in cui l’aspetto della provvisorietà è portato all’esasperazione, animate da processi metabolici e catabolici che rendo- no difficile definirne una geografia e un’evoluzione lineare nel tempo. Nello specifico, la ricerca si focalizza sui casi del Gran Ghetto di Rignano e “La Pista” di Borgo Mezzanone, in Puglia, che manifestano caratteri radicali, dal momento che sono tra i “ghetti rurali” più grandi d’Europa. Attraverso delle analisi che si avvalgono di mappe e schemi interpretativi, la ricerca avanza delle proiezioni progettuali per questi contesti dalle condizioni inaccettabili. Sono dispositivi fluidi, in divenire, in attesa di una trasformazione che possa intervenire sulle criticità e le contraddizioni di un sistema di segregazione e iniquità spaziale. La ricerca assume la posizione di non negare queste realtà, dal momento che le azioni di sgombero, che si sono susseguite negli ultimi anni, non si sono dimostrate affatto incisive sulla presenza dei ghetti, ma hanno aggravato le condi- zioni dei migranti, esponendoli a situazioni di discriminazione e marginalità sociale. Anche le soluzioni come quelle finora attuate dalle istituzioni, rispondenti ad una logica emergenziale, si sono dimostrate del tutto inefficaci perché estemporanee e prive di una visione a lungo termine. Piuttosto l’indagine, che si interroga sui possibili scenari evolutivi, vuole ragionare e agire altri- menti: agire attraverso il paesaggio. Alimentando un pensiero che vuole dar voce all’architettura del paesaggio, vengono prospettate delle strategie possibili capaci di attenuare e superare le forti criticità presenti. Nonostante le differenze territoriali e storiche, l’esperienza americana offre efficaci spunti di riflessione e la lezione di G. Eckbo si dimostra di grande attualità e può fornire degli strumenti di azione per territori rurali contemporanei. Infatti, in contesti, come quello del Gran Ghetto di Rignano o “La Pista” di Borgo Mezzanone, in cui le baracche occupano lo spazio, ma senza alcuna qualità abi- tativa, il progetto di paesaggio può essere messo in campo per conferire un senso del luogo per gli occupanti, un aspetto imprescindibile alla formazione di una vita comunitaria. Attingendo dal repertorio del paesaggista americano possono essere individuate delle strategie chiave che si contraddistinguono per essere aperte, adattabili, misurate, in divenire e che definiscono un “progetto della possibilità”, presupposto necessario per la rifondazione di insediamenti instabili che insistono in un territorio rurale in movimento.

RURAL IN MOTION. coesistenze ed esperienze progettuali nei processi di trasformazione dei territori rurali.

ORTOLANI, MARTA
2024

Abstract

Tutto il mondo è in movimento. Mobilità differenti ma interconnesse sono in corso, stabilendo molteplici conseguenze per i luoghi coinvolti. È una dinamica che mostra pochi segni di sostan- ziale diminuzione nel lungo termine che implica evidenti ricadute spaziali che necessitano di essere indagate. Il movimento è il cardine attorno al quale ruota l’intera ricerca che ha come og- getto il rapporto tra urbano e rurale nei territori in trasformazione, e che caratterizza tre aspetti che ricorrono nella trattazione: è presente nell’inversione di sguardo con il quale si osservano gli avvenimenti e i territori studiati e che fa del rurale il punto di vista privilegiato dei fenomeni in- sediativi. Il processo dialettico innescato dalla crisi, sociale, economica, ambientale, di qualsiasi natura essa sia, presuppone un’oscillazione da uno stato di equilibrio ad un nuovo paradigma. Il moto è quello dei corpi che danno vita a fenomeni di migrazione, a scala locale e globale, con importanti ripercussioni spaziali. I territori rurali contemporanei sono ambiti complessi, ibridi, instabili, interessati da dinamiche che ne stanno determinando una repentina trasformazione e nei quali è evidente la coesistenza di gruppi sociali differenti, di etnie diverse, che praticano attività eterogenee che non si limitano alla produzione agricola, ma che coinvolgono anche altre dimensioni ambientali, culturali e sociali. Coesistenze che rendono il rurale un contesto lontano da quel mondo idilliaco (Fig1.1, Fig. 1.2), scenario di convivenza pacifica tra uomo e natura, che la consuetudine dell’immaginario collettivo ci ha tramandato, ma si carica di nuovi temi, più complessi, in cui emergono tensioni e contraddizioni. Buona parte delle tradizioni progettuali moderne e post-moderne, in cui il rurale è sempre stato chiamato a risolvere i problemi della città o indagato secondo valori metropolitani, sembrano non essere più in grado di produrre interpretazioni e soluzioni all’altezza delle questioni poste dai territori contemporanei. L’approc- cio teorico e quello pratico nell’affrontare la questione possono ritenersi in molto casi superati, perché inadeguati alla valutazione critica di una ruralità segnata dalla frizione di gruppi sociali differenti, dalla contraddizione espressa da assetti spaziali molteplici, dalla semplificazione del paesaggio agrario, dalla dismissione di alcune attività produttive.1 L’ipotesi principale della ri- cerca, dunque, è quella di proporre un’inversione di sguardo nei processi di analisi territoriale, che porti ad un ripensamento del contesto rurale come spazio del lavoro all’interno di un rinno- vato sistema economico con auspicabili ricadute sul costruire e sull’abitare. Un fenomeno rite- nuto imprescindibile alla comprensione delle dinamiche attuali, e per questa ragione preso in considerazione, è quello legato alle migrazioni che stanno investendo i territori rurali contempo- ranei, coinvolgendo due scale differenti. Se da un lato si assiste ad un ritorno nelle campagne da parte degli abitanti della città, attraverso un processo di rururbizzazione, ovvero un movimento insediativo dai centri urbanizzati in direzione delle periferie rurali, dall’altro ci troviamo di fronte ad un’immigrazione internazionale. Infatti, specialmente a partire dagli anni della recente crisi economica del 2008, le migrazioni straniere, nello specifico nell’area mediterranea, hanno cono- sciuto dinamiche inedite, riorientandosi verso le aree rurali, sviluppando forme di pendolarismo e di mobilità circolare, ma anche processi di sedentarizzazione, in funzione delle opportunità lavorative e abitative.2 Il contesto del Sud Europa ha visto crescere le presenze, in particolare nei centri prossimi alle aree specializzate di produzione agricola intensiva3 , che ha offerto opportu- nità di impiego, sia a coloro espulsi dalla crisi, sia ai migranti, come profughi o richiedenti asilo. Si parla di un movimento che intercetta oggetti, luoghi, persone, immaginari. Partendo da questi presupposti la ricerca propone un’inversione di percezione del rurale, sostenendo la tesi che quest’ultimo è da intendere come strutturante del mondo urbano: l’agricoltura influenza e dirige le trasformazioni insediative. Data la varietà e la vastità della tematica affrontata, l’approccio adottato è multidisciplinare e interdisciplinare, e si avvale di strumenti molteplici per mettere in atto una lettura critica delle questioni prese in considerazione. La tesi si articola in tre parti che scandiscono progressivamente i tre ambiti di approfondimento della ricerca. Le tre sezioni, pur presentando molteplici punti di contatto, sono state strutturate in modo distinto ed autonomo. Il primo capitolo, “Urbano-Rurale. Pensieri in movimento”, esplora fenomeni, teorie, sperimenta- zioni nella cultura contemporanea del rurale. Partendo dall’osservazione del rapporto mutevole e in evoluzione tra urbano e rurale, si avvale di alcuni contributi teorici che si contraddistinguono per un approccio innovativo rispetto alle teorie tradizionali e per un’inversione di sguardo che fa del rurale il punto di vista privilegiato, descrivendo il movimento del processo dialettico in corso tra queste due entità. Vengono presentate in maniera diacronica, ricostruendo una genealogia di pensiero che mette in evidenza analogie e peculiarità. Coesistenza e dinamismo entrano a far parte delle sperimentazioni progettuali che la ricerca individua nel progetto agriurbano. Il secondo capitolo, “Urbano-Rurale. Popolazioni in movimento: migrazioni e nuovi insediamenti rurali”, descrive i fenomeni migratori che hanno interessato i territori rurali degli Stati Uniti ne- gli anni Trenta, scatenati dalla Grande Depressione. Il caso californiano è stato assunto come antecedente dal momento che il movimento di popolazione ha generato uno degli interventi di reinsediamento nei territori rurali più incredibili di cui la modernità abbia esperienza, intrapreso dalla FSA. Presenta dei caratteri di transitorietà e di radicamento che ci aiutano ad approfondire la contaminazione tra urbano e rurale. Infatti, in questa vicenda è l’ambiente rurale a determi- nare la configurazione e le caratteristiche degli insediamenti, prima fra tuttè la temporaneità dettata dalla stagionalità delle coltivazioni e dalla rotazione dei lavoratori. Uno sguardo attento esplora lo spazio aperto come ambiente comunitario all’interno dei nuovi insediamenti. Fonda- mentale è l’analisi del contributo che il paesaggista americano Garret Eckbo ha fornito in seno alla FSA, dal momento che sue teorie e suoi progetti, caratterizzati da una forte componente sociale e da soluzioni aperte e reiterabili, presentano delle questioni di assoluta attualità che le rendono un possibile strumento di azione nella contemporaneità.4 L’intento con il quale è stata studiata l’intera vicenda è quella di individuare uno mezzo ulteriore di lettura e di comprensione dei fenomeni odierni. Il terzo capitolo, “Urbano-rurale. Popolazioni in movimento: migrazioni contemporanee e insedia- menti informali”, descrive gli esodi che interessano i territori rurali nella nostra epoca. Questa scelta è giustificata dal fatto che le migrazioni sono una componente strutturale fondamentale della società contemporanea che ha delle ricadute spaziali sui territori rurali, su cui sono orien- tate, di una portata tale da ridefinire l’equilibrio tra urbano e rurale. Data la vastità del quadro in cui si colloca l’oggetto di indagine, il fenomeno studiato viene individuato e circoscritto alle aree rurali mediterranee in cui, gli spostamenti dei braccianti migranti trovano un ancoraggio nella nascita di insediamenti informali. Come nel caso americano, è l’ambiente rurale a determinare l’aspetto cruciale della temporaneità dettata dalla stagionalità delle coltivazioni e dalla rotazio- ne dei lavoratori, aspetto che determina la configurazione di quelli che potremmo definire dei veri e propri “ghetti rurali”. Ma gli esiti spaziali e formali sono diametralmente opposti da quelli delle colonie agricole californiane: il carattere di spontaneità e l’assenza di qualsiasi forma di pianificazione rende questi insediamenti configurazioni spaziali ibride in cui non sono rintraccia- bili le tradizionali forme di segregazione socio-spaziali. Sono realtà fluide, in cui l’aspetto della provvisorietà è portato all’esasperazione, animate da processi metabolici e catabolici che rendo- no difficile definirne una geografia e un’evoluzione lineare nel tempo. Nello specifico, la ricerca si focalizza sui casi del Gran Ghetto di Rignano e “La Pista” di Borgo Mezzanone, in Puglia, che manifestano caratteri radicali, dal momento che sono tra i “ghetti rurali” più grandi d’Europa. Attraverso delle analisi che si avvalgono di mappe e schemi interpretativi, la ricerca avanza delle proiezioni progettuali per questi contesti dalle condizioni inaccettabili. Sono dispositivi fluidi, in divenire, in attesa di una trasformazione che possa intervenire sulle criticità e le contraddizioni di un sistema di segregazione e iniquità spaziale. La ricerca assume la posizione di non negare queste realtà, dal momento che le azioni di sgombero, che si sono susseguite negli ultimi anni, non si sono dimostrate affatto incisive sulla presenza dei ghetti, ma hanno aggravato le condi- zioni dei migranti, esponendoli a situazioni di discriminazione e marginalità sociale. Anche le soluzioni come quelle finora attuate dalle istituzioni, rispondenti ad una logica emergenziale, si sono dimostrate del tutto inefficaci perché estemporanee e prive di una visione a lungo termine. Piuttosto l’indagine, che si interroga sui possibili scenari evolutivi, vuole ragionare e agire altri- menti: agire attraverso il paesaggio. Alimentando un pensiero che vuole dar voce all’architettura del paesaggio, vengono prospettate delle strategie possibili capaci di attenuare e superare le forti criticità presenti. Nonostante le differenze territoriali e storiche, l’esperienza americana offre efficaci spunti di riflessione e la lezione di G. Eckbo si dimostra di grande attualità e può fornire degli strumenti di azione per territori rurali contemporanei. Infatti, in contesti, come quello del Gran Ghetto di Rignano o “La Pista” di Borgo Mezzanone, in cui le baracche occupano lo spazio, ma senza alcuna qualità abi- tativa, il progetto di paesaggio può essere messo in campo per conferire un senso del luogo per gli occupanti, un aspetto imprescindibile alla formazione di una vita comunitaria. Attingendo dal repertorio del paesaggista americano possono essere individuate delle strategie chiave che si contraddistinguono per essere aperte, adattabili, misurate, in divenire e che definiscono un “progetto della possibilità”, presupposto necessario per la rifondazione di insediamenti instabili che insistono in un territorio rurale in movimento.
13-nov-2024
Italiano
COCCIA, Luigi
Università degli Studi di Camerino
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
11_13_2024 - Ortolani Marta.pdf

embargo fino al 13/05/2026

Dimensione 38.42 MB
Formato Adobe PDF
38.42 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/210783
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNICAM-210783