Il presente lavoro intitolato “Sostegno e protezione dei giovani verso l’autonomia sociale” è promosso dalla “International School of Advances Studies” dell’Università degli Studi di Camerino all’interno dell’area scientifica “Legal and social science” della ricerca della Scuola di giurisprudenza curriculum “Civil law and constitutional legality” istituito e promosso con la collaborazione della Regione Marche e, nello specifico, cofinanziato dall’Associazione di Santa Rita in Roccaporena che tra l’altro, attraverso diversi progetti come ad esempio “Rockability”, promuove iniziative per lo sviluppo di uno spazio attivo di relazione per favorire e attuare programmi di trasformazione e rigenerazione sia dell’area territoriale di Roccaporena fornendo un contributo allo sviluppo del territorio sia alle persone giovani di età accogliendole in esso poiché allontanate dalle famiglie di origine. L’analisi del presente lavoro consta nella (ri)valutazione della normativa inerente alle misure di accompagnamento per i minori e i giovani adulti in uscita da percorsi di accoglienza c.d. “Care leavers”. Nel momento in cui la persona giovane di età viene ad essere allontanata dalla famiglia di origine, il rispetto e la tutela dell’interesse della stessa rende legittimo l’intervento dello Stato ai fini dell’allontanamento dalla propria famiglia quando il suo diritto ad una crescita sana è gravemente compromesso. Ad oggi, in Italia, la tematica dei neomaggiorenni che lasciano il percorso di cura non ha avuto negli anni particolare attenzione, nonostante alcune esperienze locali significative e innovative. Nel nostro Paese la sua presa d’atto istituzionale è recente e ancora affidata a una linea di finanziamento temporanea e per questo circoscritta a interventi sperimentali. Infatti, una volta raggiunta la maggiore età, non sono ancora presenti interventi specifici per l’accompagnamento verso l’autonomia del giovane - eccetto l’istituto del prosieguo amministrativo - attraverso il quale si offre a questi giovani la possibilità di essere “accuditi e accompagnati” fino al compimento del ventunesimo anno di età, consentendo loro di restare presso la famiglia affidataria o in comunità. Da questo istituto giuridico, risalente al R.D. 1404/1934, si assicura un’estensione del sostegno e dell’accompagnamento al neomaggiorenne che versa in situazioni di particolare disagio, di fatto “prolungando” giudizialmente il termine della piena autonomia, nel limite massimo di tre anni. Tuttavia, la fuoriuscita dal sistema di accoglienza dà come raggiunta l’autonomia individuale del ragazzo o della ragazza che si affaccia alla vita adulta in maniera indipendente; questo “limite analitico”, rappresenta il momento in cui il giovane è considerato a tutti gli effetti come individuo autonomo all’interno della società senza considerare le condizioni di disagio materiale, psicologico o emotivo che magari sono ancora chiamati ad affrontare nella “vita reale” che li aspetta. Ad oggi, secondo il report italiano della ricerca, in Italia si contano circa 3.000 Care leavers ogni anno e il dato allarmante è che 2/3 di loro non fanno ritorno alla famiglia di origine. Nel presente lavoro si analizzano politiche d’intervento sull’intero territorio nazionale di sistemi a supporto dei minorenni e dei neomaggiorenni; progetti volti a garantire un modello di accoglienza, residenziale e temporanea, frutto di un intreccio di attori che a vario titolo contribuiscano alla sua realizzazione e al suo mantenimento in una logica di governance partecipata, di co-responsabilità e di continua generazione di opportunità. Si esaminano alcune possibili soluzioni nonché modalità di accompagnamento dei giovani verso l’autonomia sociale, come la c.d. “genitorialità sociale”, che vede un soggetto adulto svolgere il ruolo di genitore nei confronti di chi è biologicamente e legalmente figlio d’altri e con il quale gli è impossibile costituire un rapporto giuridico di filiazione; in tutti questi contesti il termine “famiglia” si allarga a ricomprendere situazioni di fatto che prescindono dall’esistenza di legami giuridicamente riconosciuti. Quello che si vuole evitare è il fenomeno della c.d. “esclusione sociale”, ovvero l’esposizione ad un elevato rischio di esclusione sociale dei giovani legato al rapido raggiungimento dell’età adulta a cui questi sono chiamati, indipendentemente dalla contingenza del momento educativo o del percorso di recupero ancora in atto. Il risultato sarà un aumento della loro autostima e un’interiorizzazione in grado di mobilitare le risorse personali del giovane verso l’acquisizione di competenze relazionali e di vita e quindi verso una crescente autonomia.
Sostegno e protezione dei giovani verso l'autonomia sociale
MIARELLI, VERONICA RITA
2024
Abstract
Il presente lavoro intitolato “Sostegno e protezione dei giovani verso l’autonomia sociale” è promosso dalla “International School of Advances Studies” dell’Università degli Studi di Camerino all’interno dell’area scientifica “Legal and social science” della ricerca della Scuola di giurisprudenza curriculum “Civil law and constitutional legality” istituito e promosso con la collaborazione della Regione Marche e, nello specifico, cofinanziato dall’Associazione di Santa Rita in Roccaporena che tra l’altro, attraverso diversi progetti come ad esempio “Rockability”, promuove iniziative per lo sviluppo di uno spazio attivo di relazione per favorire e attuare programmi di trasformazione e rigenerazione sia dell’area territoriale di Roccaporena fornendo un contributo allo sviluppo del territorio sia alle persone giovani di età accogliendole in esso poiché allontanate dalle famiglie di origine. L’analisi del presente lavoro consta nella (ri)valutazione della normativa inerente alle misure di accompagnamento per i minori e i giovani adulti in uscita da percorsi di accoglienza c.d. “Care leavers”. Nel momento in cui la persona giovane di età viene ad essere allontanata dalla famiglia di origine, il rispetto e la tutela dell’interesse della stessa rende legittimo l’intervento dello Stato ai fini dell’allontanamento dalla propria famiglia quando il suo diritto ad una crescita sana è gravemente compromesso. Ad oggi, in Italia, la tematica dei neomaggiorenni che lasciano il percorso di cura non ha avuto negli anni particolare attenzione, nonostante alcune esperienze locali significative e innovative. Nel nostro Paese la sua presa d’atto istituzionale è recente e ancora affidata a una linea di finanziamento temporanea e per questo circoscritta a interventi sperimentali. Infatti, una volta raggiunta la maggiore età, non sono ancora presenti interventi specifici per l’accompagnamento verso l’autonomia del giovane - eccetto l’istituto del prosieguo amministrativo - attraverso il quale si offre a questi giovani la possibilità di essere “accuditi e accompagnati” fino al compimento del ventunesimo anno di età, consentendo loro di restare presso la famiglia affidataria o in comunità. Da questo istituto giuridico, risalente al R.D. 1404/1934, si assicura un’estensione del sostegno e dell’accompagnamento al neomaggiorenne che versa in situazioni di particolare disagio, di fatto “prolungando” giudizialmente il termine della piena autonomia, nel limite massimo di tre anni. Tuttavia, la fuoriuscita dal sistema di accoglienza dà come raggiunta l’autonomia individuale del ragazzo o della ragazza che si affaccia alla vita adulta in maniera indipendente; questo “limite analitico”, rappresenta il momento in cui il giovane è considerato a tutti gli effetti come individuo autonomo all’interno della società senza considerare le condizioni di disagio materiale, psicologico o emotivo che magari sono ancora chiamati ad affrontare nella “vita reale” che li aspetta. Ad oggi, secondo il report italiano della ricerca, in Italia si contano circa 3.000 Care leavers ogni anno e il dato allarmante è che 2/3 di loro non fanno ritorno alla famiglia di origine. Nel presente lavoro si analizzano politiche d’intervento sull’intero territorio nazionale di sistemi a supporto dei minorenni e dei neomaggiorenni; progetti volti a garantire un modello di accoglienza, residenziale e temporanea, frutto di un intreccio di attori che a vario titolo contribuiscano alla sua realizzazione e al suo mantenimento in una logica di governance partecipata, di co-responsabilità e di continua generazione di opportunità. Si esaminano alcune possibili soluzioni nonché modalità di accompagnamento dei giovani verso l’autonomia sociale, come la c.d. “genitorialità sociale”, che vede un soggetto adulto svolgere il ruolo di genitore nei confronti di chi è biologicamente e legalmente figlio d’altri e con il quale gli è impossibile costituire un rapporto giuridico di filiazione; in tutti questi contesti il termine “famiglia” si allarga a ricomprendere situazioni di fatto che prescindono dall’esistenza di legami giuridicamente riconosciuti. Quello che si vuole evitare è il fenomeno della c.d. “esclusione sociale”, ovvero l’esposizione ad un elevato rischio di esclusione sociale dei giovani legato al rapido raggiungimento dell’età adulta a cui questi sono chiamati, indipendentemente dalla contingenza del momento educativo o del percorso di recupero ancora in atto. Il risultato sarà un aumento della loro autostima e un’interiorizzazione in grado di mobilitare le risorse personali del giovane verso l’acquisizione di competenze relazionali e di vita e quindi verso una crescente autonomia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/210968
URN:NBN:IT:UNICAM-210968