Il ruolo della riserva cognitiva sul benessere cognitivo e psicologico.

Cognitive reserve (CR) refers to the brain’s ability to use alternate paradigms to solve problems when the standard approach is no longer available (Stern, 2012), denoting a cumulative improvement in neural resources resulting from the interaction of innate differences and environmental factors (Cabeza et al., 2018). This can explain why two individuals can differ in the way they react to a brain injury or a neurodegenerative disease (Chicherio et al., 2012). Traditionally, attempts to operationalize CR have been made through the measurement of different proxies such as education, work and leisure activities (Nucci et al., 2012), which are the most used in the literature. Despite important limitations in methodological approaches due to its dynamic and multidimensional construct, literature agrees on its protective role on the cognitive (Cabeza et al., 2018) and psychological (Ihle et al. 2017; 2020) sphere. Divergent Thinking (DT), considered a measure of the individuals’ creative potential (Runco & Acar, 2012), has been considered a proxy of CR in recent years (Palmiero et al., 2016; Colombo et al., 2018). It implies the use of different cognitive abilities such as memory, attention and in particular executive functions (EFs). As the population over 65 years old is rapidly increasing and since research on healthy aging has become one of the priorities in the research community, looking for a cost-effective method to prevent or delay physiological or pathological cognitive decline is needed. In the present work, it has been shown that interventions based on DT on a helathy older adults sample may have positive effects on the mood state, on psychological well-being (PWB) and on the cognitive functioning. A predictive role of CR on cognitive improvements after the DT training has also emerged. In relation to clinical samples, an overview about CR and cardiovascular isorders (CVDs) have been provided. Since CVDs are responsible for 44% of all deaths in our country and given their potential consequences both on psychological (Ladwig et al., 2022) and cognitive (Ihle et al., 2018) levels, a particular attention to the multiple effects they can bring to patients’ QoL and PWB is needed. Considering the importance of the physical well-being in CVDs, a recent construct (Motor reserve, MR) has emerged. The state-of-the-art review reported in the present work highlighted that in the literature there are few and inconsistent studies about the link between CR, MR and QoL in this cohort of patients, along with methodological limitations on CR quantification that prevent homogeneous results. Regarding MR, the influence of daily physical activity accumulating over time seemed to be neglected in CVDs' literaute, demonstrating the need for further investigation in this field. Trying to clarify these gaps in the literature, the last longitudinal study included in this work highlighted an effective relation between CR, MR, PWB (only for some of its dimensions provided by Ryff, 1995) and self-care behaviors on patients affected by CVDs. Moreover, self-care behaviors seem to be predicted by MR, indicating that carrying out physical exercise and leading a more active lifestyle in different contexts, bring people to maintain their physical and emotional stability, implementing self-care behaviors to early detect a health change. Considering that CR and MR can always be expanded and potentiated during the life course, these results converge on the fact that preventive interventions to enhance this two types of reserve can be extremely useful, both in healthy aging and in supporting CVD patients’ cognitive and psychological resources.

La riserva cognitiva (CR) si riferisce alla capacità del cervello di utilizzare paradigmi alternativi per risolvere i problemi quando l'approccio standard non è più disponibile (Stern, 2012), denotando un miglioramento delle risorse neurali risultante dall'interazione di fattori innate ed ambientali (Cabeza et al., 2018). Ciò può spiegare perché due individui possono differire nel modo in cui reagiscono a una lesione cerebrale o a una malattia neurodegenerativa (Chicherio et al., 2012). Tradizionalmente, la CR è stata quantificata attraverso la misurazione di diversi indici come l'educazione, il lavoro e le attività di tempo libero (Nucci et al., 2012), che sono i più utilizzati in letteratura. Nonostante importanti limiti negli approcci metodologici dovuti alla natura dinamica e multidimensionale del costrutto, la letteratura concorda circa il suo ruolo protettivo sulla sfera cognitiva (Cabeza et al., 2018) e psicologica (Ihle et al. 2017; 2020). Il Pensiero Divergente (DT), considerato una misura del potenziale creativo degli individui (Runco & Acar, 2012), è stato considerato un indice di CR negli ultimi anni (Palmiero et al., 2016; Colombo et al., 2018). Esso implica l'uso di diverse abilità cognitive come la memoria, l'attenzione e le funzioni esecutive (EF). Poiché la popolazione over 65 anni è in rapido aumento e la ricerca sull'invecchiamento sano è diventata una delle priorità nella comunità scientifica, è necessario trovare interventi per prevenire o ritardare il declino cognitivo, fisiologico o patologico. Nel presente lavoro è stato dimostrato che gli interventi basati sul DT possono avere effetti positivi sull'umore, sul benessere psicologico e sul funzionamento cognitivo negli anziani sani. È emerso anche un ruolo predittivo della CR sul miglioramento delle performance cognitive dopo il training sul DT. In relazione ai campioni clinici, è stata fornita una panoramica sulla CR e sui disturbi cardiovascolari. Poiché le malattie cardiovascolari sono responsabili del 44% di tutti i decessi nel nostro Paese e date le loro potenziali conseguenze sia a livello psicologico (Ladwig et al., 2022) che cognitivo (Ihle et al., 2018), è necessaria un'attenzione ai molteplici effetti che tali patologie possono avere sulla qualità di vita e sul benessere psicologico dei pazienti. Inoltre, considerata l'importanza del benessere fisico nelle malattie cardiovascolari, è emerso un costrutto recente: la riserva motoria (MR). La revisione dello stato dell'arte riportata nel presente lavoro ha evidenziato che in letteratura ci sono pochi e incoerenti studi sul legame tra CR, MR e qualità di vita in questa coorte di pazienti, oltre a limitazioni metodologiche legate all'operazionalizzazione della CR, che impediscono risultati omogenei. Per quanto riguarda la MR, l'influenza dell'attività fisica quotidiana accumulata nel tempo sembrava essere trascurata dalla letteratura sulle malattie cardiovascolari, dimostrando la necessità di ulteriori indagini in questo campo. Cercando di chiarire queste lacune, l'ultimo studio longitudinale incluso in questo lavoro ha evidenziato una relazione tra CR, MR, benessere psicologico (in alcune delle dimensioni fornite da Ryff, 1995) e comportamenti di self-care. Inoltre, i comportamenti di self-care sembrano essere predetti dalla MR, indicando che svolgere esercizio fisico e condurre uno stile di vita più attivo in diversi contesti, porta le persone con patologie cardiovascolari a mantenere una certa stabilità fisica ed emotiva, implementando comportamenti di self-care per rilevare precocemente cambiamenti nello stato di salute. Considerando che CR e MR possono sempre essere ampliate e potenziate nell'arco della vita, questi risultati convergono promuovendo interventi preventivi per migliorare questi due tipi di riserva, sia per promuovere un invecchiamento sano sia nel supporto delle risorse cognitive e psicologiche dei pazienti con patologie cardiovascolari.