Dialettica dei materiali della creazione. Theodor Adorno e le aporie dell'immersività

This thesis delineates a dialectical theory of the materials of artistic creation, and addresses a crucial problem of contemporary aesthetics through this conceptual constellation. It thus focuses on the concept of immersivity, to be understood primarily in its meaning of material of creation. Immersivity, in the salient sense that we defend, will not be the master-signifier through which the spectacular effects of works of art produced with new technologies are apprehended; rather, it is a mode of fruition and creation that profoundly engages the aesthetic and critical consciousness of the individual. In order to reconnect with its conceptual foundation, it is imperative to deconstruct its unreflective notion, which limits its comprehension to the spectacular dimension, leading to an ill-conceived interactive effect that should engage the user within the work itself, no longer as a passive subject of admiration, but as an active participant. This tendency, which may be observed in a significant portion of contemporary art, implicitly assumes the abolition of the distance between the work and the spectator. The theoretical premise underlying this assumption is the dissolution of the autonomous character of the work of art, consequently invalidating the philosophical status of contemplation – which is a process that not only dictates the aesthetic rapport that the subject establishes with the work, but also the work itself in its genesis. This is due to the inherent conflictual nature of artistic production, which, in its dialectical essence, mirrors the perpetual struggle between subjectivity and objectivity that is inherent in the real. In order to elucidate this point and demonstrate how an accurate comprehension of the notion of immersivity can ensure both moments are present, rather than being suppressed by the indistinction of the subject in the object, we will refer to Adorno's analysis of Aristotelian causes (contained in the 1965 course on the fundamental concepts of classical metaphysics), and his paradigmatic writings on Wagner to clarify the notion of "effect", although the primary term of comparison is his most theoretically fertile work: Aesthetic theory.

La tesi presenta l'elaborazione di una teoria dialettica dei materiali della creazione artistica, e affronta un problema dirimente dell'estetica contemporanea attraverso tale costellazione concettuale. Essa si focalizza dunque sul concetto di immersività, inteso precipuamente nel suo significato di materiale della creazione. Immersività, nel senso pregnante che difendiamo, non sarà il significante maestro entro cui recepire gli effetti spettacolari delle opere d’arte prodotte con le nuove tecnologie, ma una modalità di fruizione, e creazione, che coinvolge in profondità la coscienza estetica e critica dell’individuo. Per riportarlo al suo concetto, occorrerà dunque in primo luogo decostruire la sua nozione irriflessa, che ne riduce la comprensione al solo lato spettacolare, nel segno di un male inteso effetto coinvolgente che dovrebbe condurre il fruitore all’interno dell’opera stessa non più come semplice soggetto della contemplazione ma come agente interattivo. Questa tendenza, riscontrabile in molta arte del nostro tempo, ha tuttavia come tacita condizione necessaria l’abolizione della distanza tra l’opera e lo spettatore, il cui presupposto teoretico è l'abolizione del carattere di autonomia dell'opera d'arte, revocando con ciò lo statuto filosofico stesso della contemplazione; la quale è invece momento determinante non solo del rapporto estetico che il soggetto instaura con l’opera, bensì dell’opera stessa nella sua istanza sorgiva. Ciò perché la natura medesima dell’opera d’arte è conflittuale, nella misura in cui essa conserva dialetticamente la stessa lotta tra soggetto e oggetto che il reale riproduce mediante la sua fruizione. Per chiarire questo punto e dimostrare come un giusto intendimento circa la nozione di immersività possa salvaguardare entrambi i momenti anziché sopprimerli con l’indistinzione del soggetto nell’oggetto, ci rivolgeremo ad Adorno: alla sua analisi delle cause aristoteliche, contenuta nel corso del 1965 sui concetti fondamentali della metafisica classica, e al suo scritto paradigmatico su Wagner per chiarire la nozione di "effetto", benché il termine di confronto primario sia il suo scritto più teoreticamente fecondo: la Teoria estetica.