Nei paesaggi dell'archeologia, artificio e natura si legano in una sola percezione. La terra può restituire ancora nel suo modellato, naturale o artificiale, una preziosa testimonianza in cui è possibile ripercorrere le ragioni e i modi che hanno portato uomini prima di noi a scegliere un sito nella geografia del mondo per trasformarlo in un luogo, creando una nuova unità tra architettura e natura. Il tempo può celare ciò che in passato poteva apparire chiaro, tramite il deteriorarsi delle strutture materiali e la perdita dell'immagine antica dei luoghi. Ciò che perdura sono le relazioni dotate di senso topologico, che non si estinguono al variare delle sagome o dei volumi. Le relazioni tra archeologia-topografia-paesaggio possono rappresentare un importante mezzo di interpretazione della realtà fisica dei luoghi dell’archeologia, per poter coglierne la ragione antica e riverberarla nel nostro presente. La ricerca indaga sul piano morfologico come le architetture antiche interpretavano le forme della terra e come ancora oggi, nel loro stato di rovina, possano tramandare l'intenso rapporto con le forme preesistenti e persistenti della topografia dei luoghi. L'obiettivo prefisso sul piano progettuale è quello di definire su quali categorie interpretative e quali tecniche debba fondarsi il progetto di architettura incontrando le forme, spesso latenti, dell'archeologia. La ricerca approfondisce lo studio di casi paradigmatici, progetti e ricerche teoriche condotte nell'ambito della progettazione di musei, siti e parchi archeologici, con particolare riferimento alle esperienze in Italia, tra gli anni '60 e '80 del secolo scorso condotte da Franco Minissi, Francesco Venezia, Alvaro Siza e le più recenti sperimentazioni in area iberica, nelle scuole di Valladolid e di Porto.

Il Topos come ragione della forma. Il progetto di architettura per i luoghi dell'antico

BRUNI, VINCENZO
2025

Abstract

Nei paesaggi dell'archeologia, artificio e natura si legano in una sola percezione. La terra può restituire ancora nel suo modellato, naturale o artificiale, una preziosa testimonianza in cui è possibile ripercorrere le ragioni e i modi che hanno portato uomini prima di noi a scegliere un sito nella geografia del mondo per trasformarlo in un luogo, creando una nuova unità tra architettura e natura. Il tempo può celare ciò che in passato poteva apparire chiaro, tramite il deteriorarsi delle strutture materiali e la perdita dell'immagine antica dei luoghi. Ciò che perdura sono le relazioni dotate di senso topologico, che non si estinguono al variare delle sagome o dei volumi. Le relazioni tra archeologia-topografia-paesaggio possono rappresentare un importante mezzo di interpretazione della realtà fisica dei luoghi dell’archeologia, per poter coglierne la ragione antica e riverberarla nel nostro presente. La ricerca indaga sul piano morfologico come le architetture antiche interpretavano le forme della terra e come ancora oggi, nel loro stato di rovina, possano tramandare l'intenso rapporto con le forme preesistenti e persistenti della topografia dei luoghi. L'obiettivo prefisso sul piano progettuale è quello di definire su quali categorie interpretative e quali tecniche debba fondarsi il progetto di architettura incontrando le forme, spesso latenti, dell'archeologia. La ricerca approfondisce lo studio di casi paradigmatici, progetti e ricerche teoriche condotte nell'ambito della progettazione di musei, siti e parchi archeologici, con particolare riferimento alle esperienze in Italia, tra gli anni '60 e '80 del secolo scorso condotte da Franco Minissi, Francesco Venezia, Alvaro Siza e le più recenti sperimentazioni in area iberica, nelle scuole di Valladolid e di Porto.
7-mar-2025
Italiano
topos; architettura; archeologia; paesaggio; topografia
VOLPE, GIULIANO
VOLPE, GIULIANO
Università degli studi di Bari
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIBA-213903