La tesi è dedicata alle poesie di Cesare Pavese scritte tra il 1930 dei Mari del Sud e il 1950 della morte, e organizzate in raccolte più o meno estese, di cui si dà l’edizione critica: Lavorare stanca (1936 e 1943), La terra e la morte (1947), Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (postuma, 1951) e Due poesie a T. (postuma, 1960). Ciascun testo è dunque corredato da un apparato che registra correzioni e varianti d’autore, da una appendice nella quale è catalogato l’avantesto e da un cappello introduttivo che sintetizza i risultati del lavoro filologico; chiude l’edizione un commento discorsivo ai versi, nel quale i dati raccolti durante la fase propriamente ecdotica sono proiettati sul più ampio schermo di analisi metrica, linguistica e tematica della poesia pavesiana. Il principale risultato del lavoro è costituito senz’altro dall’edizione di Lavorare stanca, restituita al testo del 1943, che rappresenta il vertice della produzione in versi di Pavese in quanto vera e propria summa ne varietur dell’esperienza poetica del decennio precedente. Costitutivamente periferica rispetto al panorama coevo, presto dominato da una diffusa grammatica ermetica, Lavorare stanca è una raccolta a forte vocazione narrativa, le cui scelte metriche (il verso lungo a piede anapestico) e tematiche (la «poesia-racconto») tendono a un rapporto contrastivo con le linee prevalenti della lirica degli anni Trenta. Tali scelte sono compiute al costo di un lungo lavorio tecnico, che costituisce una delle cifre più caratteristiche della scrittura pavesiana e che gli strumenti di lunga tradizione della filologia d’autore possono mettere in piena luce.

Edizione critica e commentata dell'opera poetica di Cesare Pavese (1930-1950)

CRISTOFARI, GIOELE
2024

Abstract

La tesi è dedicata alle poesie di Cesare Pavese scritte tra il 1930 dei Mari del Sud e il 1950 della morte, e organizzate in raccolte più o meno estese, di cui si dà l’edizione critica: Lavorare stanca (1936 e 1943), La terra e la morte (1947), Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (postuma, 1951) e Due poesie a T. (postuma, 1960). Ciascun testo è dunque corredato da un apparato che registra correzioni e varianti d’autore, da una appendice nella quale è catalogato l’avantesto e da un cappello introduttivo che sintetizza i risultati del lavoro filologico; chiude l’edizione un commento discorsivo ai versi, nel quale i dati raccolti durante la fase propriamente ecdotica sono proiettati sul più ampio schermo di analisi metrica, linguistica e tematica della poesia pavesiana. Il principale risultato del lavoro è costituito senz’altro dall’edizione di Lavorare stanca, restituita al testo del 1943, che rappresenta il vertice della produzione in versi di Pavese in quanto vera e propria summa ne varietur dell’esperienza poetica del decennio precedente. Costitutivamente periferica rispetto al panorama coevo, presto dominato da una diffusa grammatica ermetica, Lavorare stanca è una raccolta a forte vocazione narrativa, le cui scelte metriche (il verso lungo a piede anapestico) e tematiche (la «poesia-racconto») tendono a un rapporto contrastivo con le linee prevalenti della lirica degli anni Trenta. Tali scelte sono compiute al costo di un lungo lavorio tecnico, che costituisce una delle cifre più caratteristiche della scrittura pavesiana e che gli strumenti di lunga tradizione della filologia d’autore possono mettere in piena luce.
2024
Italiano
GIBELLINI, CECILIA
Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro
Vercelli
787
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIUPO-214538