Il progetto dottorale ha previsto una accurata analisi del contesto organizzativo ospedaliero con particolare attenzione al paziente che accede, a vario titolo, nel Servizio Sanitario Nazionale. Il primo anno di dottorato si è provveduto ad analizzare i flussi di Pronto Soccorso, che hanno portato alla pubblicazione di un lavoro su rivista impattata. Tale studio ha evidenziato come gli accessi in Pronto Soccorso effettuati dai pazienti anziani esitavano più frequentemente in ricoveri e che l’età era strettamente correlata ai cosiddetti “frequent users”, ovvero pazienti con più di 4 accessi in Pronto Soccorso nel corso dell’anno solare. Dall’analisi del contesto si è evinto come l’età, sicuramente rappresentativa in una determinata popolazione, fosse in realtà solo l’apice di un iceberg molto più profondo. Infatti, la mancanza di servizi assistenziali sociosanitari territoriali, in grado di prendere in carico il paziente anziano non solo dal punto di vista sanitario, ma molto più spesso da quello sociale, è risultata essere la componente fondamentale della ricorrenza al Sistema di Emergenza ospedaliero. Una volta evidenziati questi aspetti, la ricerca si è concentrata quindi sulla ipotesi che il paziente anziano, che accede al pronto Soccorso, esprima una necessità assistenziale che risulta solo in parte evasa dal punto di vista sanitario. Preminente risultava pertanto individuare i pazienti cosiddetti “fragili”, abbracciando una definizione di fragilità multidimensionale, in grado di evidenziare le componenti preponderanti nel determinismo di tale condizione psico-fisica. In questo studio è emerso come la popolazione afferente al Pronto Soccorso abbia una prevalenza nettamente superiore rispetto alla popolazione residente di fragilità (50% circa vs 14% circa), a parità di età, e che le condizioni di salute siano solo una concausa della domanda assistenziale. È emerso con chiarezza che la popolazione fragile che accede in Pronto Soccorso sia molto più spesso sola e in condizioni economiche svantaggiose rispetto alla popolazione cosiddetta “robusta”. Alla luce dei risultati raggiunti negli anni precedenti, l’ultimo anno di dottorato si è concentrato sull’analisi dei ricoveri attraverso le schede di dimissione ospedaliera e il loro match con i dati di laboratorio per l’individuazione di biomarkers correlati ad outcomes avversi da ricercare in pazienti che, considerata l’età e la scarsità di risorse destinate all’effettuazione di una seria valutazione multidimensionale della fragilità in ambito ospedaliero e territoriale, potrebbero essere potenzialmente fragili.
Fragilità e utilizzo dei servizi: dal sovraffollamento in pronto soccorso alla dimissione difficile
MORCIANO, LAURA
2019
Abstract
Il progetto dottorale ha previsto una accurata analisi del contesto organizzativo ospedaliero con particolare attenzione al paziente che accede, a vario titolo, nel Servizio Sanitario Nazionale. Il primo anno di dottorato si è provveduto ad analizzare i flussi di Pronto Soccorso, che hanno portato alla pubblicazione di un lavoro su rivista impattata. Tale studio ha evidenziato come gli accessi in Pronto Soccorso effettuati dai pazienti anziani esitavano più frequentemente in ricoveri e che l’età era strettamente correlata ai cosiddetti “frequent users”, ovvero pazienti con più di 4 accessi in Pronto Soccorso nel corso dell’anno solare. Dall’analisi del contesto si è evinto come l’età, sicuramente rappresentativa in una determinata popolazione, fosse in realtà solo l’apice di un iceberg molto più profondo. Infatti, la mancanza di servizi assistenziali sociosanitari territoriali, in grado di prendere in carico il paziente anziano non solo dal punto di vista sanitario, ma molto più spesso da quello sociale, è risultata essere la componente fondamentale della ricorrenza al Sistema di Emergenza ospedaliero. Una volta evidenziati questi aspetti, la ricerca si è concentrata quindi sulla ipotesi che il paziente anziano, che accede al pronto Soccorso, esprima una necessità assistenziale che risulta solo in parte evasa dal punto di vista sanitario. Preminente risultava pertanto individuare i pazienti cosiddetti “fragili”, abbracciando una definizione di fragilità multidimensionale, in grado di evidenziare le componenti preponderanti nel determinismo di tale condizione psico-fisica. In questo studio è emerso come la popolazione afferente al Pronto Soccorso abbia una prevalenza nettamente superiore rispetto alla popolazione residente di fragilità (50% circa vs 14% circa), a parità di età, e che le condizioni di salute siano solo una concausa della domanda assistenziale. È emerso con chiarezza che la popolazione fragile che accede in Pronto Soccorso sia molto più spesso sola e in condizioni economiche svantaggiose rispetto alla popolazione cosiddetta “robusta”. Alla luce dei risultati raggiunti negli anni precedenti, l’ultimo anno di dottorato si è concentrato sull’analisi dei ricoveri attraverso le schede di dimissione ospedaliera e il loro match con i dati di laboratorio per l’individuazione di biomarkers correlati ad outcomes avversi da ricercare in pazienti che, considerata l’età e la scarsità di risorse destinate all’effettuazione di una seria valutazione multidimensionale della fragilità in ambito ospedaliero e territoriale, potrebbero essere potenzialmente fragili.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/214949
URN:NBN:IT:UNIROMA2-214949