Con l’approvazione del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150 , attuativo 1 della legge delega 27 settembre 2021, n. 134, l’ordinamento penale italiano si è dotato, per la prima volta, di una disciplina organica della giustizia riparativa la quale, per ampiezza e completezza, risalta nell’ambito del contesto europeo, pure avvezzo a misurarsi con le restorative practices. Si tratta di una scelta normativa che esalta la centralità di un’efficienza coltivata non solo nella prospettiva dello snellimento e della celerità procedurale, ma anche attraverso una nuova dimensione qualitativa della giustizia penale, integrata da una inedita forma di “giustizia dell’incontro” . 2 La restorative justice è infatti definita dall’art. 42 del decreto citato come «ogni programma che consente alla vittima del reato, alla persona indicata come autore dell’offesa e ad altri soggetti appartenenti alla comunità di partecipare liberamente, in modo consensuale, attivo e volontario, alla risoluzione delle questioni derivanti dal reato, con l’aiuto di un terzo imparziale, adeguatamente formato, denominato mediatore». Alla base del paradigma in questione sta, dunque, l’idea di una possibile ricomposizione del conflitto generato dal reato anche nella sua dimensione emotiva, per il tramite di un coinvolgimento attivo e volontario delle parti interessate. L’architrave della giustizia riparativa è rappresentato dal percorso dialogico, sul quale deve fondarsi l’accordo che cristallizza l’epilogo conciliativo: esso mira a promuovere la responsabilizzazione dell’autore dell’illecito, a restituire voce al vissuto sofferto di chi ha patito le conseguenze del crimine, e a ricostituire i legami con la comunità. Al fine di inquadrare la disciplina del modello de quo, il presente studio prende le mosse dalla disamina delle ragioni che giustificano la necessità di concepire un sistema di risposta all’illecito penale improntato al superamento delle conseguenze offensive attraverso l’ascolto reciproco ed il riconoscimento dell’altro. In questa prospettiva, preliminarmente ci si soffermerà sui soggetti, sui contenuti, sulle finalità e sul metodo sotteso alla giustizia conciliativa, sottolineandone le differenze rispetto al tradizionale intervento penale. Successivamente, si analizzerà la disciplina positiva degli strumenti di giustizia riparativa già sperimentati nel nostro ordinamento, id est la mediazione come coltivata in seno al procedimento minorile (art. 28 d.p.r. 448/1988) o davanti al giudice di pace (art. 29 d.lgs. n. 274/2000). L’istituzionalizzazione del modello de quo nel sistema penale italiano giunge invero tutt’altro che inattesa, rappresentando la risposta agli insistenti moniti sovranazionali. In quest’ottica, lo studio approfondirà anche le numerose fonti europee e internazionali che suggeriscono a più riprese l’utilità di una base legale per la materia , 3 specie allorquando questa entri in contatto con la giustizia penale tradizionale . 4 L’esposizione si soffermerà, poi, in una prospettiva comparatistica, sull’analisi delle scelte legislative più significative elaborate in materia di restorative justice dagli ordinamenti francese e spagnolo, caratterizzati da sistemi processuali diversi tra loro, e eterogenei anche rispetto a quello italiano. Successivamente si entrerà nel merito della disciplina organica del modello italiano di giustizia riparativa, che offre una cornice entro la quale sono collocati in modo ordinato e coerente aspetti definitori e principi generali, che contraddistinguono le diversi fasi interne alla procedura mediativa. Da ultimo, la trattazione verterà sulla relazione che intercorre tra giustizia conciliativa e giustizia contenziosa: da un lato, si sottolineerà la separatezza che è in un certo qual modo assicurata dai principi generali di riservatezza, inutilizzabilità e segreto riparativo; dall’altro, si delineeranno le occasioni di contatto - pur esistenti - tra i due sistemi realizzate per il tramite delle previsioni di cui agli artt. 129 bis c.p.p. e 57 d.lgs. n. 150/2022.

Giustizia riparativa e procedimento penale: separatezza e interazioni

MAZZA, GIULIA
2024

Abstract

Con l’approvazione del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150 , attuativo 1 della legge delega 27 settembre 2021, n. 134, l’ordinamento penale italiano si è dotato, per la prima volta, di una disciplina organica della giustizia riparativa la quale, per ampiezza e completezza, risalta nell’ambito del contesto europeo, pure avvezzo a misurarsi con le restorative practices. Si tratta di una scelta normativa che esalta la centralità di un’efficienza coltivata non solo nella prospettiva dello snellimento e della celerità procedurale, ma anche attraverso una nuova dimensione qualitativa della giustizia penale, integrata da una inedita forma di “giustizia dell’incontro” . 2 La restorative justice è infatti definita dall’art. 42 del decreto citato come «ogni programma che consente alla vittima del reato, alla persona indicata come autore dell’offesa e ad altri soggetti appartenenti alla comunità di partecipare liberamente, in modo consensuale, attivo e volontario, alla risoluzione delle questioni derivanti dal reato, con l’aiuto di un terzo imparziale, adeguatamente formato, denominato mediatore». Alla base del paradigma in questione sta, dunque, l’idea di una possibile ricomposizione del conflitto generato dal reato anche nella sua dimensione emotiva, per il tramite di un coinvolgimento attivo e volontario delle parti interessate. L’architrave della giustizia riparativa è rappresentato dal percorso dialogico, sul quale deve fondarsi l’accordo che cristallizza l’epilogo conciliativo: esso mira a promuovere la responsabilizzazione dell’autore dell’illecito, a restituire voce al vissuto sofferto di chi ha patito le conseguenze del crimine, e a ricostituire i legami con la comunità. Al fine di inquadrare la disciplina del modello de quo, il presente studio prende le mosse dalla disamina delle ragioni che giustificano la necessità di concepire un sistema di risposta all’illecito penale improntato al superamento delle conseguenze offensive attraverso l’ascolto reciproco ed il riconoscimento dell’altro. In questa prospettiva, preliminarmente ci si soffermerà sui soggetti, sui contenuti, sulle finalità e sul metodo sotteso alla giustizia conciliativa, sottolineandone le differenze rispetto al tradizionale intervento penale. Successivamente, si analizzerà la disciplina positiva degli strumenti di giustizia riparativa già sperimentati nel nostro ordinamento, id est la mediazione come coltivata in seno al procedimento minorile (art. 28 d.p.r. 448/1988) o davanti al giudice di pace (art. 29 d.lgs. n. 274/2000). L’istituzionalizzazione del modello de quo nel sistema penale italiano giunge invero tutt’altro che inattesa, rappresentando la risposta agli insistenti moniti sovranazionali. In quest’ottica, lo studio approfondirà anche le numerose fonti europee e internazionali che suggeriscono a più riprese l’utilità di una base legale per la materia , 3 specie allorquando questa entri in contatto con la giustizia penale tradizionale . 4 L’esposizione si soffermerà, poi, in una prospettiva comparatistica, sull’analisi delle scelte legislative più significative elaborate in materia di restorative justice dagli ordinamenti francese e spagnolo, caratterizzati da sistemi processuali diversi tra loro, e eterogenei anche rispetto a quello italiano. Successivamente si entrerà nel merito della disciplina organica del modello italiano di giustizia riparativa, che offre una cornice entro la quale sono collocati in modo ordinato e coerente aspetti definitori e principi generali, che contraddistinguono le diversi fasi interne alla procedura mediativa. Da ultimo, la trattazione verterà sulla relazione che intercorre tra giustizia conciliativa e giustizia contenziosa: da un lato, si sottolineerà la separatezza che è in un certo qual modo assicurata dai principi generali di riservatezza, inutilizzabilità e segreto riparativo; dall’altro, si delineeranno le occasioni di contatto - pur esistenti - tra i due sistemi realizzate per il tramite delle previsioni di cui agli artt. 129 bis c.p.p. e 57 d.lgs. n. 150/2022.
2024
Italiano
GERACI, ROSA MARIA
Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/215206
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA2-215206