La domanda alla base di questa ricerca è come sia impiegato, e come impiegare, lo storytelling nella comunicazione ecologica sul waste management. Il quadro teorico adottato si sviluppa in due direzioni. La prima è l’analisi dei frame, con attenzione rivolta alle ricadute pragmatiche della comunicazione; la seconda interessa l’analisi delle strutture che intelaiano le narrazioni, in particolare nelle forme proprie della narratologia (in larga parte di matrice echiana) e dell’econarratologia. Lo storytelling, in questo contesto, si intende come processo di significazione che realizza espressivamente, all’interno di una struttura narrativa, i sistemi di frame. A partire da questo quadro, il principale dispositivo di indagine proposto è la nozione di affordance narrative, intese come usi narrativi potenziali ai quali un oggetto semiotico si presta, che è impiegato per indagare il senso narrativo del waste. Questa indagine è condotta su una pluralità di forme espressive e tipologie testuali. Si è indagata, anzitutto, la rappresentazione del waste nei visual di campagne di sensibilizzazione, analizzando un corpus di campagne in cui il waste è portato in scena come personaggio, ora in narrazioni contro la dispersione e ora in narrazioni che promuovono il riciclo. In secondo luogo, si è esplorato il ruolo che il waste assume nel noir italiano della collana VerdeNero di Edizioni Ambiente, un progetto editoriale mosso da un esplicito obiettivo di sensibilizzazione: allo scopo si è tracciata una tassonomia dei motivi ricorrenti che realizzano testualmente le affordance narrative dei rifiuti, soffermandosi sulla dialettica tra una storia di crimine e una storia di ecocrimine che associano, nell’ottica dell’environmental justice, il danno alla comunità con il danno all’ambiente non umano. Si sono poi analizzati tre studi di caso, relativi a tre distinte tipologie testuali. Rivolgendo l’attenzione al waste come oggetto materiale portatore di storie, si è ricostruita la storia di un fenomeno spontaneo di “package storytelling gamificato” delle bottiglie di Coca-Cola tra gli anni Cinquanta e Settanta, che ha avuto l’effetto di promuovere il meccanismo del refill e del riuso in sorprendente contrasto con l’avvento dell’usa-e-getta. In ottica applicativa, si è esplorato l’impiego delle affordance narrative nella costruzione di narrazioni efficaci per l’educazione ambientale, messe alla prova sul campo con l’organizzazione di eventi per il grande pubblico. Infine, si è indagata la percezione ecologica nelle narrazioni autobiografiche del territorio a Homécourt, uno dei siti più inquinati di Francia, mediante la conduzione e l’analisi di interviste biografiche condotte in loco (con una metodologia che prende le mosse dal récit de vie di Daniel Bertaux). L’ultima parte della ricerca si confronta con i contributi e le sfide che emergono, sul tema, dalla cosiddetta Intelligenza Artificiale. Allo scopo si sono sviluppati strumenti di econarratologia computazionale basati sui word embedding, rappresentazioni geometriche degli spazi di significato: l’indagine ha interessato l’implementazione su macchina di alcuni compiti narratologici complessi (tra cui la descrizione di strutture ideologiche in senso echiano e il riconoscimento della focalizzazione), con l’obiettivo di aprire ad analisi su grandi corpora narrativi. In secondo luogo, si è presentato un quadro interpretativo per i prodotti dell’AI generativa, mostrando come la nozione di framing qui adottata si presti a indagarne i meccanismi tecnici. L’obiettivo è stato tracciare un ponte interdisciplinare che non si fermi alla superficie fenomenologica dell’AI, ma ne apra la black-box allo sguardo umanistico.
Culture del riciclo: strategie narrative e approcci semiotici nei waste studies
PEZZINI, LUCA
2025
Abstract
La domanda alla base di questa ricerca è come sia impiegato, e come impiegare, lo storytelling nella comunicazione ecologica sul waste management. Il quadro teorico adottato si sviluppa in due direzioni. La prima è l’analisi dei frame, con attenzione rivolta alle ricadute pragmatiche della comunicazione; la seconda interessa l’analisi delle strutture che intelaiano le narrazioni, in particolare nelle forme proprie della narratologia (in larga parte di matrice echiana) e dell’econarratologia. Lo storytelling, in questo contesto, si intende come processo di significazione che realizza espressivamente, all’interno di una struttura narrativa, i sistemi di frame. A partire da questo quadro, il principale dispositivo di indagine proposto è la nozione di affordance narrative, intese come usi narrativi potenziali ai quali un oggetto semiotico si presta, che è impiegato per indagare il senso narrativo del waste. Questa indagine è condotta su una pluralità di forme espressive e tipologie testuali. Si è indagata, anzitutto, la rappresentazione del waste nei visual di campagne di sensibilizzazione, analizzando un corpus di campagne in cui il waste è portato in scena come personaggio, ora in narrazioni contro la dispersione e ora in narrazioni che promuovono il riciclo. In secondo luogo, si è esplorato il ruolo che il waste assume nel noir italiano della collana VerdeNero di Edizioni Ambiente, un progetto editoriale mosso da un esplicito obiettivo di sensibilizzazione: allo scopo si è tracciata una tassonomia dei motivi ricorrenti che realizzano testualmente le affordance narrative dei rifiuti, soffermandosi sulla dialettica tra una storia di crimine e una storia di ecocrimine che associano, nell’ottica dell’environmental justice, il danno alla comunità con il danno all’ambiente non umano. Si sono poi analizzati tre studi di caso, relativi a tre distinte tipologie testuali. Rivolgendo l’attenzione al waste come oggetto materiale portatore di storie, si è ricostruita la storia di un fenomeno spontaneo di “package storytelling gamificato” delle bottiglie di Coca-Cola tra gli anni Cinquanta e Settanta, che ha avuto l’effetto di promuovere il meccanismo del refill e del riuso in sorprendente contrasto con l’avvento dell’usa-e-getta. In ottica applicativa, si è esplorato l’impiego delle affordance narrative nella costruzione di narrazioni efficaci per l’educazione ambientale, messe alla prova sul campo con l’organizzazione di eventi per il grande pubblico. Infine, si è indagata la percezione ecologica nelle narrazioni autobiografiche del territorio a Homécourt, uno dei siti più inquinati di Francia, mediante la conduzione e l’analisi di interviste biografiche condotte in loco (con una metodologia che prende le mosse dal récit de vie di Daniel Bertaux). L’ultima parte della ricerca si confronta con i contributi e le sfide che emergono, sul tema, dalla cosiddetta Intelligenza Artificiale. Allo scopo si sono sviluppati strumenti di econarratologia computazionale basati sui word embedding, rappresentazioni geometriche degli spazi di significato: l’indagine ha interessato l’implementazione su macchina di alcuni compiti narratologici complessi (tra cui la descrizione di strutture ideologiche in senso echiano e il riconoscimento della focalizzazione), con l’obiettivo di aprire ad analisi su grandi corpora narrativi. In secondo luogo, si è presentato un quadro interpretativo per i prodotti dell’AI generativa, mostrando come la nozione di framing qui adottata si presti a indagarne i meccanismi tecnici. L’obiettivo è stato tracciare un ponte interdisciplinare che non si fermi alla superficie fenomenologica dell’AI, ma ne apra la black-box allo sguardo umanistico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/215646
URN:NBN:IT:UNITO-215646