Nel panorama internazionale, le definizioni adottate per descrivere la responsabilità sociale di impresa sono molteplici e la maggior parte di queste fanno riferimento alla volontà di un’impresa di ridurre o eliminare gli impatti negativi delle sue attività sull’ambiente e sulla società civile, attraverso soluzioni che diano l’opportunità di ottenere contemporaneamente benefici sociali ed economici. A lungo si è ritenuto che misure di soft law, fondate sulla responsabilizzazione delle società e sulla sola sanzione del rischio reputazionale, costituissero la migliore via percorribile per evitare che le grandi imprese riversassero i costi ambientali e sociali delle proprie lucrative attività sui cittadini di Stati spesso tra i più poveri al mondo. L’orientamento volto a valorizzare la responsabilità sociale di impresa ha prodotto atti internazionali di grande rilevanza; tuttavia, come era facile prevedere, l’autoregolamentazione su base volontaria non ha dato utili risultati e i codici di comportamento adottati dalle società transnazionali sono risultati in pratica atti puramente di facciata, privi di effettività. Una svolta è stata costituita, invece, dall’adozione dei Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, in cui si esplicita l’obbligo delle imprese di rispettare i diritti umani, che implica l’attuazione da parte di esse di una politica di due diligence. Per assolvere adeguatamente il dovere di diligenza in materia di diritti umani e ambiente, le imprese sono chiamate a individuare e valutare, se necessario attribuire un ordine di priorità, prevenire, attenuare e arrestare gli impatti negativi, siano essi effettivi o potenziali ed a monitorare costantemente l’efficacia delle misure adottate in ossequio agli obblighi previsti dalla normativa europea e internazionale.
Il reporting di sostenibilità relativo ai cambiamenti climatici nella normativa internazionale ed europea. Problemi e prospettive per le imprese
CATALANO, TERESA
2025
Abstract
Nel panorama internazionale, le definizioni adottate per descrivere la responsabilità sociale di impresa sono molteplici e la maggior parte di queste fanno riferimento alla volontà di un’impresa di ridurre o eliminare gli impatti negativi delle sue attività sull’ambiente e sulla società civile, attraverso soluzioni che diano l’opportunità di ottenere contemporaneamente benefici sociali ed economici. A lungo si è ritenuto che misure di soft law, fondate sulla responsabilizzazione delle società e sulla sola sanzione del rischio reputazionale, costituissero la migliore via percorribile per evitare che le grandi imprese riversassero i costi ambientali e sociali delle proprie lucrative attività sui cittadini di Stati spesso tra i più poveri al mondo. L’orientamento volto a valorizzare la responsabilità sociale di impresa ha prodotto atti internazionali di grande rilevanza; tuttavia, come era facile prevedere, l’autoregolamentazione su base volontaria non ha dato utili risultati e i codici di comportamento adottati dalle società transnazionali sono risultati in pratica atti puramente di facciata, privi di effettività. Una svolta è stata costituita, invece, dall’adozione dei Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, in cui si esplicita l’obbligo delle imprese di rispettare i diritti umani, che implica l’attuazione da parte di esse di una politica di due diligence. Per assolvere adeguatamente il dovere di diligenza in materia di diritti umani e ambiente, le imprese sono chiamate a individuare e valutare, se necessario attribuire un ordine di priorità, prevenire, attenuare e arrestare gli impatti negativi, siano essi effettivi o potenziali ed a monitorare costantemente l’efficacia delle misure adottate in ossequio agli obblighi previsti dalla normativa europea e internazionale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/218025
URN:NBN:IT:UNIBA-218025