L’elaborato finale presenta un’inedita rilettura del corpus letterario e teatrale di Alberto Arbasino (1930-2020), attraverso una prospettiva comparatistica e interdisciplinare, volta a impostare un’interazione tra lo studio sul melodramma ottocentesco e l’analisi letteraria, sociologica e filosofica della prima produzione arbasiniana. Nello specifico, si persegue un lavoro di indagine sull’insistente intertestualità negli scritti dell’autore, che attinge principalmente alla letteratura della Linea Lombarda (Giuseppe Parini, Alessandro Manzoni, Carlo Porta, Carlo Emilio Gadda) e alla librettistica ottocentesca (Felice Romani, Carlo Pepoli, Lorenzo da Ponte), nel romanzo L’Anonimo lombardo, pubblicato in primis come racconto lungo nel 1959. Ricostruendo il contesto culturale, linguistico e socio-politico italiano degli anni ’50, in cui si colloca la narrativa di Arbasino in aperta rottura, già con Le piccole vacanze (1957), nei confronti di una linea letteraria catto-comunista, l’obiettivo finale dello studio è la definizione e l’interpretazione del medium melodrammatico come dispositivo citazionistico di conoscenza estetica, adoperato dall’autore allo scopo di risemantizzare il soggetto e protagonista letterario omosessuale, definito da Arbasino come campione di “sodomia da commedia” (Arbasino, 2014). L’oggetto della ricerca si inserisce in seno all’aperto dibattito teorico sui queer studies, inaugurato negli ambienti accademici angloamericani negli anni Novanta, a proposito della rielaborazione dei termini della sessualità̀ e della costruzione di una nuova categoria critica, trasversale, ambigua, per l’appunto queer (De Lauretis, 1991). Attraverso la pratica testuale e performativa del romanzo arbasiniano, anche alla luce dell’intero corpus letterario e dell’ allestimento operistico della Carmen di Bizet, curato da Arbasino nel 1967 per il Teatro Comunale di Bologna, il lavoro mira a costruire un orizzonte discorsivo intorno alla rappresentazione artistica di soggettività sessualmente complesse e pluralizzate, approfondite nei rapporti specifici che queste intrattengono con l’estetica kitsch e il gusto camp, le implicazioni con i temi del rifiuto dell’omonormatività che si misurano con l’apparato teorico queer performativo e antisociale statunitense.

Forme di intertestualità melodrammatica nel romanzo contemporaneo. Una lettura queer de L'Anonimo Lombardo di Alberto Arbasino.

CASTALDO, BIAGIO
2025

Abstract

L’elaborato finale presenta un’inedita rilettura del corpus letterario e teatrale di Alberto Arbasino (1930-2020), attraverso una prospettiva comparatistica e interdisciplinare, volta a impostare un’interazione tra lo studio sul melodramma ottocentesco e l’analisi letteraria, sociologica e filosofica della prima produzione arbasiniana. Nello specifico, si persegue un lavoro di indagine sull’insistente intertestualità negli scritti dell’autore, che attinge principalmente alla letteratura della Linea Lombarda (Giuseppe Parini, Alessandro Manzoni, Carlo Porta, Carlo Emilio Gadda) e alla librettistica ottocentesca (Felice Romani, Carlo Pepoli, Lorenzo da Ponte), nel romanzo L’Anonimo lombardo, pubblicato in primis come racconto lungo nel 1959. Ricostruendo il contesto culturale, linguistico e socio-politico italiano degli anni ’50, in cui si colloca la narrativa di Arbasino in aperta rottura, già con Le piccole vacanze (1957), nei confronti di una linea letteraria catto-comunista, l’obiettivo finale dello studio è la definizione e l’interpretazione del medium melodrammatico come dispositivo citazionistico di conoscenza estetica, adoperato dall’autore allo scopo di risemantizzare il soggetto e protagonista letterario omosessuale, definito da Arbasino come campione di “sodomia da commedia” (Arbasino, 2014). L’oggetto della ricerca si inserisce in seno all’aperto dibattito teorico sui queer studies, inaugurato negli ambienti accademici angloamericani negli anni Novanta, a proposito della rielaborazione dei termini della sessualità̀ e della costruzione di una nuova categoria critica, trasversale, ambigua, per l’appunto queer (De Lauretis, 1991). Attraverso la pratica testuale e performativa del romanzo arbasiniano, anche alla luce dell’intero corpus letterario e dell’ allestimento operistico della Carmen di Bizet, curato da Arbasino nel 1967 per il Teatro Comunale di Bologna, il lavoro mira a costruire un orizzonte discorsivo intorno alla rappresentazione artistica di soggettività sessualmente complesse e pluralizzate, approfondite nei rapporti specifici che queste intrattengono con l’estetica kitsch e il gusto camp, le implicazioni con i temi del rifiuto dell’omonormatività che si misurano con l’apparato teorico queer performativo e antisociale statunitense.
23-giu-2025
Italiano
SBARDELLA, LIVIO
FUSILLO, MASSIMO
Università degli Studi dell'Aquila
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/218102
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIVAQ-218102