La ricerca si pone nel solco degli studi sul turismo, con l’obiettivo di fornire un approfondimento sugli impatti e le opportunità che il fenomeno genera, allo stato attuale e potenziale, nello specifico contesto dei territori montani. Lo spunto del presente lavoro è derivato dalla lettura di articoli e report, circa l’aumento della diffusione delle attività outdoor, in particolare l’escursionismo e l’arrampicata, che, da sport di nicchia, hanno assunto, negli ultimi anni, una inedita rilevanza quantitativa, in Italia e nel mondo, ma anche una trasformazione qualitativa tale da connotarle come tendenze sociali che generano nuove abitudini e stili di vita. Come impostazione della ricerca si è scelto pertanto di considerare queste attività non solo come discipline sportive ma soprattutto in quanto pratiche ambientali, poiché la conoscenza diretta e immersiva degli ambienti che i soggetti vivono ed esperiscono - camminando, andando in bicicletta o scalando - è componente fondamentale dell’attività stessa, ed è parte sostanziale della motivazione e del piacere generato dagli sport in natura. Praticando attività in outdoor, gli individui esplorano i territori, attivando percorsi di percezione e scoperta a partire dai siti dove si svolgono le diverse discipline, quali sentieri, falesie, fiumi, laghi, che assumono la valenza di nuovi attrattori, potenziando, conseguentemente, anche l’attrattività dei contesti paesaggistici e culturali in cui sono situati. Nella letteratura sul tema, è ormai consolidata la distinzione tra i diversi specifici segmenti che compongono il mondo del viaggio e della vacanza, tra i quali, negli ultimi anni, si è diffuso il cosiddetto ‘turismo naturalistico’, che nelle diverse accezioni, viene declinato anche come attivo, adrenalinico e sostenibile, come si analizzerà nella prima parte del testo. Accelerato anche dalla pandemia, il bisogno di aria aperta, naturalità e benessere fisico è divenuto sempre più comune, ma la crescita dei flussi turistici, soprattutto in zone rurali e montane, e in contesti naturali delicati, non sempre genera reali benefici economici e sociali per i territori, ma, di contro, può accelerare i processi recessivi già in atto. Attraverso la disamina delle principali normative e delle strategie pubbliche, ma anche con la presentazione di buone pratiche, lo studio intende contribuire alla riflessione sulle prospettive di sviluppo per le aree interne montane in Italia e capire, se e come, le nuove forme di fruizione turistica, come le pratiche ambientali legate agli sport outdoor, possano costituire un’opportunità di rivitalizzazione e riqualificazione per i territori di media montagna. Si propone pertanto, come caso di studio, la mappatura della rete dei sentieri escursionistici e delle palestre di roccia per l’arrampicata, presenti nell’Area Interna del Lazio ‘Monti Reatini’, quali potenziali attrattori ambientali da valorizzare per promuovere sane e sostenibili forme di turismo, quale componente strategica in una progettazione territoriale che muova da una visione sistemica e integrata del patrimonio locale. Nella prima parte della ricerca, si inquadra il vasto tema del rapporto uomo-montagna, ripercorrendo con un breve excursus storico l’evoluzione sia delle pratiche che degli immaginari: a partire dalle prime esplorazioni in quota, a scopo scientifico, e fino alla genesi dei diversi, e più attuali, modi di vivere ed esperire i territori montani. Negli ultimi quarant’anni, il mondo del viaggio e della vacanza ha registrato non solo un imponente aumento in termini numerici, quasi un miliardo e mezzo di viaggi all’anno nel mondo1 , ma anche notevoli trasformazioni circa le modalità, le tempistiche, le motivazioni e le tipologie di turisti (De Masi, 2018; Bagnoli, 2018) rendendo necessario circoscrivere l’analisi a determinati contesti specifici. Pertanto, data la natura del fenomeno, sempre più sfaccettato e complesso, si ritiene utile partire da una ricognizione delle definizioni utilizzate nella letteratura scientifica per identificare i vari segmenti turistici emergenti, prendendo in esame i trend legati all’ambiente naturale e alle attività sportive, quali il turismo outdoor, d’avventura e sportivo, e ai principi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, quali l’ecoturismo, il turismo responsabile e di comunità, che costituiscono le principali tendenze da esplorare al fine di comprendere l’evoluzione delle pratiche stesse e le potenzialità legate alla messa a sistema delle risorse naturali. Nel successivo capitolo, a partire da una panoramica generale circa le differenti tipologie di sport outdoor, vengono approfondite due attività, tra le più diffuse, che si svolgono in ambiente naturale e, solitamente montano: l’escursionismo, comprendente diverse discipline correlate al camminare, e l’arrampicata sportiva. La scelta è derivata dall’impossibilità di trattare gli sport outdoor nella loro totalità per la profonda diversità dei contesti naturali e delle modalità di pratica che contraddistinguono le discipline in ambiente e si è orientata sulla scelta di due attività tra le più diffuse e in crescita e tra quelle più ‘spontanee’ per la fisiologia dell’uomo che, prima di imparare a camminare in posizione eretta, si muove utilizzando tutti e quattro gli arti. L’analisi intende mettere in evidenza le caratteristiche e gli aspetti benefici del camminare e della arrampicata, sia fisici che psichici, a livello individuale e collettivo, e, contestualmente, approfondire la conoscenza del sistema organizzativo relativo a queste discipline, rappresentato da club e federazioni e far emergere il ruolo strategico del Terzo Settore e del mondo dell’associazionismo. L’escursionismo, nelle diverse modalità quali hiking, trekking e cammini, ha assunto ormai una dimensione di massa, accelerata anche in conseguenza alla pandemia, sia in termini numerici di praticanti, che di nuovi progetti, regionali e nazionali, basati sulla creazione di itinerari tematici e di percorsi dolci da praticare a piedi ma anche, a volte, in bicicletta o a cavallo. L’arrampicata sportiva, pur essendo ancora annoverata tra le pratiche di nicchia, ha avuto un vero e proprio ‘boom’ negli ultimi dieci anni, anche grazie alla diffusione delle palestre indoor e al recente inserimento della pratica tra le discipline olimpiche. Gli appassionati di questo sport sono soliti scegliere la destinazione di vacanza in relazione alla possibilità di scalare ma, nonostante ciò, l’indagine ha confermato come questa attività risulti ancora poco considerata, e non sufficientemente valorizzata, nell’ambito delle strategie di sviluppo turistico. Nella seconda parte della ricerca, si presenta una sintetica disamina delle principali e più recenti strategie e politiche pubbliche, relative alla questione della montagna in Italia, in ottica di miglioramento della qualità della vita e di rilancio socioeconomico delle terre alte, tra cui, in particolare, ci si sofferma sulla Strategia Nazionale per le Aree Interne. Da tale studio appare con evidenza che, sia nell’ambito delle strategie d’area finanziate dalla SNAI, così come in quasi tutti i recenti progetti di pianificazione e rigenerazione territoriale delle aree interne e medio-montane, il turismo venga sempre considerato una leva determinante, per la capacità di trainare differenti attività produttive e riattivare economie locali. Ma proprio la fragilità di questi luoghi, sia sociale che ambientale, rende necessario, a monte, lo studio e la valutazione approfondita dello specifico contesto territoriale, al fine di garantire una corretta strutturazione dell’offerta; in molti casi, infatti, si è potuto constatare come lo sviluppo turistico, se concepito come puro ambito economico, slegato da una progettualità di sviluppo complessiva, non solo non produce gli effetti benefici sperati, ma può generare, di contro, impatti negativi in termini di consumo di suolo, perdita di patrimonio culturale e d’identità dei luoghi e alterazioni del paesaggio. Proprio in questo momento, inoltre, le aree appenniniche, come quella reatina, sono ‘investite’ da un ingente mole di finanziamenti pubblici - oltre alla SNAI, i fondi per la ricostruzione post-sisma, il PNRR etc. - che rischia di essere disperso o, peggio, mal investito, in progetti calati dall’alto, non accurati e calibrati sui diversi contesti geografici e sui bisogni delle comunità2 . A testimonianza delle grandi potenzialità del turismo lento, in particolare relativo a camminate e scalate, a conclusione della seconda parte, si analizzano alcune iniziative, a livello nazionale e regionale - quali il Sentiero Italia CAI, il progetto PiemonteOutdoor e il sistema delle falesie del lecchese e del finalese - che costituiscono delle buone pratiche, volte ad innescare meccanismi virtuosi di partecipazione e di cooperazione in ambito locale, che possono rappresentare modelli di gestione e promozione, replicabili in altri analoghi contesti geografici. Nella terza ed ultima parte, si prende in esame il territorio dell’Area Interna ‘Monti Reatini’, come definito nell’ambito della Strategia Nazionale per le Aree Interne per il ciclo di programmazione 2014-2020, scelto come caso di studio della ricerca, per indagare lo stato attuale e le potenzialità delle risorse ambientali e naturalistiche della zona, in relazione alla crescente domanda di praticanti di trekking e arrampicata sportiva. Attraverso la mappatura dei principali attrattori presenti nel territorio, si auspica di poter contribuire alla conoscenza del contesto geografico, al fine di intercettare uno degli obiettivi della Strategia d’Area dei ‘Monti Reatini’, ovvero la valorizzazione e la promozione della rete sentieristica e delle risorse naturalistiche, paesaggistiche e culturali della zona, per la costruzione di una nuova visione di sviluppo del territorio e di un sistema di offerta turistica integrata3 . Oltre al reperimento di dati statistici e numerici, è stata svolta una ricerca qualitativa attraverso diversi momenti sul campo, tra cui di fondamentale importanza è stata l’attività di osservazione partecipante. La frequentazione e la permanenza, sia nelle falesie e lungo i sentieri della zona, sia nei centri abitati e nei luoghi di ritrovo, in stagioni diverse dell’anno, ha permesso di comprendere la dinamica dei flussi nelle varie stagioni, le traiettorie e le forma di fruizione del territorio, in particolare legate alle attività sportive outdoor. Sono state inoltre condotte diverse interviste a interlocutori privilegiati - sindaci e rappresentanti di enti pubblici, guide e operatori del turismo, residenti e turisti - al fine di rilevare la percezione delle risorse e del capitale territoriale, le aspirazioni delle comunità abitanti e gli immaginari di sviluppo dell’area di studio, da parte non solo di chi lo abita, ma anche chi lo frequenta temporaneamente. Per questo è stata svolta anche una indagine diretta, attraverso la somministrazione di due questionari che hanno ottenuto oltre 200 risposte, tra praticanti di escursionismo, cicloescursionismo, MBT e arrampicata che frequentano la zona del reatino, e i cui risultati compongono un importante tassello per la conoscenza delle opportunità e delle criticità del territorio, approfondendo una specifica e attuale tipologia di fruizione turistica e delle relative potenzialità di sviluppo per la crescita sociale ed economica dell’area di studio.
Escursionismo e attività outdoor come opportunità per lo sviluppo di un turismo lento nei territori italiani di media montagna: mapping e risorse dell’Area Interna del Lazio ‘Monti Reatini’
PAIELLI, CLAUDIA
2024
Abstract
La ricerca si pone nel solco degli studi sul turismo, con l’obiettivo di fornire un approfondimento sugli impatti e le opportunità che il fenomeno genera, allo stato attuale e potenziale, nello specifico contesto dei territori montani. Lo spunto del presente lavoro è derivato dalla lettura di articoli e report, circa l’aumento della diffusione delle attività outdoor, in particolare l’escursionismo e l’arrampicata, che, da sport di nicchia, hanno assunto, negli ultimi anni, una inedita rilevanza quantitativa, in Italia e nel mondo, ma anche una trasformazione qualitativa tale da connotarle come tendenze sociali che generano nuove abitudini e stili di vita. Come impostazione della ricerca si è scelto pertanto di considerare queste attività non solo come discipline sportive ma soprattutto in quanto pratiche ambientali, poiché la conoscenza diretta e immersiva degli ambienti che i soggetti vivono ed esperiscono - camminando, andando in bicicletta o scalando - è componente fondamentale dell’attività stessa, ed è parte sostanziale della motivazione e del piacere generato dagli sport in natura. Praticando attività in outdoor, gli individui esplorano i territori, attivando percorsi di percezione e scoperta a partire dai siti dove si svolgono le diverse discipline, quali sentieri, falesie, fiumi, laghi, che assumono la valenza di nuovi attrattori, potenziando, conseguentemente, anche l’attrattività dei contesti paesaggistici e culturali in cui sono situati. Nella letteratura sul tema, è ormai consolidata la distinzione tra i diversi specifici segmenti che compongono il mondo del viaggio e della vacanza, tra i quali, negli ultimi anni, si è diffuso il cosiddetto ‘turismo naturalistico’, che nelle diverse accezioni, viene declinato anche come attivo, adrenalinico e sostenibile, come si analizzerà nella prima parte del testo. Accelerato anche dalla pandemia, il bisogno di aria aperta, naturalità e benessere fisico è divenuto sempre più comune, ma la crescita dei flussi turistici, soprattutto in zone rurali e montane, e in contesti naturali delicati, non sempre genera reali benefici economici e sociali per i territori, ma, di contro, può accelerare i processi recessivi già in atto. Attraverso la disamina delle principali normative e delle strategie pubbliche, ma anche con la presentazione di buone pratiche, lo studio intende contribuire alla riflessione sulle prospettive di sviluppo per le aree interne montane in Italia e capire, se e come, le nuove forme di fruizione turistica, come le pratiche ambientali legate agli sport outdoor, possano costituire un’opportunità di rivitalizzazione e riqualificazione per i territori di media montagna. Si propone pertanto, come caso di studio, la mappatura della rete dei sentieri escursionistici e delle palestre di roccia per l’arrampicata, presenti nell’Area Interna del Lazio ‘Monti Reatini’, quali potenziali attrattori ambientali da valorizzare per promuovere sane e sostenibili forme di turismo, quale componente strategica in una progettazione territoriale che muova da una visione sistemica e integrata del patrimonio locale. Nella prima parte della ricerca, si inquadra il vasto tema del rapporto uomo-montagna, ripercorrendo con un breve excursus storico l’evoluzione sia delle pratiche che degli immaginari: a partire dalle prime esplorazioni in quota, a scopo scientifico, e fino alla genesi dei diversi, e più attuali, modi di vivere ed esperire i territori montani. Negli ultimi quarant’anni, il mondo del viaggio e della vacanza ha registrato non solo un imponente aumento in termini numerici, quasi un miliardo e mezzo di viaggi all’anno nel mondo1 , ma anche notevoli trasformazioni circa le modalità, le tempistiche, le motivazioni e le tipologie di turisti (De Masi, 2018; Bagnoli, 2018) rendendo necessario circoscrivere l’analisi a determinati contesti specifici. Pertanto, data la natura del fenomeno, sempre più sfaccettato e complesso, si ritiene utile partire da una ricognizione delle definizioni utilizzate nella letteratura scientifica per identificare i vari segmenti turistici emergenti, prendendo in esame i trend legati all’ambiente naturale e alle attività sportive, quali il turismo outdoor, d’avventura e sportivo, e ai principi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, quali l’ecoturismo, il turismo responsabile e di comunità, che costituiscono le principali tendenze da esplorare al fine di comprendere l’evoluzione delle pratiche stesse e le potenzialità legate alla messa a sistema delle risorse naturali. Nel successivo capitolo, a partire da una panoramica generale circa le differenti tipologie di sport outdoor, vengono approfondite due attività, tra le più diffuse, che si svolgono in ambiente naturale e, solitamente montano: l’escursionismo, comprendente diverse discipline correlate al camminare, e l’arrampicata sportiva. La scelta è derivata dall’impossibilità di trattare gli sport outdoor nella loro totalità per la profonda diversità dei contesti naturali e delle modalità di pratica che contraddistinguono le discipline in ambiente e si è orientata sulla scelta di due attività tra le più diffuse e in crescita e tra quelle più ‘spontanee’ per la fisiologia dell’uomo che, prima di imparare a camminare in posizione eretta, si muove utilizzando tutti e quattro gli arti. L’analisi intende mettere in evidenza le caratteristiche e gli aspetti benefici del camminare e della arrampicata, sia fisici che psichici, a livello individuale e collettivo, e, contestualmente, approfondire la conoscenza del sistema organizzativo relativo a queste discipline, rappresentato da club e federazioni e far emergere il ruolo strategico del Terzo Settore e del mondo dell’associazionismo. L’escursionismo, nelle diverse modalità quali hiking, trekking e cammini, ha assunto ormai una dimensione di massa, accelerata anche in conseguenza alla pandemia, sia in termini numerici di praticanti, che di nuovi progetti, regionali e nazionali, basati sulla creazione di itinerari tematici e di percorsi dolci da praticare a piedi ma anche, a volte, in bicicletta o a cavallo. L’arrampicata sportiva, pur essendo ancora annoverata tra le pratiche di nicchia, ha avuto un vero e proprio ‘boom’ negli ultimi dieci anni, anche grazie alla diffusione delle palestre indoor e al recente inserimento della pratica tra le discipline olimpiche. Gli appassionati di questo sport sono soliti scegliere la destinazione di vacanza in relazione alla possibilità di scalare ma, nonostante ciò, l’indagine ha confermato come questa attività risulti ancora poco considerata, e non sufficientemente valorizzata, nell’ambito delle strategie di sviluppo turistico. Nella seconda parte della ricerca, si presenta una sintetica disamina delle principali e più recenti strategie e politiche pubbliche, relative alla questione della montagna in Italia, in ottica di miglioramento della qualità della vita e di rilancio socioeconomico delle terre alte, tra cui, in particolare, ci si sofferma sulla Strategia Nazionale per le Aree Interne. Da tale studio appare con evidenza che, sia nell’ambito delle strategie d’area finanziate dalla SNAI, così come in quasi tutti i recenti progetti di pianificazione e rigenerazione territoriale delle aree interne e medio-montane, il turismo venga sempre considerato una leva determinante, per la capacità di trainare differenti attività produttive e riattivare economie locali. Ma proprio la fragilità di questi luoghi, sia sociale che ambientale, rende necessario, a monte, lo studio e la valutazione approfondita dello specifico contesto territoriale, al fine di garantire una corretta strutturazione dell’offerta; in molti casi, infatti, si è potuto constatare come lo sviluppo turistico, se concepito come puro ambito economico, slegato da una progettualità di sviluppo complessiva, non solo non produce gli effetti benefici sperati, ma può generare, di contro, impatti negativi in termini di consumo di suolo, perdita di patrimonio culturale e d’identità dei luoghi e alterazioni del paesaggio. Proprio in questo momento, inoltre, le aree appenniniche, come quella reatina, sono ‘investite’ da un ingente mole di finanziamenti pubblici - oltre alla SNAI, i fondi per la ricostruzione post-sisma, il PNRR etc. - che rischia di essere disperso o, peggio, mal investito, in progetti calati dall’alto, non accurati e calibrati sui diversi contesti geografici e sui bisogni delle comunità2 . A testimonianza delle grandi potenzialità del turismo lento, in particolare relativo a camminate e scalate, a conclusione della seconda parte, si analizzano alcune iniziative, a livello nazionale e regionale - quali il Sentiero Italia CAI, il progetto PiemonteOutdoor e il sistema delle falesie del lecchese e del finalese - che costituiscono delle buone pratiche, volte ad innescare meccanismi virtuosi di partecipazione e di cooperazione in ambito locale, che possono rappresentare modelli di gestione e promozione, replicabili in altri analoghi contesti geografici. Nella terza ed ultima parte, si prende in esame il territorio dell’Area Interna ‘Monti Reatini’, come definito nell’ambito della Strategia Nazionale per le Aree Interne per il ciclo di programmazione 2014-2020, scelto come caso di studio della ricerca, per indagare lo stato attuale e le potenzialità delle risorse ambientali e naturalistiche della zona, in relazione alla crescente domanda di praticanti di trekking e arrampicata sportiva. Attraverso la mappatura dei principali attrattori presenti nel territorio, si auspica di poter contribuire alla conoscenza del contesto geografico, al fine di intercettare uno degli obiettivi della Strategia d’Area dei ‘Monti Reatini’, ovvero la valorizzazione e la promozione della rete sentieristica e delle risorse naturalistiche, paesaggistiche e culturali della zona, per la costruzione di una nuova visione di sviluppo del territorio e di un sistema di offerta turistica integrata3 . Oltre al reperimento di dati statistici e numerici, è stata svolta una ricerca qualitativa attraverso diversi momenti sul campo, tra cui di fondamentale importanza è stata l’attività di osservazione partecipante. La frequentazione e la permanenza, sia nelle falesie e lungo i sentieri della zona, sia nei centri abitati e nei luoghi di ritrovo, in stagioni diverse dell’anno, ha permesso di comprendere la dinamica dei flussi nelle varie stagioni, le traiettorie e le forma di fruizione del territorio, in particolare legate alle attività sportive outdoor. Sono state inoltre condotte diverse interviste a interlocutori privilegiati - sindaci e rappresentanti di enti pubblici, guide e operatori del turismo, residenti e turisti - al fine di rilevare la percezione delle risorse e del capitale territoriale, le aspirazioni delle comunità abitanti e gli immaginari di sviluppo dell’area di studio, da parte non solo di chi lo abita, ma anche chi lo frequenta temporaneamente. Per questo è stata svolta anche una indagine diretta, attraverso la somministrazione di due questionari che hanno ottenuto oltre 200 risposte, tra praticanti di escursionismo, cicloescursionismo, MBT e arrampicata che frequentano la zona del reatino, e i cui risultati compongono un importante tassello per la conoscenza delle opportunità e delle criticità del territorio, approfondendo una specifica e attuale tipologia di fruizione turistica e delle relative potenzialità di sviluppo per la crescita sociale ed economica dell’area di studio.File | Dimensione | Formato | |
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Escursionismo e attività outdoor come opportunità per lo sviluppo di un turismo lento nei territori di media montagna. CLAUDIA PAIELLI, 2024.pdf
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