La presente ricerca si propone di riconoscere e analizzare la mania e altre forme di alienazione mentale nel poema epico di Apollonio Rodio. Nell’Egitto proto-ellenistico non vi era ancora una nozione sufficientemente astratta, generale e compiuta di follia come noi la concepiamo ora; sussisteva, tuttavia, la convinzione che le alterazioni della mente e quelle del corpo fossero indissolubilmente connesse, in un’idea di integrazione tra “psiche” e soma che noi moderni abbiamo da lungo tempo abbandonato. Nel mondo greco antico era quindi comune parlare di sintomi fisici e, congiuntamente, di comportamenti fuori norma ed emblematici, dettati dalla trasformazione della mente, che talvolta erano ritenuti caratteristici dell’una o dell’altra patologia, talaltra di una violenta passione. Preso atto della fluidità dell’argomento, la nostra ricerca consiste in una puntuale analisi semeiologica, organizzata secondo una partizione tematica di massima, basata più sul buon senso che sulle antiche categorie, che sono varie, incerte e oscillanti. Per questa ragione, lo studio non ha una forma tradizionale, né univoca: potremmo dire che consiste in un commento orientato, ma non sarebbe sufficiente; potremmo altrimenti definire la ricerca una giustapposizione di saggi tematici, ma gli elementi comuni sono talmente forti da costituire una trama densa e una storia continua. Anche il taglio prospettico è variabile: fin dai tempi più remoti la follia suscitò la curiosità di molti, e nell’antichità classica coinvolse poeti, medici, filosofi e maghi, che tendevano, volenti o nolenti, ad influenzarsi vicendevolmente; perciò è necessario osservare l’alterazione mentale nelle Argonautiche con un approccio multidisciplinare. L’argomento della nostra ricerca richiede una flessibilità di pensiero, pur partendo dalla concretezza del dettato poetico di Apollonio. Che valga quindi l’impostazione di Pigeaud, essenziale premessa al suo studio sulla follia nell’antichità classica: “Non è detto che si debbano analizzare le teorie dei medici greci sulla follia separatamente da quelle dei filosofi e dei poeti, in quanto gli uni non sono certo più specialisti degli altri.”
Mania e altre alterazioni psicofisiche nelle Argonautiche di Apollonio
PELOSO, MARTINA
2020
Abstract
La presente ricerca si propone di riconoscere e analizzare la mania e altre forme di alienazione mentale nel poema epico di Apollonio Rodio. Nell’Egitto proto-ellenistico non vi era ancora una nozione sufficientemente astratta, generale e compiuta di follia come noi la concepiamo ora; sussisteva, tuttavia, la convinzione che le alterazioni della mente e quelle del corpo fossero indissolubilmente connesse, in un’idea di integrazione tra “psiche” e soma che noi moderni abbiamo da lungo tempo abbandonato. Nel mondo greco antico era quindi comune parlare di sintomi fisici e, congiuntamente, di comportamenti fuori norma ed emblematici, dettati dalla trasformazione della mente, che talvolta erano ritenuti caratteristici dell’una o dell’altra patologia, talaltra di una violenta passione. Preso atto della fluidità dell’argomento, la nostra ricerca consiste in una puntuale analisi semeiologica, organizzata secondo una partizione tematica di massima, basata più sul buon senso che sulle antiche categorie, che sono varie, incerte e oscillanti. Per questa ragione, lo studio non ha una forma tradizionale, né univoca: potremmo dire che consiste in un commento orientato, ma non sarebbe sufficiente; potremmo altrimenti definire la ricerca una giustapposizione di saggi tematici, ma gli elementi comuni sono talmente forti da costituire una trama densa e una storia continua. Anche il taglio prospettico è variabile: fin dai tempi più remoti la follia suscitò la curiosità di molti, e nell’antichità classica coinvolse poeti, medici, filosofi e maghi, che tendevano, volenti o nolenti, ad influenzarsi vicendevolmente; perciò è necessario osservare l’alterazione mentale nelle Argonautiche con un approccio multidisciplinare. L’argomento della nostra ricerca richiede una flessibilità di pensiero, pur partendo dalla concretezza del dettato poetico di Apollonio. Che valga quindi l’impostazione di Pigeaud, essenziale premessa al suo studio sulla follia nell’antichità classica: “Non è detto che si debbano analizzare le teorie dei medici greci sulla follia separatamente da quelle dei filosofi e dei poeti, in quanto gli uni non sono certo più specialisti degli altri.”File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
MANIA E ALTRE ALTERAZIONI PSICOFISICHE NELLE ARGONAUTICHE DI APOLLONIO.pdf
accesso solo da BNCF e BNCR
Dimensione
3.86 MB
Formato
Adobe PDF
|
3.86 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/218621
URN:NBN:IT:UNIROMA2-218621