The thesis affirms the existence of a metamorphic course proper to the architectural form, essential to it for dealing with the unresolved questions of universal issues. Through the metamorphosis of its constituent units, the morphemes, the architectural form translates itself into materiality through its corresponding figures, visible expressions that fix certain moments of a continuous becoming. Related to this is the need, in the personal journey of the architect, of the patient, available and controlled finding of his own language. Therefore, this stratified and ‘thickened’ language contrasts with the present condition of an architectural program built on the gesture of chance and on the occasional metaphor, source of an episodic and discontinuous making that leaves no time nor space for developing, sedimenting, as well as constructing a personal and collective vision of architecture and the world. Starting from the singular acceptance of a certain architectural form, a concatenated course of mutations related with the architect’s own poetics begins. In the thematic framework, the research reflects on the connection between the intention and the formal outcome in architecture and with this posture intends to investigate the metamorphic process that characterizes the Casa Albero. The aim is to reveal, through the inductive method, the intuitions of a still valid poetics that deals with the universal issue of inhabiting. The manifesto, designed and built in Fregene in the second half of the Sixties by the Roman architect Giuseppe Perugini with his wife Uga de Plaisant and their son Raynaldo, summarizes in a reductio ad unum the development law through which to reconstruct the constitutive units of its native architectural form. Following a regular metamorphosis (J.W. Goethe, 1790) the form changes its figures while maintaining its identity unchanged and rising, in architecture, on an ideal scale from the house to the city. In this process, an important deepening is dedicated to the ways of metamorphosis, with a main focus on the interaction between the architectural form and the place-man-space system as well as the conception of the house as a matrix of growing organisms.

La tesi afferma l’esistenza di un percorso metamorfico proprio della forma architettonica, essenziale affinché essa si confronti con gli interrogativi aperti di temi universali. Tramite la metamorfosi delle proprie unità costitutive, i morfemi, la forma architettonica si traduce nella realtà materiale attraverso le proprie corrispondenti figure, espressioni visibili che fissano determinati momenti di un continuo divenire. A ciò è correlata la necessità, nel cammino personale dell’architetto, dell’invenire paziente, disponibile e controllato del proprio linguaggio. Questo linguaggio, così stratificato e ‘spessorato’, si contrappone alla condizione odierna di un programma architettonico costruito sul gesto di fortuna e sulla metafora occasionale, fonte di un fare episodico e discontinuo che non lascia tempo e spazio allo sviluppo, alla sedimentazione, nonché alla costruzione di una visione personale e collettiva sull’architettura e sul mondo. Dall’accoglimento singolare di una determinata forma architettonica prende avvio, dunque, un percorso concatenato di mutazioni interrelate con la poetica propria dell’architetto. Nell’inquadramento tematico, la ricerca riflette sul nesso tra percorso ideativo ed esito formale in architettura e con questa postura intende indagare il processo metamorfico che caratterizza la Casa Albero. L’obiettivo è disvelare, attraverso il metodo induttivo, le intuizioni di una poetica ancora valida che si confronta con il tema universale dell’abitare. L’opera-manifesto, progettata e costruita a Fregene nella seconda metà degli anni Sessanta dall’architetto romano Giuseppe Perugini, in collaborazione con la moglie Uga de Plaisant e il figlio Raynaldo, riassume in una reductio ad unum la legge di sviluppo di un paradigma di costruzione formale e permette di rintracciare le unità costitutive della sua forma architettonica originaria. Seguendo una metamorfosi regolare (J.W. Goethe, 1790), la forma muta infatti le sue figure, mantenendo comunque inalterata la propria identità ed elevandosi così, in architettura, su di una scala ideale dalla casa alla città. In questo procedimento, uno spazio importante è dedicato ai modi della metamorfosi, i quali pongono al centro l’interazione tra la forma architettonica e il sistema luogo-uomo-spazio, oltre che l’ideazione della casa quale matrice di organismi in crescita.

La metamorfosi della forma architettonica. Figure nella Casa Albero di Giuseppe Perugini

BIANCHI, MICHELE
2025

Abstract

The thesis affirms the existence of a metamorphic course proper to the architectural form, essential to it for dealing with the unresolved questions of universal issues. Through the metamorphosis of its constituent units, the morphemes, the architectural form translates itself into materiality through its corresponding figures, visible expressions that fix certain moments of a continuous becoming. Related to this is the need, in the personal journey of the architect, of the patient, available and controlled finding of his own language. Therefore, this stratified and ‘thickened’ language contrasts with the present condition of an architectural program built on the gesture of chance and on the occasional metaphor, source of an episodic and discontinuous making that leaves no time nor space for developing, sedimenting, as well as constructing a personal and collective vision of architecture and the world. Starting from the singular acceptance of a certain architectural form, a concatenated course of mutations related with the architect’s own poetics begins. In the thematic framework, the research reflects on the connection between the intention and the formal outcome in architecture and with this posture intends to investigate the metamorphic process that characterizes the Casa Albero. The aim is to reveal, through the inductive method, the intuitions of a still valid poetics that deals with the universal issue of inhabiting. The manifesto, designed and built in Fregene in the second half of the Sixties by the Roman architect Giuseppe Perugini with his wife Uga de Plaisant and their son Raynaldo, summarizes in a reductio ad unum the development law through which to reconstruct the constitutive units of its native architectural form. Following a regular metamorphosis (J.W. Goethe, 1790) the form changes its figures while maintaining its identity unchanged and rising, in architecture, on an ideal scale from the house to the city. In this process, an important deepening is dedicated to the ways of metamorphosis, with a main focus on the interaction between the architectural form and the place-man-space system as well as the conception of the house as a matrix of growing organisms.
21-lug-2025
Italiano
La tesi afferma l’esistenza di un percorso metamorfico proprio della forma architettonica, essenziale affinché essa si confronti con gli interrogativi aperti di temi universali. Tramite la metamorfosi delle proprie unità costitutive, i morfemi, la forma architettonica si traduce nella realtà materiale attraverso le proprie corrispondenti figure, espressioni visibili che fissano determinati momenti di un continuo divenire. A ciò è correlata la necessità, nel cammino personale dell’architetto, dell’invenire paziente, disponibile e controllato del proprio linguaggio. Questo linguaggio, così stratificato e ‘spessorato’, si contrappone alla condizione odierna di un programma architettonico costruito sul gesto di fortuna e sulla metafora occasionale, fonte di un fare episodico e discontinuo che non lascia tempo e spazio allo sviluppo, alla sedimentazione, nonché alla costruzione di una visione personale e collettiva sull’architettura e sul mondo. Dall’accoglimento singolare di una determinata forma architettonica prende avvio, dunque, un percorso concatenato di mutazioni interrelate con la poetica propria dell’architetto. Nell’inquadramento tematico, la ricerca riflette sul nesso tra percorso ideativo ed esito formale in architettura e con questa postura intende indagare il processo metamorfico che caratterizza la Casa Albero. L’obiettivo è disvelare, attraverso il metodo induttivo, le intuizioni di una poetica ancora valida che si confronta con il tema universale dell’abitare. L’opera-manifesto, progettata e costruita a Fregene nella seconda metà degli anni Sessanta dall’architetto romano Giuseppe Perugini, in collaborazione con la moglie Uga de Plaisant e il figlio Raynaldo, riassume in una reductio ad unum la legge di sviluppo di un paradigma di costruzione formale e permette di rintracciare le unità costitutive della sua forma architettonica originaria. Seguendo una metamorfosi regolare (J.W. Goethe, 1790), la forma muta infatti le sue figure, mantenendo comunque inalterata la propria identità ed elevandosi così, in architettura, su di una scala ideale dalla casa alla città. In questo procedimento, uno spazio importante è dedicato ai modi della metamorfosi, i quali pongono al centro l’interazione tra la forma architettonica e il sistema luogo-uomo-spazio, oltre che l’ideazione della casa quale matrice di organismi in crescita.
NENCINI, Dina
NENCINI, Dina
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
269
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/219074
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-219074