Nel 1996 gli studiosi John Lennon e Malcom Foley teorizzano per la prima volta la pratica del "dark tourism" , locuzione usata per descrivere il crescente fenomeno che si consuma nei luoghi della catastrofe e del trauma. Cimiteri, territori di guerra, siti che sono stati scenario di disastri ambientali, città abbandonate, sono alcune delle tipologie di spazi ascrivibili ai paesaggi che verranno etichettati come “Dark Landscapes”. Si tratta di luoghi in cui si ricodifica il rapporto con la morte, il disastro, l'atrocità e la relazione che si instaura con il paesaggio è capace di suscitare nei turisti una vasta gamma di sentimenti. L'architettura, in quanto arte di creare luoghi e paesaggi, riveste un ruolo significativo nell'economia turistica. La commercializzazione dei luoghi del dolore ha attivato processi di manipolazione dei siti, perché non solo sono originariamente segnati dall'evento, ma spesso vengono ri-di-segnati per rendere quell'evento ancora percepibile per il visitatore. Nei luoghi del turismo oscuro, gli affetti possono essere manipolati dagli operatori turistici per stimolare alcune reazioni specifiche, che si esprimono poi in sensazioni, emozioni e azioni corporee. Considerando questa rassegna, si attribuisce ai Dark Landscapes una collezione di paesaggi tra i più critici e decadenti generati dall'azione umana nel corso del secolo scorso fino ad oggi. Per tali ragioni, vengono indicati anche come paesaggi postmoderni, ovvero spazi emblema del collasso sociale e politico, che in alternativa all’idea di ordine e progresso si oppongono al concetto di modernità. Tuttavia, differentemente da un probabile approccio postmoderno allo studio di questi paesaggi “negativi”, come strumento di analisi non si sceglierà il simbolo, bensì le atmosfere. Una difficoltà nell’avvicinarsi al tema dell'affettività si annida nelle questioni della rappresentabilità dello spazio delle emozioni, un tema protagonista di un dibattitto accademico aperto. In questo volume, si proporrà un nuovo modo di leggere la rappresentazione dell'atmosfera attraverso lo strumento delle “mappe affettive”, partendo dalla registrazione degli input sensoriali e utilizzando l’intelligenza artificiale, supporto per la graficizzazione dei turbamenti indotti dallo spazio vissuto.

Dark landscapes

MANNO, ROBERTA
2024

Abstract

Nel 1996 gli studiosi John Lennon e Malcom Foley teorizzano per la prima volta la pratica del "dark tourism" , locuzione usata per descrivere il crescente fenomeno che si consuma nei luoghi della catastrofe e del trauma. Cimiteri, territori di guerra, siti che sono stati scenario di disastri ambientali, città abbandonate, sono alcune delle tipologie di spazi ascrivibili ai paesaggi che verranno etichettati come “Dark Landscapes”. Si tratta di luoghi in cui si ricodifica il rapporto con la morte, il disastro, l'atrocità e la relazione che si instaura con il paesaggio è capace di suscitare nei turisti una vasta gamma di sentimenti. L'architettura, in quanto arte di creare luoghi e paesaggi, riveste un ruolo significativo nell'economia turistica. La commercializzazione dei luoghi del dolore ha attivato processi di manipolazione dei siti, perché non solo sono originariamente segnati dall'evento, ma spesso vengono ri-di-segnati per rendere quell'evento ancora percepibile per il visitatore. Nei luoghi del turismo oscuro, gli affetti possono essere manipolati dagli operatori turistici per stimolare alcune reazioni specifiche, che si esprimono poi in sensazioni, emozioni e azioni corporee. Considerando questa rassegna, si attribuisce ai Dark Landscapes una collezione di paesaggi tra i più critici e decadenti generati dall'azione umana nel corso del secolo scorso fino ad oggi. Per tali ragioni, vengono indicati anche come paesaggi postmoderni, ovvero spazi emblema del collasso sociale e politico, che in alternativa all’idea di ordine e progresso si oppongono al concetto di modernità. Tuttavia, differentemente da un probabile approccio postmoderno allo studio di questi paesaggi “negativi”, come strumento di analisi non si sceglierà il simbolo, bensì le atmosfere. Una difficoltà nell’avvicinarsi al tema dell'affettività si annida nelle questioni della rappresentabilità dello spazio delle emozioni, un tema protagonista di un dibattitto accademico aperto. In questo volume, si proporrà un nuovo modo di leggere la rappresentazione dell'atmosfera attraverso lo strumento delle “mappe affettive”, partendo dalla registrazione degli input sensoriali e utilizzando l’intelligenza artificiale, supporto per la graficizzazione dei turbamenti indotti dallo spazio vissuto.
30-ott-2024
Italiano
GIANCOTTI, ALFONSO
REALE, Luca
CARAVAGGI, Lucina
DE LEO, DANIELA
CAPUANO, ALESSANDRA
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
239
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/219602
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-219602