This study aims to critically examine the ideological and political transformations that led the so-called Palestinian Revolution and the Palestine Liberation Organization (PLO), with Fatah at its helm, to the signing of the Oslo Accords in 1993. The theoretical framework is grounded in Antonio Gramsci’s concept of “passive revolution,” employed here as a tool to interpret the apparent paradox of a political process that, while formally framed as a national achievement, ultimately served to neutralize the transformative potential of the Palestinian liberation movement. The originality of the research lies in its engagement with Gramscian theory in dialogue with the Arab context, particularly in light of debates that emerged within activist and academic circles following the 2011 uprisings. The concept of passive revolution is thus revisited in relation to the formation of the modern state in colonial and post-colonial settings, and applied to the Palestinian case to interpret the Oslo process as the result of a bourgeois hegemonic transformation. The central aim is to demonstrate how the adoption of the Gramscian category enables a nuanced reading of the Oslo Accords' ambivalent nature: as both transformation and containment, revolution and conservation. This approach allows for a complex analysis of Palestinian state formation—not as the realization of an autonomous national project, but as the outcome of a convergence between internal interests and external constraints imposed by the international order.

Questo lavoro si propone di analizzare criticamente le trasformazioni ideologiche e politiche che hanno portato la cosiddetta Rivoluzione Palestinese e l’OLP, con Fatah alla guida, alla firma degli Accordi di Oslo del 1993. Il punto di partenza teorico è l’elaborazione gramsciana della “rivoluzione passiva”, intesa come chiave interpretativa per comprendere l’apparente paradosso di un processo politico che, pur presentandosi come una conquista nazionale, ha finito per neutralizzare le spinte trasformative del movimento di liberazione palestinese. L’originalità della ricerca risiede nel dialogo tra teoria gramsciana e analisi del contesto arabo, in particolare alla luce dei dibattiti emersi in ambienti militanti e accademici dopo le rivoluzioni del 2011. Il concetto di rivoluzione passiva viene così riattualizzato in relazione al processo di costruzione dello Stato moderno nei contesti coloniali e post-coloniali, e applicato al caso palestinese per interpretare Oslo come esito di una trasformazione egemonica borghese. L’obiettivo è quello di mostrare come l’adozione della categoria gramsciana consenta di cogliere la natura ambivalente degli Accordi di Oslo: trasformazione e contenimento, rivoluzione e conservazione. Tale approccio permette una lettura complessa del processo statuale palestinese, visto non come realizzazione di un progetto nazionale autonomo, ma come esito di una convergenza tra interessi interni e vincoli imposti dal contesto internazionale.

Gramsci nel Mondo Arabo: La categoria di rivoluzione passiva e gli Accordi di Oslo

GIAMPAOLO, MATTIA
2025

Abstract

This study aims to critically examine the ideological and political transformations that led the so-called Palestinian Revolution and the Palestine Liberation Organization (PLO), with Fatah at its helm, to the signing of the Oslo Accords in 1993. The theoretical framework is grounded in Antonio Gramsci’s concept of “passive revolution,” employed here as a tool to interpret the apparent paradox of a political process that, while formally framed as a national achievement, ultimately served to neutralize the transformative potential of the Palestinian liberation movement. The originality of the research lies in its engagement with Gramscian theory in dialogue with the Arab context, particularly in light of debates that emerged within activist and academic circles following the 2011 uprisings. The concept of passive revolution is thus revisited in relation to the formation of the modern state in colonial and post-colonial settings, and applied to the Palestinian case to interpret the Oslo process as the result of a bourgeois hegemonic transformation. The central aim is to demonstrate how the adoption of the Gramscian category enables a nuanced reading of the Oslo Accords' ambivalent nature: as both transformation and containment, revolution and conservation. This approach allows for a complex analysis of Palestinian state formation—not as the realization of an autonomous national project, but as the outcome of a convergence between internal interests and external constraints imposed by the international order.
15-set-2025
Italiano
Questo lavoro si propone di analizzare criticamente le trasformazioni ideologiche e politiche che hanno portato la cosiddetta Rivoluzione Palestinese e l’OLP, con Fatah alla guida, alla firma degli Accordi di Oslo del 1993. Il punto di partenza teorico è l’elaborazione gramsciana della “rivoluzione passiva”, intesa come chiave interpretativa per comprendere l’apparente paradosso di un processo politico che, pur presentandosi come una conquista nazionale, ha finito per neutralizzare le spinte trasformative del movimento di liberazione palestinese. L’originalità della ricerca risiede nel dialogo tra teoria gramsciana e analisi del contesto arabo, in particolare alla luce dei dibattiti emersi in ambienti militanti e accademici dopo le rivoluzioni del 2011. Il concetto di rivoluzione passiva viene così riattualizzato in relazione al processo di costruzione dello Stato moderno nei contesti coloniali e post-coloniali, e applicato al caso palestinese per interpretare Oslo come esito di una trasformazione egemonica borghese. L’obiettivo è quello di mostrare come l’adozione della categoria gramsciana consenta di cogliere la natura ambivalente degli Accordi di Oslo: trasformazione e contenimento, rivoluzione e conservazione. Tale approccio permette una lettura complessa del processo statuale palestinese, visto non come realizzazione di un progetto nazionale autonomo, ma come esito di una convergenza tra interessi interni e vincoli imposti dal contesto internazionale.
MARCONI, MATTEO
MICHELETTA, Luca
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
413
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/223244
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-223244