Questa indagine propone una lettura del sistema- rifugio italiano partendo dal paradosso della inclassificabilità del rifugiato, non pi๠cittadino del proprio Paese di origine e non ancora cittadino del Paese di approdo, focalizzandosi su quello spazio liminale †" a cavallo tra lo status di rifugiato e lo status di cittadino †" in cui prendono vita le pratiche quotidiane tipiche del contesto del rifugio. Una componente del contesto italiano ਠla precarietà del confine tra protezione e abbandono che si rispecchia nella instabile possibilità di inserimento nei progetti nati per svolgere a vario titolo azioni di facilitazione nell'accesso ai diritti sociali dei rifugiati. Sono molti i rifugiati che nonostante l'esistenza di tali progetti si trovano in molti casi costretti a vivere in contesti marginali. Le categorie della cittadinanza e del rifugio non sono qui considerate come sole categorie giuridiche, ma come processi attraverso cui l'individuo si relaziona con il proprio sà© e con i soggetti che incontra, e a seconda dell'ambito di potere in cui si trova. Tramite l'osservazione e la raccolta di testimonianze di chi quotidianamente si muove lungo la linea immaginaria che collega il mondo dei progetti a quello dei potenziali ospiti, questo lavoro di ricerca permette una rilettura del sistema rifugio ponendo in rilievo le sue contraddizioni nell'ambito delle relazioni tra la dimensione del terzo settore e delle istituzioni, tra le politiche e le pratiche afferenti a tali dimensioni e quotidianamente messe in atto nella relazione tra gli operatori e i rifugiati †œdentro ai progetti†� e nelle quotidianità al di †œfuori dei progetti†�. La lente attraverso cui si ਠscelto di procedere in questa osservazione, nella specifica esperienza della Toscana, ਠquella dei percorsi di accesso al diritto all'accoglienza e alla salute nel passaggio dalla loro titolarità alla effettiva esigibilità . Particolare attenzione ਠrivolta alle dinamiche che riguardano quelle persone rifugiate che appartengono alle cosiddette †œcategorie vulnerabili†�. Il lavoro si interroga su quale sia e quale dovrebbe essere il ruolo dei progetti, e di chi vi opera all'interno, nell'accesso ai diritti dei rifugiati in generale e in particolare di quei rifugiati considerati in una condizione di prioritaria necessità di inserimento in percorsi di supporto nell'accesso ai propri diritti. In particolare, la ricerca viene a verificare se nel corso degli ultimi venti anni di esperienze nell'ambito del rifugio, in cui le †œemergenze†� si sono avvicendate all'ideazione di esperienze ad hoc e a momenti di riflessione sulle problematicità del processo, si sia effettivamente venuta a creare una †œcultura del rifugio†� a livello nazionale, che nella sua ipotetica coerenza interna risponda in maniera adeguata alle richieste del contesto
Abitanti di uno spazio incerto. Pratiche e paradossi in una etnografia tra rifugiati, operatori e diritti sociali.
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2014
Abstract
Questa indagine propone una lettura del sistema- rifugio italiano partendo dal paradosso della inclassificabilità del rifugiato, non pi๠cittadino del proprio Paese di origine e non ancora cittadino del Paese di approdo, focalizzandosi su quello spazio liminale †" a cavallo tra lo status di rifugiato e lo status di cittadino †" in cui prendono vita le pratiche quotidiane tipiche del contesto del rifugio. Una componente del contesto italiano ਠla precarietà del confine tra protezione e abbandono che si rispecchia nella instabile possibilità di inserimento nei progetti nati per svolgere a vario titolo azioni di facilitazione nell'accesso ai diritti sociali dei rifugiati. Sono molti i rifugiati che nonostante l'esistenza di tali progetti si trovano in molti casi costretti a vivere in contesti marginali. Le categorie della cittadinanza e del rifugio non sono qui considerate come sole categorie giuridiche, ma come processi attraverso cui l'individuo si relaziona con il proprio sà© e con i soggetti che incontra, e a seconda dell'ambito di potere in cui si trova. Tramite l'osservazione e la raccolta di testimonianze di chi quotidianamente si muove lungo la linea immaginaria che collega il mondo dei progetti a quello dei potenziali ospiti, questo lavoro di ricerca permette una rilettura del sistema rifugio ponendo in rilievo le sue contraddizioni nell'ambito delle relazioni tra la dimensione del terzo settore e delle istituzioni, tra le politiche e le pratiche afferenti a tali dimensioni e quotidianamente messe in atto nella relazione tra gli operatori e i rifugiati †œdentro ai progetti†� e nelle quotidianità al di †œfuori dei progetti†�. La lente attraverso cui si ਠscelto di procedere in questa osservazione, nella specifica esperienza della Toscana, ਠquella dei percorsi di accesso al diritto all'accoglienza e alla salute nel passaggio dalla loro titolarità alla effettiva esigibilità . Particolare attenzione ਠrivolta alle dinamiche che riguardano quelle persone rifugiate che appartengono alle cosiddette †œcategorie vulnerabili†�. Il lavoro si interroga su quale sia e quale dovrebbe essere il ruolo dei progetti, e di chi vi opera all'interno, nell'accesso ai diritti dei rifugiati in generale e in particolare di quei rifugiati considerati in una condizione di prioritaria necessità di inserimento in percorsi di supporto nell'accesso ai propri diritti. In particolare, la ricerca viene a verificare se nel corso degli ultimi venti anni di esperienze nell'ambito del rifugio, in cui le †œemergenze†� si sono avvicendate all'ideazione di esperienze ad hoc e a momenti di riflessione sulle problematicità del processo, si sia effettivamente venuta a creare una †œcultura del rifugio†� a livello nazionale, che nella sua ipotetica coerenza interna risponda in maniera adeguata alle richieste del contestoI documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/232669
URN:NBN:IT:UNITS-232669