Il lavoro si propone di studiare il funzionamento cognitivo nella Malattia di Parkinson (MP), con particolare riguardo alle abilitàƒÂ  linguistiche. In una prima sessione, àƒ¨ stato svolto un lavoro di revisione della letteratura esistente, per delineare lo stato dell'arte sulle conoscenze relative al funzionamento cognitivo nella MP, con riferimento alle implicazioni clinico-diagnostiche e di ricerca. In sintesi, àƒ¨ stato evidenziato come non tutti i pazienti affetti da MP presentino deficit cognitivi, ma sia reperibile, piuttosto, un'ampia gamma di funzionamento cognitivo, che va dalla piena normalitàƒÂ  alla demenza. In caso di deficit cognitivo, àƒ¨ generalmente possibile osservare un quadro di disturbi piuttosto omogeneo, riconducibile al malfunzionamento del lobo frontale. Tale quadro clinico àƒ¨ coerente col danneggiamento, nella MP, dei gangli della base, particolari strutture che intrattengono connessioni col lobo frontale. In particolare, appaiono precocemente danneggiate le funzioni cosiddette "esecutive", con l'apparire di una conclamata sindrome disesecutiva negli stadi avanzati, quando puàƒ² venire a delinearsi un quadro di demenza "sottocorticale". Tale particolare tipo di deterioramento cognitivo presenta perciàƒ² caratteristiche distinte dalla demenza "corticale" di tipo alzheimeriano, in cui il principale danno cognitivo àƒ¨ a carico delle strutture mnesiche. Le funzioni linguistiche della MP sono da ritenersi intatte a livello macroscopico, poichàƒ© i pazienti non presentano fenomeni qualitativi di tipo afasico, ma manifestano, tuttavia, evidenti difficoltàƒÂ  di denominazione e rallentamento nell'eloquio, per spiegare le quali non àƒ¨ sufficiente l'attribuzione a fenomeni periferici di disartria o bradipsichismo. Si àƒ¨ perciàƒ² sottoposta a indagine sperimentale l'abilitàƒÂ  di denominazione di oggetti e azioni, correlando i risultati ottenuti con l'analisi dell'eloquio spontaneo, per verificare se le difficoltàƒÂ  in compiti di denominazione portassero al riscontro effettivo di anomie o altri deficit nel linguaggio normalmente parlato. I soggetti affetti da MP sono stati posti a confronto con soggetti affetti da Malattia di Alzheimer (AD), ad essi parificati per variabili demografiche e livello di funzionamento cognitivo globale, e i risultati di entrambi i gruppi analizzati rispetto ai dati normativi ricavati da una popolazione priva di disturbi. I risultati hanno indicato che nella MP avviene un impoverimento del lessico di uscita delle azioni nel compito di denominazione, non attribuibile ad un deficit delle funzioni cognitive superiori, nàƒ© riscontrabile a livello di eloquio spontaneo. Un differente pattern àƒ¨ stato ritrovato nell'AD, dove la diminuzione delle risorse cognitive produce effetti sulla denominazione ed àƒ¨, in parte, espresso anche nell'uso di minor tipi di verbi nell'eloquio spontaneo. In un secondo esperimento, si àƒ¨ voluta confrontare l'abilitàƒÂ  di denominazione di oggetti e azioni all'interno di due diversi gruppi di pazienti con MP e lieve deficit cognitivo, operando una distinzione per presenza o meno di disturbi del cammino. Infatti, poichàƒ© l'area di Broca risulta sovra-attivarsi nei soggetti con MP e presenza di disturbi del cammino, facendo le veci della danneggiata Area Supplementare Motoria, tale attivazione potrebbe favorire il mantenimento dell'abilitàƒÂ  di denominazione di azioni in questi pazienti. Nonostante la difficoltàƒÂ  intrinseche nella denominazione di azioni, compito correlato all 'ingravescenza dei sintomi cognitivi, i soggetti con disturbo del cammino mostrano un miglior risparmio nella denominazione dià,· azioni rispetto a quella di oggetti, se confrontati con soggetti di pari livello cognitivo ma senza disturbi del cammino. Un'ipotesi che puàƒ² essere formulata àƒ¨ che la particolare caduta nei verbi dei soggetti con MP rappresenti un deficit specifico, che colpisce il lessico fonologico di uscita di una particolare rete semantica, quella delle azioni, non particolarmente sensibile agli effetti del deterioramento cognitivo globale, ma piuttosto al funzionamento di aree motorie. Tale ipotesi sarebbe suffragata dall'adiacenza delle aree motori e danneggiate nella malattia con le aree linguistiche deputate alla denominazione delle azioni e dalle differenti prestazioni di soggetti con ugual funzionamento cognitivo, ma con diverse abilitàƒÂ  motorie. Al contrario, il deficit di denominazione nell'AD, indagato nell'esperimento precedente, sarebbe aspecifico e risentirebbe del decadimento cognitivo in generale. Inoltre, alcuni dati presenti in letteratura e ripresi in questo studio fanno supporre, per i soggetti con MP, l'esistenza di difficoltàƒÂ  di attivazione delle risorse cognitive piàƒ¹ che di inibizione del materiale interferente: ad esempio non sono tanto numerosi gli errori causati dall'interferenza ambientale, quanto rallentati i tempi di esecuzione (bradipsichismo nei test a tempo). Questo effetto sarebbe attribuibile ad una probabile alterazione nei livelli attentivi piàƒ¹ "bassi", cioàƒ¨ prossimi all'attivitàƒÂ  motoria, secondo il modello del Sistema Attentivo Supervisore di Norman & Shallice. Quest'osservazione àƒ¨ strettamente connessa al razionale dell'utilizzo di pazienti con MP per valutare la realtàƒÂ  neuropsicologica di modelli cognitivi. Vagliare il cambiamento della performance in una supposta integritàƒÂ  (o quasi) delle funzioni cognitive superiori (ritrovabile nei MP non dementi) consente infatti di attribuire un peso, nella performance dei soggetti, al declino isolato delle risorse attentive e della rapiditàƒÂ  di esecuzione, piuttosto che, soprattutto nel confronto con l'AD (specialmente iniziale), a ciàƒ² che possa risentire dei processi mnesici o del coinvolgimento di differenti strutture cerebrali. Infatti, i livelli cognitivamente piàƒ¹ alti nella gerarchia dei sistemi di attenzione selettiva e divisa, legati all'attivitàƒÂ  dell'Esecutivo Centrale, sarebbero i primi a deteriorarsi nelle forme corticali come l'AD, a fronte di un risparmio dei sistemi gerarchicamente piàƒ¹ bassi, rappresentati dai tempi di reazione visuo-motoria e dalla velocitàƒÂ  di risposta. Al contrario, i sistemi piàƒ¹ superficiali, legati ali' attivazione motoria sarebbero risparmiati nelle forme corticali e danneggiati per primi in quelle sottocorticali. Questa dissociazione àƒ¨ perciàƒ² rilevante al fine della conduzione di studi comparati tra le due patologie e per la conduzione delle ricerche nell'ambito della modellistica cognitiva. Il lavoro di tesi àƒ¨ perciàƒ² proseguito con l'indagine del funzionamento cognitivo di soggetti con MP in compiti lessicali che richiedono una particolare competenza sintattica. Sono stati utilizzati due particolari protocolli linguistici, di recente strutturazione: il "Null Subject Test" e il "Test di prototipicitàƒÂ  nominale". Il primo test consente lo studio della conservazione dei parametri sintattici in un compito che satura la memoria a breve termine: ai soggetti viene richiesto di ripetere frasi in cui il soggetto della subordinata puàƒ² essere omesso, mantenendo o meno il significato della frase o la struttura sintattica del periodo. Il secondo test prevede il completamento di differenti tipi di frasi, tramite una decisione relativa ali 'uso dell'articolo determinativo, con distinzione tra nomi propri e nomi comuni, di genere maschile o femminile. Il test àƒ¨ stato integrato con una seconda prova che ha richiesto l'esecuzione di un giudizio di correttezza grammaticale in frasi che utilizzavano particolari articoli in corrispondenza di nomi massa (es: latte) o numerabili (es: topo). I risultati di entrambe le prove hanno potuto far concludere che i soggetti con MP, sebbene non mostrino deterioramento cognitivo o fenomeni di tipo afasico o agrammatico, esperiscano tuttavia un calo delle risorse cognitive, particolarmente sensibile alle richieste piàƒ¹ complesse sul piano sintattico, secondo un gradiente di difficoltàƒÂ  concordante con il livello di complessitàƒÂ  di alcune regole della grammatica italiana.

DISTURBI COGNITIVI E LINGUISTICI NELLA MALATTIA DI PARKINSON: NUOVE PROSPETTIVE DI RICERCA

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2015

Abstract

Il lavoro si propone di studiare il funzionamento cognitivo nella Malattia di Parkinson (MP), con particolare riguardo alle abilitàƒÂ  linguistiche. In una prima sessione, àƒ¨ stato svolto un lavoro di revisione della letteratura esistente, per delineare lo stato dell'arte sulle conoscenze relative al funzionamento cognitivo nella MP, con riferimento alle implicazioni clinico-diagnostiche e di ricerca. In sintesi, àƒ¨ stato evidenziato come non tutti i pazienti affetti da MP presentino deficit cognitivi, ma sia reperibile, piuttosto, un'ampia gamma di funzionamento cognitivo, che va dalla piena normalitàƒÂ  alla demenza. In caso di deficit cognitivo, àƒ¨ generalmente possibile osservare un quadro di disturbi piuttosto omogeneo, riconducibile al malfunzionamento del lobo frontale. Tale quadro clinico àƒ¨ coerente col danneggiamento, nella MP, dei gangli della base, particolari strutture che intrattengono connessioni col lobo frontale. In particolare, appaiono precocemente danneggiate le funzioni cosiddette "esecutive", con l'apparire di una conclamata sindrome disesecutiva negli stadi avanzati, quando puàƒ² venire a delinearsi un quadro di demenza "sottocorticale". Tale particolare tipo di deterioramento cognitivo presenta perciàƒ² caratteristiche distinte dalla demenza "corticale" di tipo alzheimeriano, in cui il principale danno cognitivo àƒ¨ a carico delle strutture mnesiche. Le funzioni linguistiche della MP sono da ritenersi intatte a livello macroscopico, poichàƒ© i pazienti non presentano fenomeni qualitativi di tipo afasico, ma manifestano, tuttavia, evidenti difficoltàƒÂ  di denominazione e rallentamento nell'eloquio, per spiegare le quali non àƒ¨ sufficiente l'attribuzione a fenomeni periferici di disartria o bradipsichismo. Si àƒ¨ perciàƒ² sottoposta a indagine sperimentale l'abilitàƒÂ  di denominazione di oggetti e azioni, correlando i risultati ottenuti con l'analisi dell'eloquio spontaneo, per verificare se le difficoltàƒÂ  in compiti di denominazione portassero al riscontro effettivo di anomie o altri deficit nel linguaggio normalmente parlato. I soggetti affetti da MP sono stati posti a confronto con soggetti affetti da Malattia di Alzheimer (AD), ad essi parificati per variabili demografiche e livello di funzionamento cognitivo globale, e i risultati di entrambi i gruppi analizzati rispetto ai dati normativi ricavati da una popolazione priva di disturbi. I risultati hanno indicato che nella MP avviene un impoverimento del lessico di uscita delle azioni nel compito di denominazione, non attribuibile ad un deficit delle funzioni cognitive superiori, nàƒ© riscontrabile a livello di eloquio spontaneo. Un differente pattern àƒ¨ stato ritrovato nell'AD, dove la diminuzione delle risorse cognitive produce effetti sulla denominazione ed àƒ¨, in parte, espresso anche nell'uso di minor tipi di verbi nell'eloquio spontaneo. In un secondo esperimento, si àƒ¨ voluta confrontare l'abilitàƒÂ  di denominazione di oggetti e azioni all'interno di due diversi gruppi di pazienti con MP e lieve deficit cognitivo, operando una distinzione per presenza o meno di disturbi del cammino. Infatti, poichàƒ© l'area di Broca risulta sovra-attivarsi nei soggetti con MP e presenza di disturbi del cammino, facendo le veci della danneggiata Area Supplementare Motoria, tale attivazione potrebbe favorire il mantenimento dell'abilitàƒÂ  di denominazione di azioni in questi pazienti. Nonostante la difficoltàƒÂ  intrinseche nella denominazione di azioni, compito correlato all 'ingravescenza dei sintomi cognitivi, i soggetti con disturbo del cammino mostrano un miglior risparmio nella denominazione dià,· azioni rispetto a quella di oggetti, se confrontati con soggetti di pari livello cognitivo ma senza disturbi del cammino. Un'ipotesi che puàƒ² essere formulata àƒ¨ che la particolare caduta nei verbi dei soggetti con MP rappresenti un deficit specifico, che colpisce il lessico fonologico di uscita di una particolare rete semantica, quella delle azioni, non particolarmente sensibile agli effetti del deterioramento cognitivo globale, ma piuttosto al funzionamento di aree motorie. Tale ipotesi sarebbe suffragata dall'adiacenza delle aree motori e danneggiate nella malattia con le aree linguistiche deputate alla denominazione delle azioni e dalle differenti prestazioni di soggetti con ugual funzionamento cognitivo, ma con diverse abilitàƒÂ  motorie. Al contrario, il deficit di denominazione nell'AD, indagato nell'esperimento precedente, sarebbe aspecifico e risentirebbe del decadimento cognitivo in generale. Inoltre, alcuni dati presenti in letteratura e ripresi in questo studio fanno supporre, per i soggetti con MP, l'esistenza di difficoltàƒÂ  di attivazione delle risorse cognitive piàƒ¹ che di inibizione del materiale interferente: ad esempio non sono tanto numerosi gli errori causati dall'interferenza ambientale, quanto rallentati i tempi di esecuzione (bradipsichismo nei test a tempo). Questo effetto sarebbe attribuibile ad una probabile alterazione nei livelli attentivi piàƒ¹ "bassi", cioàƒ¨ prossimi all'attivitàƒÂ  motoria, secondo il modello del Sistema Attentivo Supervisore di Norman & Shallice. Quest'osservazione àƒ¨ strettamente connessa al razionale dell'utilizzo di pazienti con MP per valutare la realtàƒÂ  neuropsicologica di modelli cognitivi. Vagliare il cambiamento della performance in una supposta integritàƒÂ  (o quasi) delle funzioni cognitive superiori (ritrovabile nei MP non dementi) consente infatti di attribuire un peso, nella performance dei soggetti, al declino isolato delle risorse attentive e della rapiditàƒÂ  di esecuzione, piuttosto che, soprattutto nel confronto con l'AD (specialmente iniziale), a ciàƒ² che possa risentire dei processi mnesici o del coinvolgimento di differenti strutture cerebrali. Infatti, i livelli cognitivamente piàƒ¹ alti nella gerarchia dei sistemi di attenzione selettiva e divisa, legati all'attivitàƒÂ  dell'Esecutivo Centrale, sarebbero i primi a deteriorarsi nelle forme corticali come l'AD, a fronte di un risparmio dei sistemi gerarchicamente piàƒ¹ bassi, rappresentati dai tempi di reazione visuo-motoria e dalla velocitàƒÂ  di risposta. Al contrario, i sistemi piàƒ¹ superficiali, legati ali' attivazione motoria sarebbero risparmiati nelle forme corticali e danneggiati per primi in quelle sottocorticali. Questa dissociazione àƒ¨ perciàƒ² rilevante al fine della conduzione di studi comparati tra le due patologie e per la conduzione delle ricerche nell'ambito della modellistica cognitiva. Il lavoro di tesi àƒ¨ perciàƒ² proseguito con l'indagine del funzionamento cognitivo di soggetti con MP in compiti lessicali che richiedono una particolare competenza sintattica. Sono stati utilizzati due particolari protocolli linguistici, di recente strutturazione: il "Null Subject Test" e il "Test di prototipicitàƒÂ  nominale". Il primo test consente lo studio della conservazione dei parametri sintattici in un compito che satura la memoria a breve termine: ai soggetti viene richiesto di ripetere frasi in cui il soggetto della subordinata puàƒ² essere omesso, mantenendo o meno il significato della frase o la struttura sintattica del periodo. Il secondo test prevede il completamento di differenti tipi di frasi, tramite una decisione relativa ali 'uso dell'articolo determinativo, con distinzione tra nomi propri e nomi comuni, di genere maschile o femminile. Il test àƒ¨ stato integrato con una seconda prova che ha richiesto l'esecuzione di un giudizio di correttezza grammaticale in frasi che utilizzavano particolari articoli in corrispondenza di nomi massa (es: latte) o numerabili (es: topo). I risultati di entrambe le prove hanno potuto far concludere che i soggetti con MP, sebbene non mostrino deterioramento cognitivo o fenomeni di tipo afasico o agrammatico, esperiscano tuttavia un calo delle risorse cognitive, particolarmente sensibile alle richieste piàƒ¹ complesse sul piano sintattico, secondo un gradiente di difficoltàƒÂ  concordante con il livello di complessitàƒÂ  di alcune regole della grammatica italiana.
2015
ITALIANO
PSICOLOGIA
Università degli Studi di Trieste
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/266472
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNITS-266472