Lo studio affronta l'analisi delle strategie culturali che stanno alla base delle narrazioni geografiche formulate nel contesto della Repubblica Popolare Cinese. Appare ormai consolidata e condivisa l'opinione secondo cui il ruolo di rilievo interpretato dalla Repubblica Popolare Cinese sullo scenario internazionale, renda indispensabile la formulazione di un'adeguata strategia geografica e culturale che favorisca il superamento della visione limitante e limitativa di un †œRegno di Mezzo†� quale †œfabbrica del mondo†� o realtà  nazionale avvitata in una plurisecolare crisi identitaria. La riformulazione di un'adeguata strategia culturale ਠun punto cruciale e fondamentale in vista della difesa dei sempre pi๠sostanziosi e radicati interessi cinesi sulla scena globale, ma si presenta anche come un processo dalle profonde implicazioni interne: si tratta di una costruzione che mira evidentemente ad attribuire alla Repubblica Popolare Cinese una'adeguata proiezione di unità  e coesione interna, sଠda garantire stabilità , continuità  e consenso nei confronti del regime a partito unico. Dopo aver invaso i mercati globali con il cosiddetto made in China, la Cina appare ora fortemente impegnata - seppur con limiti e contraddizioni di cui verrà  offerta una trattazione approfondita †" in una radicale ridefinizione e rivalutazione del proprio patrimonio culturale, allo scopo di rinsaldare la coesione interna e la propria integrità  territoriale da un lato, proiettando all'esterno una serie di immagini e di tendenze che sono spesso palesemente improntate al senso di alterità  rispetto al modello occidentale. Il primo capitolo ਠdedicato alla Repubblica Popolare Cinese quale laboratorio di innovative e alternative narrazioni geografiche e culturali. Viene proposto un excursus storico circa la †œvisione cinese del mondo†�, partendo dai concetti base che hanno caratterizzato il lungo arco dell'epoca imperiale, per passare poi alla crisi provocata dallo scontro con l'Occidente, fino a giungere alla fase maoista. Viene messo in luce in modo particolare il complesso e, per certi versi ancora parzialmente irrisolto, rapporto fra tradizione ed modernità , fra creazione, distruzione e conservazione delle narrazioni geografiche e culturali. Il secondo capitolo, partendo dalla fase delle riforme denghiste, ਠdedicato ai fondamenti ideologici delle attuali narrazioni geografiche e culturali cinesi: l'equilibrio, l'armonia, l'ascesa pacifica. Si tratta di concetti fortemente radicati nella teoria confuciana che per secoli ha costituito il collante ideologico del potere imperiale, giustificando l'esistenza e l'esigenza di una centralità  e di una unità  dell'universo cinese. In quest'ottica vengono prese in esame alcune narrazioni che, a livello interno, hanno goduto e stanno godendo di particolare consenso, costituendo la base anche di quelli che possono essere definiti i tentativi di formulare una vera e propria teoria geopolitica cinese. Il terzo capitolo sviluppa il tema del soft power. Quest'ultimo si presenta infatti come un complemento strategicamente indispensabile al riconoscimento ed all'affermazione del nuovo ruolo e delle nuove ambizioni cinesi a livello globale. àˆ senza dubbio anche in questo ambito che si gioca la sfida posta in atto dalla strategia culturale cinese, in un chiaro tentativo di erodere, almeno parzialmente, quello che ancora oggi in diverse aree del globo appare l'indiscusso vantaggio culturale occidentale (e statunitense in primis). Vengono presentati i tratti salienti del dibattito interno circa le priorità  ed i tratti del soft power dalle caratteristiche cinesi, ponendo l'accento sui temi dell'identità  e della sicurezza, intesa in senso tradizionale e non-tradizionale. La fase conclusiva ਠdedicata all'analisi delle proiezioni politiche e culturali cinesi in tre diverse aree chiave per gli interessi di Pechino: il Sudest asiatico, l'Asia centrale e l'Africa. In queste tre realtà  regionali ਠinteressante notare come il discorso geografico e culturale di Pechino venga plasmato per rafforzare una sorta di vantaggio regionale, secondo schemi e narrazioni che rivalutano †" in misura e forme diverse †" supposti ed indissolubili legami storici e culturali. Nelle conclusioni viene sottolineato come, ancora una volta, i timori dell'instabilità  e della frammentazione siano all'origine dell'intraprendenza cinese sullo scenario globale, nonchਠdel tentativo di esportare un modello di sviluppo †œamorale†� in antitesi al modello †œmorale†� proprio dell'Occidente. Questa strategia sembra strettamente vincolata alla necessità  di mantenere inalterato quel tasso di sviluppo che ਠla base ed il collante fondamentale del consenso nei confronti del partito al potere.

La Repubblica Popolare Cinese tra necessità  ed ambizione di un'adeguata strategia geoculturale

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2011

Abstract

Lo studio affronta l'analisi delle strategie culturali che stanno alla base delle narrazioni geografiche formulate nel contesto della Repubblica Popolare Cinese. Appare ormai consolidata e condivisa l'opinione secondo cui il ruolo di rilievo interpretato dalla Repubblica Popolare Cinese sullo scenario internazionale, renda indispensabile la formulazione di un'adeguata strategia geografica e culturale che favorisca il superamento della visione limitante e limitativa di un †œRegno di Mezzo†� quale †œfabbrica del mondo†� o realtà  nazionale avvitata in una plurisecolare crisi identitaria. La riformulazione di un'adeguata strategia culturale ਠun punto cruciale e fondamentale in vista della difesa dei sempre pi๠sostanziosi e radicati interessi cinesi sulla scena globale, ma si presenta anche come un processo dalle profonde implicazioni interne: si tratta di una costruzione che mira evidentemente ad attribuire alla Repubblica Popolare Cinese una'adeguata proiezione di unità  e coesione interna, sଠda garantire stabilità , continuità  e consenso nei confronti del regime a partito unico. Dopo aver invaso i mercati globali con il cosiddetto made in China, la Cina appare ora fortemente impegnata - seppur con limiti e contraddizioni di cui verrà  offerta una trattazione approfondita †" in una radicale ridefinizione e rivalutazione del proprio patrimonio culturale, allo scopo di rinsaldare la coesione interna e la propria integrità  territoriale da un lato, proiettando all'esterno una serie di immagini e di tendenze che sono spesso palesemente improntate al senso di alterità  rispetto al modello occidentale. Il primo capitolo ਠdedicato alla Repubblica Popolare Cinese quale laboratorio di innovative e alternative narrazioni geografiche e culturali. Viene proposto un excursus storico circa la †œvisione cinese del mondo†�, partendo dai concetti base che hanno caratterizzato il lungo arco dell'epoca imperiale, per passare poi alla crisi provocata dallo scontro con l'Occidente, fino a giungere alla fase maoista. Viene messo in luce in modo particolare il complesso e, per certi versi ancora parzialmente irrisolto, rapporto fra tradizione ed modernità , fra creazione, distruzione e conservazione delle narrazioni geografiche e culturali. Il secondo capitolo, partendo dalla fase delle riforme denghiste, ਠdedicato ai fondamenti ideologici delle attuali narrazioni geografiche e culturali cinesi: l'equilibrio, l'armonia, l'ascesa pacifica. Si tratta di concetti fortemente radicati nella teoria confuciana che per secoli ha costituito il collante ideologico del potere imperiale, giustificando l'esistenza e l'esigenza di una centralità  e di una unità  dell'universo cinese. In quest'ottica vengono prese in esame alcune narrazioni che, a livello interno, hanno goduto e stanno godendo di particolare consenso, costituendo la base anche di quelli che possono essere definiti i tentativi di formulare una vera e propria teoria geopolitica cinese. Il terzo capitolo sviluppa il tema del soft power. Quest'ultimo si presenta infatti come un complemento strategicamente indispensabile al riconoscimento ed all'affermazione del nuovo ruolo e delle nuove ambizioni cinesi a livello globale. àˆ senza dubbio anche in questo ambito che si gioca la sfida posta in atto dalla strategia culturale cinese, in un chiaro tentativo di erodere, almeno parzialmente, quello che ancora oggi in diverse aree del globo appare l'indiscusso vantaggio culturale occidentale (e statunitense in primis). Vengono presentati i tratti salienti del dibattito interno circa le priorità  ed i tratti del soft power dalle caratteristiche cinesi, ponendo l'accento sui temi dell'identità  e della sicurezza, intesa in senso tradizionale e non-tradizionale. La fase conclusiva ਠdedicata all'analisi delle proiezioni politiche e culturali cinesi in tre diverse aree chiave per gli interessi di Pechino: il Sudest asiatico, l'Asia centrale e l'Africa. In queste tre realtà  regionali ਠinteressante notare come il discorso geografico e culturale di Pechino venga plasmato per rafforzare una sorta di vantaggio regionale, secondo schemi e narrazioni che rivalutano †" in misura e forme diverse †" supposti ed indissolubili legami storici e culturali. Nelle conclusioni viene sottolineato come, ancora una volta, i timori dell'instabilità  e della frammentazione siano all'origine dell'intraprendenza cinese sullo scenario globale, nonchਠdel tentativo di esportare un modello di sviluppo †œamorale†� in antitesi al modello †œmorale†� proprio dell'Occidente. Questa strategia sembra strettamente vincolata alla necessità  di mantenere inalterato quel tasso di sviluppo che ਠla base ed il collante fondamentale del consenso nei confronti del partito al potere.
2011
it
Geografia Culturale
Repubblica Popolare Cinese
SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE DELL'UOMO, DEL TERRITORIO E DELLA SOCIETA'
Soft Power
Strategia Culturale
Università degli Studi di Trieste
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/269508
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNITS-269508