Studiare gli ambiti metaforici cui Seneca attinge con maggior frequenza nella sua opera filosofica ਠun mezzo per avvicinare molti aspetti della sua cultura stilistico-retorica e, allo stesso tempo, del suo mondo ideologico e psicologico. Oltre ai realia †" alle realtà  sociali, politiche, materiali del mondo che lo circonda †" l'immaginario di Seneca accoglie e contribuisce a convogliare soprattutto realtà  culturali: esse si traducono in immagini che rivelano le convergenze tra la sua opera e quella di chi lo precedette. Tra esse rientra anche il motivo della luce che, per il suo carattere intuitivo, †˜assiomatico' , si presta a convogliare nell'immaginario senecano una lunga tradizione di simbolismo letterario, filosofico, teologico. Per misurare l'originalità  del trattamento senecano si tratterà  di precisare innanzitutto in che modo egli disponga di tale eredità , valutando contemporaneamente gli effetti di quello scambio incessante che, nello sviluppo dell'immaginario, avviene tra gli elementi che giungono dall'ambiente circostante †" sociale e culturale †" e le pulsioni psicologiche e soggettive di chi se appropria, che tende ad assimilare questi elementi al proprio personale linguaggio letterario. La descrizione e l'analisi della fenomenologia delle immagini della luce in un testo filosofico, con le cui istanze proprie essa interagisce naturalmente, esige altresଠche si individui in che misura e in quali forme si compenetrino immagine e concetto, ovvero l'aspetto retorico e l'aspetto propriamente logico-teoretico del testo. Un necessario presupposto per l'individuazione di tali rapporti ਠcostituito, per le Epistulae morales, dalla definizione dell'atteggiamento che Seneca matura consapevolmente verso la funzione delle imagines all'interno del discorso filosofico, nonchà© verso il ruolo dell'immaginazione creatrice come autonoma facoltà  dell'artista. Sebbene non sia attestata in Seneca una teoria della letteratura organicamente espressa, la coerenza del suo atteggiamento sul piano della dottrina estetica si radica in un costante riferimento al sistema di pensiero stoico, attraverso l'autorevolezza del quale Seneca reperisce una sorta di garanzia a priori del proprio impianto teorico. Cosଠfacendo, perà², abbiamo visto che il filosofo si trova a fare i conti, in campo estetico, con la tradizione di scuola: la concezione stoica di un ideale di linguaggio trasparente, adatto a esprimere la verità  del pensiero morale, imponeva la svalutazione delle istanze stilistiche e la loro subordinazione all'integrità  dell'espressione. Seneca non si discosta mai esplicitamente da questa posizione di condanna dell'elemento stilistico-formale e quando prende in considerazione lo stile della predicazione filosofica lo fa sempre in relazione diretta al suo fine, che ਠdi ammaestramento alla virt๠e di esortazione a una condotta attivamente morale. Cosà¬, nella teoria senecana, anche l'uso delle immagini nella prosa filosofica ਠgiustificato solo sulla base della funzione didattica che esse possono svolgere in tale contesto e dell'utilità  pedagogica che ne deriva: ho cercato di mostrare come questo sia il tratto che spicca maggiormente nelle notazioni sulla letteratura e sullo stile presenti nelle Epistulae. Tuttavia, proprio la ricerca di un'eloquenza che, attraverso la bellezza e la ricercatezza delle espressioni, sappia dare risalto non a sà© stessa bensଠai contenuti che mira a comunicare, permette parallelamente a Seneca di operare una rivalutazione degli aspetti stilistico-formali. Il filosofo sostiene con convinzione la necessità  di un'admonitio che agisca psicagogicamente su chi ascolta, e concepisce l'uso di un linguaggio energico, che sappia farsi forte dei mezzi della persuasione al fine di rispecchiare e trasmettere la verità  del contenuto filosofico. Quanto allo specifico uso delle immagini all'interno della prosa filosofica, abbiamo visto che esso ਠgiustificato innanzitutto al fine di sopperire all'egestas linguae, ma soprattutto ਠconcepito come un imprescindibile mezzo di sostegno della debolezza intellettiva: la principale funzione delle immagini per Seneca ਠappunto quella di demonstrare attraverso la loro concretezza e vividezza. Esse trovano pertanto il loro definitivo riscatto come strumenti utili al filosofo per mettere a fuoco problemi e argomentazioni, all'ascoltatore per appropriarsi i concetti con maggiore immediatezza. A questa concezione fa da pendant, nella concreta prassi stilistica di Seneca filosofo, un uso costante delle immagini. Quelle che sviluppano il motivo della luce trovano nel corpus delle Epistulae due principali ambiti di applicazione: la conoscenza e la virtus. La prima di queste associazioni, quella che assimila luce e conoscenza, ਠun risultato di quel †˜pensare per immagini' che ਠall'origine stessa del linguaggio filosofico: ho ripercorso nella parte introduttiva di questo lavoro le idee che nella speculazione psicologico-estetica e nella cultura retorica disponibili a Seneca, avevano stabilito un nesso tra immaginazione e meditazione filosofica, e di concerto l'affinità  tra il poeta e il filosofo, accomunati dalla capacità  di †˜scorgere il simile' attraverso le apparenze della varietà  fenomenica. Nel poeta, secondo Aristotele, questa capacità  à¨ alla base dell'arte della metafora, ed ਠnativa, non insegnabile. A propria volta, il pensiero filosofico si svolge in origine attraverso metafore: cosଠcome si ਠvisto, questo tipo di immagini traducono il pensiero astratto, per la prima volta, in contenuto sensibile. Le metafore divengono pertanto uno strumento naturale della predicazione filosofica. àˆ il caso appunto della luce come metafora della conoscenza: la natura della luce come chiarezza che rende possibile il vedere e l'intuitiva associazione dell'atto conoscitivo all'atto della visione, dell'anima agli occhi, sono elementi esplorati dalla lunga tradizione retorica e filosofica che nella mia ricerca ho cercato di ripercorrere. Anche Seneca rientra in questa tradizione filosofica, che aveva avuto nei dialoghi di Platone †" molto pi๠che nell'elaborazione della scuola stoica †" il suo momento centrale. Certo, nel caso di Seneca, il quale non ਠl'inventore del sistema filosofico che espone, la metafora della luce come conoscenza non conferisce ex novo una forma al pensiero, ma serve piuttosto a vivificarlo, ad animarlo, permettendo al filosofo di ripercorrerne i nessi secondo le proprie categorie mentali attraverso un apparato di immagini consolidate dalla tradizione. A loro volta, metafore poco evidenti o quasi completamente lessicalizzate, limitate a un solo verbo o sostantivo, si riattivano per mezzo dei procedimenti stilistici che Seneca mette in atto nella sua prosa filosofica. Sulla base dei testi presi in considerazione, mi sembra si possano individuare come segue: 1. Accumulazione di immagini dallo stesso campo figurativo al fine di rafforzarne l'evidentia, come nell'epistola 88, dove un complesso sistema di richiami collega i motivi della luce come conoscenza, dell'accecamento, dell'orientamento: insieme essi collaborano alla costruzione di un impianto metaforico coeso e coerente, che serve a guidare il lettore nello sviluppo dell'argomento. 2. Interazione del motivo della luce con motivi tratti da altri ambiti metaforici: nell'epistola 94 la complessa costellazione metaforica che si sviluppa intorno all'associazione vista fisica / vista interiore, ਠrafforzata dall'innesto del motivo tipicamente senecano della salute / malattia come condizioni morali. 3. Trapasso continuo dal piano connotativo a piano denotativo, come nell'epistola 48, dove la metafora dell'iter, che interagisce strettamente con quello della luce dell'orientamento morale, ਠanticipata dal riferimento di cornice al viaggio di Lucilio; l'immagine resta evidente al lettore funziona poi da Leitmotiv nello sviluppo dell'epistola.

Immagini della luce nelle Epistulae di Seneca.

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2008

Abstract

Studiare gli ambiti metaforici cui Seneca attinge con maggior frequenza nella sua opera filosofica ਠun mezzo per avvicinare molti aspetti della sua cultura stilistico-retorica e, allo stesso tempo, del suo mondo ideologico e psicologico. Oltre ai realia †" alle realtà  sociali, politiche, materiali del mondo che lo circonda †" l'immaginario di Seneca accoglie e contribuisce a convogliare soprattutto realtà  culturali: esse si traducono in immagini che rivelano le convergenze tra la sua opera e quella di chi lo precedette. Tra esse rientra anche il motivo della luce che, per il suo carattere intuitivo, †˜assiomatico' , si presta a convogliare nell'immaginario senecano una lunga tradizione di simbolismo letterario, filosofico, teologico. Per misurare l'originalità  del trattamento senecano si tratterà  di precisare innanzitutto in che modo egli disponga di tale eredità , valutando contemporaneamente gli effetti di quello scambio incessante che, nello sviluppo dell'immaginario, avviene tra gli elementi che giungono dall'ambiente circostante †" sociale e culturale †" e le pulsioni psicologiche e soggettive di chi se appropria, che tende ad assimilare questi elementi al proprio personale linguaggio letterario. La descrizione e l'analisi della fenomenologia delle immagini della luce in un testo filosofico, con le cui istanze proprie essa interagisce naturalmente, esige altresଠche si individui in che misura e in quali forme si compenetrino immagine e concetto, ovvero l'aspetto retorico e l'aspetto propriamente logico-teoretico del testo. Un necessario presupposto per l'individuazione di tali rapporti ਠcostituito, per le Epistulae morales, dalla definizione dell'atteggiamento che Seneca matura consapevolmente verso la funzione delle imagines all'interno del discorso filosofico, nonchà© verso il ruolo dell'immaginazione creatrice come autonoma facoltà  dell'artista. Sebbene non sia attestata in Seneca una teoria della letteratura organicamente espressa, la coerenza del suo atteggiamento sul piano della dottrina estetica si radica in un costante riferimento al sistema di pensiero stoico, attraverso l'autorevolezza del quale Seneca reperisce una sorta di garanzia a priori del proprio impianto teorico. Cosଠfacendo, perà², abbiamo visto che il filosofo si trova a fare i conti, in campo estetico, con la tradizione di scuola: la concezione stoica di un ideale di linguaggio trasparente, adatto a esprimere la verità  del pensiero morale, imponeva la svalutazione delle istanze stilistiche e la loro subordinazione all'integrità  dell'espressione. Seneca non si discosta mai esplicitamente da questa posizione di condanna dell'elemento stilistico-formale e quando prende in considerazione lo stile della predicazione filosofica lo fa sempre in relazione diretta al suo fine, che ਠdi ammaestramento alla virt๠e di esortazione a una condotta attivamente morale. Cosà¬, nella teoria senecana, anche l'uso delle immagini nella prosa filosofica ਠgiustificato solo sulla base della funzione didattica che esse possono svolgere in tale contesto e dell'utilità  pedagogica che ne deriva: ho cercato di mostrare come questo sia il tratto che spicca maggiormente nelle notazioni sulla letteratura e sullo stile presenti nelle Epistulae. Tuttavia, proprio la ricerca di un'eloquenza che, attraverso la bellezza e la ricercatezza delle espressioni, sappia dare risalto non a sà© stessa bensଠai contenuti che mira a comunicare, permette parallelamente a Seneca di operare una rivalutazione degli aspetti stilistico-formali. Il filosofo sostiene con convinzione la necessità  di un'admonitio che agisca psicagogicamente su chi ascolta, e concepisce l'uso di un linguaggio energico, che sappia farsi forte dei mezzi della persuasione al fine di rispecchiare e trasmettere la verità  del contenuto filosofico. Quanto allo specifico uso delle immagini all'interno della prosa filosofica, abbiamo visto che esso ਠgiustificato innanzitutto al fine di sopperire all'egestas linguae, ma soprattutto ਠconcepito come un imprescindibile mezzo di sostegno della debolezza intellettiva: la principale funzione delle immagini per Seneca ਠappunto quella di demonstrare attraverso la loro concretezza e vividezza. Esse trovano pertanto il loro definitivo riscatto come strumenti utili al filosofo per mettere a fuoco problemi e argomentazioni, all'ascoltatore per appropriarsi i concetti con maggiore immediatezza. A questa concezione fa da pendant, nella concreta prassi stilistica di Seneca filosofo, un uso costante delle immagini. Quelle che sviluppano il motivo della luce trovano nel corpus delle Epistulae due principali ambiti di applicazione: la conoscenza e la virtus. La prima di queste associazioni, quella che assimila luce e conoscenza, ਠun risultato di quel †˜pensare per immagini' che ਠall'origine stessa del linguaggio filosofico: ho ripercorso nella parte introduttiva di questo lavoro le idee che nella speculazione psicologico-estetica e nella cultura retorica disponibili a Seneca, avevano stabilito un nesso tra immaginazione e meditazione filosofica, e di concerto l'affinità  tra il poeta e il filosofo, accomunati dalla capacità  di †˜scorgere il simile' attraverso le apparenze della varietà  fenomenica. Nel poeta, secondo Aristotele, questa capacità  à¨ alla base dell'arte della metafora, ed ਠnativa, non insegnabile. A propria volta, il pensiero filosofico si svolge in origine attraverso metafore: cosଠcome si ਠvisto, questo tipo di immagini traducono il pensiero astratto, per la prima volta, in contenuto sensibile. Le metafore divengono pertanto uno strumento naturale della predicazione filosofica. àˆ il caso appunto della luce come metafora della conoscenza: la natura della luce come chiarezza che rende possibile il vedere e l'intuitiva associazione dell'atto conoscitivo all'atto della visione, dell'anima agli occhi, sono elementi esplorati dalla lunga tradizione retorica e filosofica che nella mia ricerca ho cercato di ripercorrere. Anche Seneca rientra in questa tradizione filosofica, che aveva avuto nei dialoghi di Platone †" molto pi๠che nell'elaborazione della scuola stoica †" il suo momento centrale. Certo, nel caso di Seneca, il quale non ਠl'inventore del sistema filosofico che espone, la metafora della luce come conoscenza non conferisce ex novo una forma al pensiero, ma serve piuttosto a vivificarlo, ad animarlo, permettendo al filosofo di ripercorrerne i nessi secondo le proprie categorie mentali attraverso un apparato di immagini consolidate dalla tradizione. A loro volta, metafore poco evidenti o quasi completamente lessicalizzate, limitate a un solo verbo o sostantivo, si riattivano per mezzo dei procedimenti stilistici che Seneca mette in atto nella sua prosa filosofica. Sulla base dei testi presi in considerazione, mi sembra si possano individuare come segue: 1. Accumulazione di immagini dallo stesso campo figurativo al fine di rafforzarne l'evidentia, come nell'epistola 88, dove un complesso sistema di richiami collega i motivi della luce come conoscenza, dell'accecamento, dell'orientamento: insieme essi collaborano alla costruzione di un impianto metaforico coeso e coerente, che serve a guidare il lettore nello sviluppo dell'argomento. 2. Interazione del motivo della luce con motivi tratti da altri ambiti metaforici: nell'epistola 94 la complessa costellazione metaforica che si sviluppa intorno all'associazione vista fisica / vista interiore, ਠrafforzata dall'innesto del motivo tipicamente senecano della salute / malattia come condizioni morali. 3. Trapasso continuo dal piano connotativo a piano denotativo, come nell'epistola 48, dove la metafora dell'iter, che interagisce strettamente con quello della luce dell'orientamento morale, ਠanticipata dal riferimento di cornice al viaggio di Lucilio; l'immagine resta evidente al lettore funziona poi da Leitmotiv nello sviluppo dell'epistola.
2008
it
immagini
SCIENZE DELL'ANTICHITA'
seneca
Università degli Studi di Trieste
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/270171
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNITS-270171