Sfruttando l'allentamento delle rigidità del sistema internazionale subentrato alla fine del confronto bipolare, un certo numero di paesi ha intensificato gli sforzi per migliorare il proprio status regionale, incidendo sui rapporti di forza locali principalmente attraverso il potenziamento delle proprie capacità militari. Il fenomeno ਠrisultato particolarmente significativo in quello che viene definito come †˜Grande Medio Oriente' (Great Middle East), comprendente la fascia di territori che si estendono dal Nord Africa al Golfo del Bengala. Questa vasta macro-regione condivide numerosi aspetti, fra i quali il rapido sviluppo demografico ed una perdurante situazione di instabilità endemica, mentre le sue importanti risorse energetiche sono oggi fondamentali non solo per l'Occidente, ma anche per le potenze asiatiche, la cui crescente rilevanza geopolitica e geostrategica ਠin larga parte conseguente alla loro rapida ascesa economico-industriale. Collocate prevalentemente in corrispondenza di quello che Saul Cohen aveva definito col termine di †œzone di rottura†� (shatterbelts), che separavano le sfere di influenza delle due superpotenze, varie potenze emergenti hanno individuato nel possesso †" reale o anche solo potenziale †" di armi di distruzione di massa lo strumento privilegiato per accedere a posizioni egemoniche negli equilibri locali, affermando contestualmente la propria sovranità nazionale. In tale quadro, esiste da parte di larga parte degli attori regionali una condivisa aspirazione a conferire concretezza alla netta opposizione ad ogni forma di ingerenza esterna, che tenti di influenzare, condizionare o indirizzare la soluzione delle molteplici questioni locali. Con questi obiettivi, sono stati avviati vari programmi tendenti a realizzare armi di distruzione di massa, necessariamente integrate dai relativi sistemi di lancio (delivery means). Contrariamente a quanto attuato dalle due superpotenze alla fine del secondo conflitto mondiale, i programmi in questione non hanno finalità egemoniche su scala globale, ma sono dichiaratamente finalizzati alla realizzazione di arsenali idonei, per quantità e caratteristiche dei sistemi d'arma, a tutelare gli interessi nazionali, sia nei confronti dei competitori regionali, come anche nell'eventualità di un confronto asimmetrico con la sola superpotenza rimasta dopo la fine dello scenario bipolare. Utilizzati per la prima volta in battaglia dall'impero cinese (280-233 a.C.), i proiettili autopropulsi, indicati anche col termine di razzi o missili, per molti secoli le loro applicazioni militari sono risultate saltuarie e marginali, soprattutto per la scarsa precisione e il limitato peso della carica trasportata. Negli usi bellici veniva preferito il cannone, sottoposto a continui miglioramenti in termini di portata, precisione e potenza distruttiva. Dopo la fine del primo conflitto mondiale, allo scopo di superare le severe limitazioni poste dal Trattato di Versailles allo sviluppo di armamenti pesanti ed a lungo raggio, nel 1929 l'esercito tedesco finanziava un programma di ricerca nel settore missilistico. Gli sforzi si concretizzavano nella realizzazione di due diverse classi di ordigni autopropulsi, le V-1 e V-2, il cui impiego veniva peraltro limitato alla fase terminale della seconda guerra mondiale. Ulteriori sviluppi †" immediatamente avviati negli Stati Uniti ed Unione Sovietica col contributo di progetti, ordigni e tecnici catturati ai tedeschi †" portavano alla realizzazione di vettori di crescente potenza, i cui persistenti problemi di precisione erano mitigati dall'enorme capacità distruttiva degli ordigni nucleari, tanto che la loro combinazione si affermava rapidamente come il principale strumento della deterrenza nucleare nel confronto bipolare. Attualmente, le applicazioni militari delle tecnologie nucleari sviluppate dai paesi emergenti richiedono consistenti investimenti in termini di tempo e risorse, anche per l'esigenza di aggirare i vincoli alla proliferazione imposti dai regimi internazionali. In questa prospettiva, lo sviluppo dei vettori di lancio balistici presenta problemi minori, di natura prevalentemente tecnica ed anche per questo i programmi missilistici godono di maggiore favore. Infatti, l'assenza di un accordo internazionale, ampiamente condiviso ed accettato, che limiti lo sviluppo di programmi missilistici e la loro duplice valenza, civile e militare, rende pi๠agevole l'acquisizione e l'osmosi delle applicazioni dual-use. Inoltre, l'elevato contenuto tecnologico tende ad incentivare la formazione di personale scientifico e tecnico, favorendo il finanziamento di iniziative ed attività che contribuiscono allo sviluppo dei paesi proliferanti. Infine, la marcata valenza geopolitica, prima ancora che strategica, dei sistemi balistici nei rapporti di potenza regionali e nelle prove di forza con gli attori extra-regionali, favoriscono i sistemi missilistici, i quali †" rispetto agli aerei da combattimento †" offrono superiori prestazioni in termini di velocità , autonomia, capacità di sopravvivenza e di penetrazione. Inoltre, essi richiedono minori oneri di acquisizione e di gestione dei sistemi d'arma. Infine, il possesso di vettori missilistici consente, indipendentemente dal loro numero, significativi miglioramenti del livello di prestigio di cui gode il Paese che li possiede, che puಠanche sfruttare i test di lancio, opportunamente pubblicizzati, come strumenti di provata efficacia nell'esercitare forme di pressione psicologica a livello politico-diplomatico, utilizzabili sia per finalità interne che per scopi di deterrenza nei rapporti internazionali. Non sono rari, inoltre, momenti in cui, emulando quanto a suo tempo attuato dalle superpotenze, gli arsenali missilistici sono sfruttati come strumento di coercizione diplomatica, dimostrando anche in questo caso una valenza superiore a quella degli tradizionali armamenti. Alla luce di queste considerazioni, nel presente lavoro vengono delineati i vari aspetti della proliferazione missilistica nel Grande Medio Oriente, considerata nell'ambito del pi๠ampio ed articolato problema della proliferazione delle armi di distruzione di massa, cui viene accennato ove necessario. La trattazione ਠarticolata in tre parti principali, integrate da una serie di considerazioni conclusive. La prima parte del lavoro, dedicata all'analisi del ruolo svolto dai sistemi missilistici nell'attuale contesto internazionale, viene aperta da una sintetica disamina storica dello sviluppo ed impiego dei sistemi missilistici nei conflitti moderni. Viene tratteggiato lo sviluppo della missilistica moderna alla vigilia e durante il secondo conflitto mondiale, seguito dalle principali vicende che hanno caratterizzato l'evoluzione della deterrenza nucleare e missilistica nel corso della guerra fredda. A partire dall'inizio degli anni sessanta, i vettori missilistici hanno progressivamente acquistato un ruolo centrale, a discapito dei bombardieri strategici, progressivamente relegati a compiti complementari, mentre l'aviazione manteneva una presenza significativa a livello tattico-operativo. Nel prosieguo della trattazione, si esaminano brevemente i passaggi salienti della crisi missilistica del 1960, conseguente allo schieramento a Cuba dei vettori nucleari sovietici, che rappresenta una tappa importante nella storia della contrapposizione bipolare. Sul piano tecnologico, l'evento ha impresso un importante impulso allo sviluppo di vettori missilistici da parte degli Stati Uniti (che, all'epoca, paventavano un inesistente gap missilistico), mentre sul piano delle relazioni internazionali veniva evidenziata l'esigenza di instaurare meccanismi di comunicazione e di consultazione fra le due superpotenze, al fine di scongiurare ogni rischio di spiralizzazione nucleare. L'evento serviva anche da spunto iniziale per la successiva decisione francese di intraprendere una autonoma strategia nucleare e missilistica, ritenuta pi๠rispondente alle esigenze francesi in termini di sicurezza nazionale di quanto assicurato dalla NATO.
Ruolo geopolitico e geostrategico della deterrenza missilistica negli equilibri del grande Medio Oriente
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2010
Abstract
Sfruttando l'allentamento delle rigidità del sistema internazionale subentrato alla fine del confronto bipolare, un certo numero di paesi ha intensificato gli sforzi per migliorare il proprio status regionale, incidendo sui rapporti di forza locali principalmente attraverso il potenziamento delle proprie capacità militari. Il fenomeno ਠrisultato particolarmente significativo in quello che viene definito come †˜Grande Medio Oriente' (Great Middle East), comprendente la fascia di territori che si estendono dal Nord Africa al Golfo del Bengala. Questa vasta macro-regione condivide numerosi aspetti, fra i quali il rapido sviluppo demografico ed una perdurante situazione di instabilità endemica, mentre le sue importanti risorse energetiche sono oggi fondamentali non solo per l'Occidente, ma anche per le potenze asiatiche, la cui crescente rilevanza geopolitica e geostrategica ਠin larga parte conseguente alla loro rapida ascesa economico-industriale. Collocate prevalentemente in corrispondenza di quello che Saul Cohen aveva definito col termine di †œzone di rottura†� (shatterbelts), che separavano le sfere di influenza delle due superpotenze, varie potenze emergenti hanno individuato nel possesso †" reale o anche solo potenziale †" di armi di distruzione di massa lo strumento privilegiato per accedere a posizioni egemoniche negli equilibri locali, affermando contestualmente la propria sovranità nazionale. In tale quadro, esiste da parte di larga parte degli attori regionali una condivisa aspirazione a conferire concretezza alla netta opposizione ad ogni forma di ingerenza esterna, che tenti di influenzare, condizionare o indirizzare la soluzione delle molteplici questioni locali. Con questi obiettivi, sono stati avviati vari programmi tendenti a realizzare armi di distruzione di massa, necessariamente integrate dai relativi sistemi di lancio (delivery means). Contrariamente a quanto attuato dalle due superpotenze alla fine del secondo conflitto mondiale, i programmi in questione non hanno finalità egemoniche su scala globale, ma sono dichiaratamente finalizzati alla realizzazione di arsenali idonei, per quantità e caratteristiche dei sistemi d'arma, a tutelare gli interessi nazionali, sia nei confronti dei competitori regionali, come anche nell'eventualità di un confronto asimmetrico con la sola superpotenza rimasta dopo la fine dello scenario bipolare. Utilizzati per la prima volta in battaglia dall'impero cinese (280-233 a.C.), i proiettili autopropulsi, indicati anche col termine di razzi o missili, per molti secoli le loro applicazioni militari sono risultate saltuarie e marginali, soprattutto per la scarsa precisione e il limitato peso della carica trasportata. Negli usi bellici veniva preferito il cannone, sottoposto a continui miglioramenti in termini di portata, precisione e potenza distruttiva. Dopo la fine del primo conflitto mondiale, allo scopo di superare le severe limitazioni poste dal Trattato di Versailles allo sviluppo di armamenti pesanti ed a lungo raggio, nel 1929 l'esercito tedesco finanziava un programma di ricerca nel settore missilistico. Gli sforzi si concretizzavano nella realizzazione di due diverse classi di ordigni autopropulsi, le V-1 e V-2, il cui impiego veniva peraltro limitato alla fase terminale della seconda guerra mondiale. Ulteriori sviluppi †" immediatamente avviati negli Stati Uniti ed Unione Sovietica col contributo di progetti, ordigni e tecnici catturati ai tedeschi †" portavano alla realizzazione di vettori di crescente potenza, i cui persistenti problemi di precisione erano mitigati dall'enorme capacità distruttiva degli ordigni nucleari, tanto che la loro combinazione si affermava rapidamente come il principale strumento della deterrenza nucleare nel confronto bipolare. Attualmente, le applicazioni militari delle tecnologie nucleari sviluppate dai paesi emergenti richiedono consistenti investimenti in termini di tempo e risorse, anche per l'esigenza di aggirare i vincoli alla proliferazione imposti dai regimi internazionali. In questa prospettiva, lo sviluppo dei vettori di lancio balistici presenta problemi minori, di natura prevalentemente tecnica ed anche per questo i programmi missilistici godono di maggiore favore. Infatti, l'assenza di un accordo internazionale, ampiamente condiviso ed accettato, che limiti lo sviluppo di programmi missilistici e la loro duplice valenza, civile e militare, rende pi๠agevole l'acquisizione e l'osmosi delle applicazioni dual-use. Inoltre, l'elevato contenuto tecnologico tende ad incentivare la formazione di personale scientifico e tecnico, favorendo il finanziamento di iniziative ed attività che contribuiscono allo sviluppo dei paesi proliferanti. Infine, la marcata valenza geopolitica, prima ancora che strategica, dei sistemi balistici nei rapporti di potenza regionali e nelle prove di forza con gli attori extra-regionali, favoriscono i sistemi missilistici, i quali †" rispetto agli aerei da combattimento †" offrono superiori prestazioni in termini di velocità , autonomia, capacità di sopravvivenza e di penetrazione. Inoltre, essi richiedono minori oneri di acquisizione e di gestione dei sistemi d'arma. Infine, il possesso di vettori missilistici consente, indipendentemente dal loro numero, significativi miglioramenti del livello di prestigio di cui gode il Paese che li possiede, che puಠanche sfruttare i test di lancio, opportunamente pubblicizzati, come strumenti di provata efficacia nell'esercitare forme di pressione psicologica a livello politico-diplomatico, utilizzabili sia per finalità interne che per scopi di deterrenza nei rapporti internazionali. Non sono rari, inoltre, momenti in cui, emulando quanto a suo tempo attuato dalle superpotenze, gli arsenali missilistici sono sfruttati come strumento di coercizione diplomatica, dimostrando anche in questo caso una valenza superiore a quella degli tradizionali armamenti. Alla luce di queste considerazioni, nel presente lavoro vengono delineati i vari aspetti della proliferazione missilistica nel Grande Medio Oriente, considerata nell'ambito del pi๠ampio ed articolato problema della proliferazione delle armi di distruzione di massa, cui viene accennato ove necessario. La trattazione ਠarticolata in tre parti principali, integrate da una serie di considerazioni conclusive. La prima parte del lavoro, dedicata all'analisi del ruolo svolto dai sistemi missilistici nell'attuale contesto internazionale, viene aperta da una sintetica disamina storica dello sviluppo ed impiego dei sistemi missilistici nei conflitti moderni. Viene tratteggiato lo sviluppo della missilistica moderna alla vigilia e durante il secondo conflitto mondiale, seguito dalle principali vicende che hanno caratterizzato l'evoluzione della deterrenza nucleare e missilistica nel corso della guerra fredda. A partire dall'inizio degli anni sessanta, i vettori missilistici hanno progressivamente acquistato un ruolo centrale, a discapito dei bombardieri strategici, progressivamente relegati a compiti complementari, mentre l'aviazione manteneva una presenza significativa a livello tattico-operativo. Nel prosieguo della trattazione, si esaminano brevemente i passaggi salienti della crisi missilistica del 1960, conseguente allo schieramento a Cuba dei vettori nucleari sovietici, che rappresenta una tappa importante nella storia della contrapposizione bipolare. Sul piano tecnologico, l'evento ha impresso un importante impulso allo sviluppo di vettori missilistici da parte degli Stati Uniti (che, all'epoca, paventavano un inesistente gap missilistico), mentre sul piano delle relazioni internazionali veniva evidenziata l'esigenza di instaurare meccanismi di comunicazione e di consultazione fra le due superpotenze, al fine di scongiurare ogni rischio di spiralizzazione nucleare. L'evento serviva anche da spunto iniziale per la successiva decisione francese di intraprendere una autonoma strategia nucleare e missilistica, ritenuta pi๠rispondente alle esigenze francesi in termini di sicurezza nazionale di quanto assicurato dalla NATO.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/272302
URN:NBN:IT:UNITS-272302