Le comunitàƒÂ planctoniche rivestono un ruolo fondamentale nel funzionamento degli ecosistemi marini, contribuendo in maniera sostanziale ai cicli biogeochimici. Il fitoplancton, in particolare, funge da primo anello della rete trofica in quanto, attraverso la fotosintesi permette lࢠorganicazione del carbonio rendendolo disponibile allࢠinterno delle reti trofiche marine. Questo passaggio puàƒ² avvenire sia attraverso la rete trofica classica sia attraverso il microbial loop. Lo studio quindi della comunitàƒÂ microfitoplanctonica, sia in termini di abbondanze sia di composizione specifica, àƒ¨ un passaggio obbligato per poter capire ed interpretare lࢠintero sistema pelagico, per conoscerne le potenzialitàƒÂ dal punto di vista sia ecologico sia produttivo, aspetto maggiormente legato alle attivitàƒÂ umane. Nella prima parte di questo studio àƒ¨ stata analizzata una serie storica (da marzo 1986 a settembre 2005) inerente la composizione quali-quantitativa della comunitàƒÂ microfitoplanctonica. I dati sono stati ottenuti dallࢠosservazione di campioni raccolti in una stazione costiera del golfo di Trieste. La serie àƒ¨ stata utilizzata inizialmente allo scopo di evidenziare gli andamenti stagionali della componente microfitoplanctonica ed inoltre per valutare eventuali alterazioni/ modificazioni della struttura del fitoplancton avvenute nel corso del periodo analizzato. Sono state osservate successioni stagionali influenzate principalmente dagli apporti fluviali che in golfo dipendono essenzialmente dal fiume Isonzo, che garantisce nutrienti nei periodi di fine inverno e primavera dando la possibilitàƒÂ alle Bacillariophyceae (o diatomee) di sviluppare le classiche fioriture, e nel periodo autunnale, quando nuovamente le Bacillariophyceae aumentano in abbondanza. Inoltre lࢠanalisi delle serie temporale proposta in questo lavoro (con lࢠapplicazione dellࢠindice IndVal) evidenzia importanti modificazioni che hanno interessato la componente microfitoplactonica nel corso dei venti anni di osservazioni. Sono stati principalmente segnalati due momenti importanti nel corso del periodo: ࢠ¢ a metàƒÂ degli anni ࢠ90, con la riduzione delle abbondanze dei piccoli flagellati e delle grandi Dinophyceae, lo spostamento delle tipiche fioriture di Skeletonema costatum (Bacillariophyceae) da inizio primavera ad inverno, ࢠ¢ dal 2002 la riduzione delle abbondanze delle Bacillariophyceae con la ricomparsa dei piccoli fitoflagellati e la dominanza di specie quali Prorocentrum minimum (Dinophyceae) e Cyclotella sp.p (Bacillariophyceae). Lࢠipotesi principale àƒ¨ che nel corso degli anni ci sia stato una modificazione nello stato trofico del sistema legato ad una provata riduzione degli apporti dࢠacqua dolce. In particolare il fosforo àƒ¨ uno dei nutrienti che maggiormente limitano in questa area la crescita microalgale favorendo la presenza di specie che tollerano meglio la carenza di questo nutriente. Questo studio conferma lࢠutilitàƒÂ di programmi di monitoraggio a lungo termine che rendono possibile lࢠosservazione delle modificazioni del sistema nel tempo. Inoltre àƒ¨ stato valutato se un set di dati come quello a nostra disposizione potesse tornare utile al fine di valutare lࢠeventuale segnalazione di nuovi taxa per il golfo di Trieste. Infatti lࢠalterazione dei sistemi marino costieri puàƒ² anche influenzare la distribuzione delle specie e conseguentemente favorire le ࢠinvasioni biologicheࢠ, fattore oramai considerato in continua crescita, che contribuisce al global change portando a locali alterazioni dei processi ecologici e ad una omogeneizzazione delle comunitàƒÂ . Dai risultati ottenuti appare evidente che il set di dati non àƒ¨ adatto a trarre conclusioni in tali senso, seppure nel corso dei venti anni siano stati rilevati dei taxa di nuova segnalazione che sono diventati parte integrante della comunitàƒÂ microfitoplanctonica del golfo. A tale scopo risulta necessario mettere a punto strategie di campionamento mirate ad una corretta e completa stima della biodiversitàƒÂ , ampliando lࢠarea interessata e con metodologie di analisi che diano la possibilitàƒÂ di stilare liste floristiche complete. Nella seconda parte del lavoro àƒ¨ stata focalizzata lࢠattenzione sulle zone portuali in quanto prime zone interessate da un eventuale introduzione nonchàƒ© punto di partenza per molti organismi. Infatti la maggior parte delle introduzioni di specie sono veicolate dalle navi attraverso le acque di zavorra delle navi. Le acque di zavorra sono utilizzate da tutte le navi al fine di mantenere la stabilitàƒÂ durante la navigazioni quando queste viaggiano prive di carico ed ogni giorno enormi quantitàƒÂ di acqua e di sedimenti provenienti da porti e mari di tutto il mondo vengono trasportate attraverso gli oceani come acque di zavorra dalle navi mercantili e scaricate in altre aree geografiche. Questࢠacqua viene prelevata dalle aree portuali costiere e trasportata nel porto successivo, ove puàƒ² venir rilasciata o scambiata. A questo scopo sono stati effettuati sia campionamenti di acque di zavorra (in due importanti porti italiani quali Trieste e Napoli) sia campionamenti nellࢠarea portuale stessa (nel porto di Trieste). Nel caso delle acque di zavorra àƒ¨ stato valutata la comunitàƒÂ microalgale presente sia nellࢠacqua di zavorra stessa sia nei sedimenti che si accumulano sul fondo delle cisterne (con isolamento di microalghe ancora vitali) mentre nella zona portuale àƒ¨ stata fatta una stima qualitativa della comunitàƒÂ microfitoplanctonica e una stima quali-quantitativa delle forme di resistenza (tipiche degli organismi microfitoplanctonici, in particolare delle Dinophyceae) presenti nei sedimenti del porto (con esperimenti di germinazione di cisti di Dinophyceae). I risultati hanno confermato la potenziale pericolositàƒÂ di trasporto di organismi microfitoplanctonici attraverso le zavorre e anche la presenza di numerose forme di resistenza nei sedimenti portuali. Sicuramente questo studio sottolinea la necessitàƒÂ di predisporre piani di monitoraggio estesi alle zone portuali (sia delle zavorre delle navi sia del porto stesso) al fine di evidenziare la presenza di nuovi taxa. Questo non potràƒÂ certamente permettere di evitare lࢠintroduzione di organismi alloctoni, ma avràƒÂ la funzione di primo campanello di allerta.
Studio della comunitàƒÂ microfitoplanctonica del Golfo di Trieste (Mare Adriatico Settentrionale): utilizzo di una serie storica con particolare riguardo al fenomeno dell'introduzione di taxa alloctoni
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2008
Abstract
Le comunitàƒÂ planctoniche rivestono un ruolo fondamentale nel funzionamento degli ecosistemi marini, contribuendo in maniera sostanziale ai cicli biogeochimici. Il fitoplancton, in particolare, funge da primo anello della rete trofica in quanto, attraverso la fotosintesi permette lࢠorganicazione del carbonio rendendolo disponibile allࢠinterno delle reti trofiche marine. Questo passaggio puàƒ² avvenire sia attraverso la rete trofica classica sia attraverso il microbial loop. Lo studio quindi della comunitàƒÂ microfitoplanctonica, sia in termini di abbondanze sia di composizione specifica, àƒ¨ un passaggio obbligato per poter capire ed interpretare lࢠintero sistema pelagico, per conoscerne le potenzialitàƒÂ dal punto di vista sia ecologico sia produttivo, aspetto maggiormente legato alle attivitàƒÂ umane. Nella prima parte di questo studio àƒ¨ stata analizzata una serie storica (da marzo 1986 a settembre 2005) inerente la composizione quali-quantitativa della comunitàƒÂ microfitoplanctonica. I dati sono stati ottenuti dallࢠosservazione di campioni raccolti in una stazione costiera del golfo di Trieste. La serie àƒ¨ stata utilizzata inizialmente allo scopo di evidenziare gli andamenti stagionali della componente microfitoplanctonica ed inoltre per valutare eventuali alterazioni/ modificazioni della struttura del fitoplancton avvenute nel corso del periodo analizzato. Sono state osservate successioni stagionali influenzate principalmente dagli apporti fluviali che in golfo dipendono essenzialmente dal fiume Isonzo, che garantisce nutrienti nei periodi di fine inverno e primavera dando la possibilitàƒÂ alle Bacillariophyceae (o diatomee) di sviluppare le classiche fioriture, e nel periodo autunnale, quando nuovamente le Bacillariophyceae aumentano in abbondanza. Inoltre lࢠanalisi delle serie temporale proposta in questo lavoro (con lࢠapplicazione dellࢠindice IndVal) evidenzia importanti modificazioni che hanno interessato la componente microfitoplactonica nel corso dei venti anni di osservazioni. Sono stati principalmente segnalati due momenti importanti nel corso del periodo: ࢠ¢ a metàƒÂ degli anni ࢠ90, con la riduzione delle abbondanze dei piccoli flagellati e delle grandi Dinophyceae, lo spostamento delle tipiche fioriture di Skeletonema costatum (Bacillariophyceae) da inizio primavera ad inverno, ࢠ¢ dal 2002 la riduzione delle abbondanze delle Bacillariophyceae con la ricomparsa dei piccoli fitoflagellati e la dominanza di specie quali Prorocentrum minimum (Dinophyceae) e Cyclotella sp.p (Bacillariophyceae). Lࢠipotesi principale àƒ¨ che nel corso degli anni ci sia stato una modificazione nello stato trofico del sistema legato ad una provata riduzione degli apporti dࢠacqua dolce. In particolare il fosforo àƒ¨ uno dei nutrienti che maggiormente limitano in questa area la crescita microalgale favorendo la presenza di specie che tollerano meglio la carenza di questo nutriente. Questo studio conferma lࢠutilitàƒÂ di programmi di monitoraggio a lungo termine che rendono possibile lࢠosservazione delle modificazioni del sistema nel tempo. Inoltre àƒ¨ stato valutato se un set di dati come quello a nostra disposizione potesse tornare utile al fine di valutare lࢠeventuale segnalazione di nuovi taxa per il golfo di Trieste. Infatti lࢠalterazione dei sistemi marino costieri puàƒ² anche influenzare la distribuzione delle specie e conseguentemente favorire le ࢠinvasioni biologicheࢠ, fattore oramai considerato in continua crescita, che contribuisce al global change portando a locali alterazioni dei processi ecologici e ad una omogeneizzazione delle comunitàƒÂ . Dai risultati ottenuti appare evidente che il set di dati non àƒ¨ adatto a trarre conclusioni in tali senso, seppure nel corso dei venti anni siano stati rilevati dei taxa di nuova segnalazione che sono diventati parte integrante della comunitàƒÂ microfitoplanctonica del golfo. A tale scopo risulta necessario mettere a punto strategie di campionamento mirate ad una corretta e completa stima della biodiversitàƒÂ , ampliando lࢠarea interessata e con metodologie di analisi che diano la possibilitàƒÂ di stilare liste floristiche complete. Nella seconda parte del lavoro àƒ¨ stata focalizzata lࢠattenzione sulle zone portuali in quanto prime zone interessate da un eventuale introduzione nonchàƒ© punto di partenza per molti organismi. Infatti la maggior parte delle introduzioni di specie sono veicolate dalle navi attraverso le acque di zavorra delle navi. Le acque di zavorra sono utilizzate da tutte le navi al fine di mantenere la stabilitàƒÂ durante la navigazioni quando queste viaggiano prive di carico ed ogni giorno enormi quantitàƒÂ di acqua e di sedimenti provenienti da porti e mari di tutto il mondo vengono trasportate attraverso gli oceani come acque di zavorra dalle navi mercantili e scaricate in altre aree geografiche. Questࢠacqua viene prelevata dalle aree portuali costiere e trasportata nel porto successivo, ove puàƒ² venir rilasciata o scambiata. A questo scopo sono stati effettuati sia campionamenti di acque di zavorra (in due importanti porti italiani quali Trieste e Napoli) sia campionamenti nellࢠarea portuale stessa (nel porto di Trieste). Nel caso delle acque di zavorra àƒ¨ stato valutata la comunitàƒÂ microalgale presente sia nellࢠacqua di zavorra stessa sia nei sedimenti che si accumulano sul fondo delle cisterne (con isolamento di microalghe ancora vitali) mentre nella zona portuale àƒ¨ stata fatta una stima qualitativa della comunitàƒÂ microfitoplanctonica e una stima quali-quantitativa delle forme di resistenza (tipiche degli organismi microfitoplanctonici, in particolare delle Dinophyceae) presenti nei sedimenti del porto (con esperimenti di germinazione di cisti di Dinophyceae). I risultati hanno confermato la potenziale pericolositàƒÂ di trasporto di organismi microfitoplanctonici attraverso le zavorre e anche la presenza di numerose forme di resistenza nei sedimenti portuali. Sicuramente questo studio sottolinea la necessitàƒÂ di predisporre piani di monitoraggio estesi alle zone portuali (sia delle zavorre delle navi sia del porto stesso) al fine di evidenziare la presenza di nuovi taxa. Questo non potràƒÂ certamente permettere di evitare lࢠintroduzione di organismi alloctoni, ma avràƒÂ la funzione di primo campanello di allerta.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/272588
URN:NBN:IT:UNITS-272588