L'indagine ha permesso di mettere in luce la complessità di un poema che ਠprima di tutto un'opera a sostegno della politica di Stilicone e contiene un messaggio, duplice (di rimprovero e parenetico), inviato all'Oriente dell'Impero relativo alla necessaria concordia fra le due parti e fra i fratelli reggenti, Onorio e Arcadio. Claudiano eleva a dignità epica un episodio politico-militare la cui conclusione, pi๠che da una vera e propria battaglia (che nella realtà non avvenne mai), era stato determinato dall'abile strategia di Stilicone. La specificità dell'opera consiste in una elevata cifra retorica dell'elemento panegiristico di cui si ਠfornita documentazione. La condanna di Stilicone come hostis publicus, da parte della corte orientale, obbliga il poeta ad assegnare al generale vandalo un ruolo di secondo piano e determina l'impossibilità di attribuirgli una responsabilità diretta nella risoluzione della vicenda gildonica. Tale condizionamento storico-politico si traduce in una strategia narrativa in cui il soggetto centrale del racconto diventa Gildone, il nemico o piuttosto l'anti-eroe, a cui si contrappone in modo implicito (esplicito raramente) proprio Stilicone. Stilicone incarna cosଠl'eroe della tradizione romana, rispettoso della fides verso i familiari (in qualità di suocero di Onorio) e la patria. Le azioni del generale vandalo sono exempla di pietas e in netta antitesi con quelle di Gildone che perಠnon compare mai come attore nella vicenda. L'opposizione tra i due si traduce in definitiva nella vittoria morale di Stilicone. Il generale vandalo, compie il suo ingresso nel finale del poema (352), preparato dall'encomio ad opera di Teodosio il Grande. Nel poema dunque la vittoria su Gildone non viene descritta mediante il racconto dei fatti, ma ਠsancita sul piano etico per mezzo della contrapposizione fra i due antagonisti. Il presente lavoro cerca di mettere in luce le ragioni che nell'In Gildonem hanno determinato il silenzio di Claudiano sugli antefatti e sulle operazioni in rapporto al pi๠dettagliato resoconto della vicenda e al vero e proprio panegirico di Stilicone nella successiva Laus. Il confronto fra le due opere indurrebbe infatti a individuare nella prima una sorta di anticipazione dei motivi enfatizzati, senza reticenze, nella Laus. In questa prospettiva di lettura le due opere risultano complementari e ciಠpermetterebbe di superare la posizione della critica (Dà¶pp 1980, Hajdu 1996-1997, Charlet 2000) che ritiene l'In Gildonem incompiuto tanto da ipotizzare la mancata pubblicazione di un secondo libro.
L'invettiva contro Gildone.Motivi di propaganda politica e prassi letteraria.(Per un commento a Claud.carm.15)
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2008
Abstract
L'indagine ha permesso di mettere in luce la complessità di un poema che ਠprima di tutto un'opera a sostegno della politica di Stilicone e contiene un messaggio, duplice (di rimprovero e parenetico), inviato all'Oriente dell'Impero relativo alla necessaria concordia fra le due parti e fra i fratelli reggenti, Onorio e Arcadio. Claudiano eleva a dignità epica un episodio politico-militare la cui conclusione, pi๠che da una vera e propria battaglia (che nella realtà non avvenne mai), era stato determinato dall'abile strategia di Stilicone. La specificità dell'opera consiste in una elevata cifra retorica dell'elemento panegiristico di cui si ਠfornita documentazione. La condanna di Stilicone come hostis publicus, da parte della corte orientale, obbliga il poeta ad assegnare al generale vandalo un ruolo di secondo piano e determina l'impossibilità di attribuirgli una responsabilità diretta nella risoluzione della vicenda gildonica. Tale condizionamento storico-politico si traduce in una strategia narrativa in cui il soggetto centrale del racconto diventa Gildone, il nemico o piuttosto l'anti-eroe, a cui si contrappone in modo implicito (esplicito raramente) proprio Stilicone. Stilicone incarna cosଠl'eroe della tradizione romana, rispettoso della fides verso i familiari (in qualità di suocero di Onorio) e la patria. Le azioni del generale vandalo sono exempla di pietas e in netta antitesi con quelle di Gildone che perಠnon compare mai come attore nella vicenda. L'opposizione tra i due si traduce in definitiva nella vittoria morale di Stilicone. Il generale vandalo, compie il suo ingresso nel finale del poema (352), preparato dall'encomio ad opera di Teodosio il Grande. Nel poema dunque la vittoria su Gildone non viene descritta mediante il racconto dei fatti, ma ਠsancita sul piano etico per mezzo della contrapposizione fra i due antagonisti. Il presente lavoro cerca di mettere in luce le ragioni che nell'In Gildonem hanno determinato il silenzio di Claudiano sugli antefatti e sulle operazioni in rapporto al pi๠dettagliato resoconto della vicenda e al vero e proprio panegirico di Stilicone nella successiva Laus. Il confronto fra le due opere indurrebbe infatti a individuare nella prima una sorta di anticipazione dei motivi enfatizzati, senza reticenze, nella Laus. In questa prospettiva di lettura le due opere risultano complementari e ciಠpermetterebbe di superare la posizione della critica (Dà¶pp 1980, Hajdu 1996-1997, Charlet 2000) che ritiene l'In Gildonem incompiuto tanto da ipotizzare la mancata pubblicazione di un secondo libro.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/272595
URN:NBN:IT:UNITS-272595