Gli anni Novanta sono stati un decennio di grandi trasformazioni geopolitiche: la fine della Guerra Fredda ha distrutto quello che Carlo Jean ha definito †œl'elegante equilibrio†� bipolare, un sistema internazionale che, dividendo il mondo in due blocchi, favoriva la semplificazione delle relazioni tra gli Stati, aumentando la prevedibilità dei loro comportamenti e assicurando, quindi, una sostanziale stabilità . Il mondo ਠora alla ricerca di un nuovo equilibrio: l'esito finale della odierna fase di transizione ਠancora in gran parte nebuloso, ma già costringe l'Italia ad un'approfondita riflessione sui propri interessi nazionali al fine di adeguare il suo sistema-Paese alle sfide poste dalla fine dell'era americana. Nei suoi primi cinquant'anni di esistenza, l'Italia repubblicana ha potuto sfruttare la rendita geopolitica dovuta alla sua particolare collocazione geografica, nel cuore del Mediterraneo, che la portava ad essere la frontiera del †œmondo libero†� rispetto a quello a guida sovietica; l'esistenza, inoltre, di un forte Partito Comunista ha fatto a lungo temere gli Stati Uniti che l'Italia potesse scivolare nel neutralismo, facendo crollare l'intero fianco sud dell'Alleanza. Tale situazione ha permesso all'Italia di sviluppare una politica estera disinvolta (tessendo, ad esempio, relazioni privilegiate con molti Paesi arabi, anche in contrasto con gli interessi e le posizioni degli Stati Uniti e delle ex potenze coloniali europee, come la Francia e la Gran Bretagna) e con obiettivi non sempre chiari e coerenti (anche se con risultati tutt'altro che disprezzabili). La caduta del Muro di Berlino ha fatto venire meno l'importanza strategica dell'Italia in chiave antisovietica e lo scenario internazionale, liberato dal conflitto tra Usa e Urss che †œparalizzava†� le relazioni tra gli Stati, si presenta ora pi๠fluido e competitivo. Scopo del mio lavoro ਠstato quello di esaminare il †œmomento internazionale†�, evidenziandone le principali linee di tendenza attraverso le chiavi interpretative fornite dalle pi๠importanti letture geopolitiche proposte negli ultimi anni, e di delineare, di conseguenza, le prospettive italiane nel breve e medio termine. Il lavoro ਠdiviso i due parti: La prima parte analizza il contesto internazionale di inizio millennio, ancora alla ricerca di un equilibrio consono rispetto ai nuovi attori e ai nuovi rapporti di forza emersi negli ultimi decenni. La scarsa intelligibilità del mondo moderno ਠalla base della †œrinascita della geopolitica†�, vista come un antidoto a quella sensazione di impotenza, emersa davanti a pericoli percepiti come immani e sconosciuti, che si sta impossessando del genere umano e che il sociologo Zygmunt Bauman ha definito †œpaura liquida†� ( in particolare Bauman dice che †œla paura pi๠temibile ਠla paura diffusa, sparsa, indistinta, libera, disancorata, fluttuante, priva di un indirizzo o di una causa chiari; la paura che ci perseguita senza una ragione, la minaccia che dovremmo temere e che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente. Paura ਠil nome che diamo alla nostra incertezza, alla nostra ignoranza della minaccia, … di ciಠche c'ਠda fare.†�). L'analisi geopolitica, infatti, puಠfornire una chiave interpretativa utile, come dice Franco Mazzei, a non †œsperdersi nella foresta†� delle odierne relazioni internazionali e far compiere ai soggetti geopolitici stessi scelte politiche maggiormente idonee a tutelare i propri (e, soprattutto, i †œveri†�) interessi nello scenario di riferimento, senza farsi guidare dall'istinto e dalla paura. Dopo aver sottolineato l'importanza della geopolitica e dei suoi †œtre sensi†� †" rappresentazione, rappresentanza, azione - (come li definisce Lacoste), mi sono occupato, attraverso l'analisi delle principali letture geopolitiche proposte negli ultimi anni, di tracciare le linee fondamentali del sistema internazionale ancora in fieri. E' emerso, innanzitutto, un quadro internazionale fluido, nel quale le condizioni sistemiche sono, almeno teoricamente, favorevoli alla emersione di relazioni maggiormente cooperative tra i soggetti geopolitici, gli Stati in particolare. La principale condizione sistemica, infatti, che, storicamente, favorisce l'instaurazione di un ordine internazione ਠlegata ai grandi conflitti internazionali. In generale, come sostiene Filippo Andreatta, †œ… un grande conflitto ha generato ingenti costi in termini economici e di vite umane e rappresenta un forte stimolo ad evitarne altri in futuro. Un grande conflitto, inoltre, ਠin generale accompagnato dall'indebolimento degli equilibri internazionali e dalla minaccia che uno Stato riesca ad imporre il suo volere sugli altri. Per questi motivi, c'ਠuna tendenza a trasformare una particolare pace, dopo la fine di uno specifico conflitto, in una pace generale che ponga fine, regoli o limiti i conflitti.†� I principali tentativi di costruzione di un ordine internazionale sono avvenuti quasi tutti all'indomani di una grande guerra: la Pace di Vestfalia ਠseguita alla guerra dei trent'anni e ai conflitti di religione, la Pace di Utrecht alla guerra di successione spagnola, la Pace di Vienna alle guerre napoleoniche e alla Rivoluzione Francese, Versailles e Yalta hanno chiuso le guerre mondiali. Anche alla Guerra Fredda, quindi, succederà un nuovo ordine e un differente sistema internazionale, che sarà espressione dei mutati rapporti di forza tra gli attori geopolitici. Si ਠdimostrato successivamente che la costruzione di un nuovo sistema e di un nuovo ordine internazionale ਠbloccata alle porte del futuro a causa del virus della †œpaura liquida†� che si ਠimpadronito del mondo dopo l'11/9. La breve esperienza unipolare a guida americana sembra, comunque, volgere al termine, come sottolineano, pur con accenti assai diversi tra loro, molti studiosi di geopolitica e di relazioni internazionali. Analizzare le conseguenze della fine dell'era unipolare e disegnare lo scenario (o meglio, le sue linee di tendenza) che dovrebbe succedere a quello che sta esaurendosi ਠun'operazione fondamentale per permettere di †œpensare†� l'Italia del futuro. La seconda parte, infatti, ਠdedicata ad analizzare le prospettive geopolitiche italiane all'inizio del XXI° Secolo, partendo dall'analisi delle costanti e dei fattori della †œsua†� geopolitica. Come già anticipato, l'Italia non ha ancora iniziato a discutere dei suoi interessi nazionali dopo la fine della Guerra Fredda; come afferma Enrico Serra, †œ… la protezione americana ha distolto dallo studio dei grandi problemi di politica estera, delle opzioni di fondo, della produzione dei rapporti di forza, in una parola, dei molti fattori che condizionano le scelte di una società ...†�. L'Italia, quindi, va recuperata alla geopolitica dopo la fine della †œdittatura†� della Guerra Fredda. La complessità attuale concede all'Italia una gamma diversificata di opzioni geopolitiche, che esprimono allo stesso tempo occasioni e rischi. Per questo motivo, una riflessione †œgeopolitica†� sull'Italia rappresenta, in sà©, un interesse nazionale. Oggi, infatti, †œla struttura geopolitica dello Stato va vista non in base alla sua conformazione geografica, ma piuttosto nella volontà nazionale, cioਠnella auto percezione che ogni popolo ha della propria territorialità , intesa come valore emozionale collettivo, d'ordine nazionale, etico e religioso, in relazione con quella degli altri Stati†�. L'Italia, in un momento storico nel quale sembra consegnata ad un inevitabile declino economico e geopolitico, ha un estremo bisogno di una rotta da seguire, di recuperare il senso di appartenenza dei propri cittadini ad un Progetto Nazionale.
La geopolitica tra paura e democrazia. Lo scenario mondiale all'inizio del XXI secolo e le prospettive geopolitiche italiane
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2009
Abstract
Gli anni Novanta sono stati un decennio di grandi trasformazioni geopolitiche: la fine della Guerra Fredda ha distrutto quello che Carlo Jean ha definito †œl'elegante equilibrio†� bipolare, un sistema internazionale che, dividendo il mondo in due blocchi, favoriva la semplificazione delle relazioni tra gli Stati, aumentando la prevedibilità dei loro comportamenti e assicurando, quindi, una sostanziale stabilità . Il mondo ਠora alla ricerca di un nuovo equilibrio: l'esito finale della odierna fase di transizione ਠancora in gran parte nebuloso, ma già costringe l'Italia ad un'approfondita riflessione sui propri interessi nazionali al fine di adeguare il suo sistema-Paese alle sfide poste dalla fine dell'era americana. Nei suoi primi cinquant'anni di esistenza, l'Italia repubblicana ha potuto sfruttare la rendita geopolitica dovuta alla sua particolare collocazione geografica, nel cuore del Mediterraneo, che la portava ad essere la frontiera del †œmondo libero†� rispetto a quello a guida sovietica; l'esistenza, inoltre, di un forte Partito Comunista ha fatto a lungo temere gli Stati Uniti che l'Italia potesse scivolare nel neutralismo, facendo crollare l'intero fianco sud dell'Alleanza. Tale situazione ha permesso all'Italia di sviluppare una politica estera disinvolta (tessendo, ad esempio, relazioni privilegiate con molti Paesi arabi, anche in contrasto con gli interessi e le posizioni degli Stati Uniti e delle ex potenze coloniali europee, come la Francia e la Gran Bretagna) e con obiettivi non sempre chiari e coerenti (anche se con risultati tutt'altro che disprezzabili). La caduta del Muro di Berlino ha fatto venire meno l'importanza strategica dell'Italia in chiave antisovietica e lo scenario internazionale, liberato dal conflitto tra Usa e Urss che †œparalizzava†� le relazioni tra gli Stati, si presenta ora pi๠fluido e competitivo. Scopo del mio lavoro ਠstato quello di esaminare il †œmomento internazionale†�, evidenziandone le principali linee di tendenza attraverso le chiavi interpretative fornite dalle pi๠importanti letture geopolitiche proposte negli ultimi anni, e di delineare, di conseguenza, le prospettive italiane nel breve e medio termine. Il lavoro ਠdiviso i due parti: La prima parte analizza il contesto internazionale di inizio millennio, ancora alla ricerca di un equilibrio consono rispetto ai nuovi attori e ai nuovi rapporti di forza emersi negli ultimi decenni. La scarsa intelligibilità del mondo moderno ਠalla base della †œrinascita della geopolitica†�, vista come un antidoto a quella sensazione di impotenza, emersa davanti a pericoli percepiti come immani e sconosciuti, che si sta impossessando del genere umano e che il sociologo Zygmunt Bauman ha definito †œpaura liquida†� ( in particolare Bauman dice che †œla paura pi๠temibile ਠla paura diffusa, sparsa, indistinta, libera, disancorata, fluttuante, priva di un indirizzo o di una causa chiari; la paura che ci perseguita senza una ragione, la minaccia che dovremmo temere e che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente. Paura ਠil nome che diamo alla nostra incertezza, alla nostra ignoranza della minaccia, … di ciಠche c'ਠda fare.†�). L'analisi geopolitica, infatti, puಠfornire una chiave interpretativa utile, come dice Franco Mazzei, a non †œsperdersi nella foresta†� delle odierne relazioni internazionali e far compiere ai soggetti geopolitici stessi scelte politiche maggiormente idonee a tutelare i propri (e, soprattutto, i †œveri†�) interessi nello scenario di riferimento, senza farsi guidare dall'istinto e dalla paura. Dopo aver sottolineato l'importanza della geopolitica e dei suoi †œtre sensi†� †" rappresentazione, rappresentanza, azione - (come li definisce Lacoste), mi sono occupato, attraverso l'analisi delle principali letture geopolitiche proposte negli ultimi anni, di tracciare le linee fondamentali del sistema internazionale ancora in fieri. E' emerso, innanzitutto, un quadro internazionale fluido, nel quale le condizioni sistemiche sono, almeno teoricamente, favorevoli alla emersione di relazioni maggiormente cooperative tra i soggetti geopolitici, gli Stati in particolare. La principale condizione sistemica, infatti, che, storicamente, favorisce l'instaurazione di un ordine internazione ਠlegata ai grandi conflitti internazionali. In generale, come sostiene Filippo Andreatta, †œ… un grande conflitto ha generato ingenti costi in termini economici e di vite umane e rappresenta un forte stimolo ad evitarne altri in futuro. Un grande conflitto, inoltre, ਠin generale accompagnato dall'indebolimento degli equilibri internazionali e dalla minaccia che uno Stato riesca ad imporre il suo volere sugli altri. Per questi motivi, c'ਠuna tendenza a trasformare una particolare pace, dopo la fine di uno specifico conflitto, in una pace generale che ponga fine, regoli o limiti i conflitti.†� I principali tentativi di costruzione di un ordine internazionale sono avvenuti quasi tutti all'indomani di una grande guerra: la Pace di Vestfalia ਠseguita alla guerra dei trent'anni e ai conflitti di religione, la Pace di Utrecht alla guerra di successione spagnola, la Pace di Vienna alle guerre napoleoniche e alla Rivoluzione Francese, Versailles e Yalta hanno chiuso le guerre mondiali. Anche alla Guerra Fredda, quindi, succederà un nuovo ordine e un differente sistema internazionale, che sarà espressione dei mutati rapporti di forza tra gli attori geopolitici. Si ਠdimostrato successivamente che la costruzione di un nuovo sistema e di un nuovo ordine internazionale ਠbloccata alle porte del futuro a causa del virus della †œpaura liquida†� che si ਠimpadronito del mondo dopo l'11/9. La breve esperienza unipolare a guida americana sembra, comunque, volgere al termine, come sottolineano, pur con accenti assai diversi tra loro, molti studiosi di geopolitica e di relazioni internazionali. Analizzare le conseguenze della fine dell'era unipolare e disegnare lo scenario (o meglio, le sue linee di tendenza) che dovrebbe succedere a quello che sta esaurendosi ਠun'operazione fondamentale per permettere di †œpensare†� l'Italia del futuro. La seconda parte, infatti, ਠdedicata ad analizzare le prospettive geopolitiche italiane all'inizio del XXI° Secolo, partendo dall'analisi delle costanti e dei fattori della †œsua†� geopolitica. Come già anticipato, l'Italia non ha ancora iniziato a discutere dei suoi interessi nazionali dopo la fine della Guerra Fredda; come afferma Enrico Serra, †œ… la protezione americana ha distolto dallo studio dei grandi problemi di politica estera, delle opzioni di fondo, della produzione dei rapporti di forza, in una parola, dei molti fattori che condizionano le scelte di una società ...†�. L'Italia, quindi, va recuperata alla geopolitica dopo la fine della †œdittatura†� della Guerra Fredda. La complessità attuale concede all'Italia una gamma diversificata di opzioni geopolitiche, che esprimono allo stesso tempo occasioni e rischi. Per questo motivo, una riflessione †œgeopolitica†� sull'Italia rappresenta, in sà©, un interesse nazionale. Oggi, infatti, †œla struttura geopolitica dello Stato va vista non in base alla sua conformazione geografica, ma piuttosto nella volontà nazionale, cioਠnella auto percezione che ogni popolo ha della propria territorialità , intesa come valore emozionale collettivo, d'ordine nazionale, etico e religioso, in relazione con quella degli altri Stati†�. L'Italia, in un momento storico nel quale sembra consegnata ad un inevitabile declino economico e geopolitico, ha un estremo bisogno di una rotta da seguire, di recuperare il senso di appartenenza dei propri cittadini ad un Progetto Nazionale.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/272693
URN:NBN:IT:UNITS-272693