Sono stati condotti due esperimenti per dimostrare che il neonato ਠin grado di produrre espressioni facciali discriminabili, coerenti con lo stimolo somministrato e associabili alle espressioni facciali degli adulti. L'originalità di questo lavoro si basa sull'analisi delle espressioni facciali di neonati e lattanti analizzati in tre fasce di età . L'età mediana ਠstata di gironi 3 (Grupo 1), di giorni 82 /Gruppo 2), di giorni 144 (Gruppo 3). I soggetti sono stati sottoposti a stimolo positivo e stimolo negativo e quindi analizzati attraverso l'utilizzo del Baby FACS di H. Oster (2007). Le primo studio l'obiettivo era verificare la capacità comunicativa dei soggetti nela relazione madre-bambino-estraneo. Si sono volute rilevare, inoltre, le eventuali diversità di risposta emotiva in interazione con la madre e con un estraneo, analizzando la presenza, la durata e l'intensità del sorriso semplice e del sorriso Duchenne, tutto ciಠin associazione alla eventuale apertura della bocca, oltre al contatto visivo. Si sono confrontate le risposte espressivo facciali di 205 bambini (105 maschi; 117 primogeniti) sottoposti a stimolo positivo con la madre (durata mediana 3207 frames) e quindi con una persona estranea (durata mediana 3177 frames). Dall'analisi del sorriso semplice ਠemerso che con l'aumentare dell'età aumentano la numerosità dei bambini che lo attuano (n. 22; 81; 66), la numerosità degli episodi e la durata degli stessi. La numerosità dei bambini che sorride con l'estraneo p maggiore che con la madre nei Gruppi 2 (m=411; e=672) e 3 (m=397; e=441). Nei Gruppi 2 e 3 ਠsignificativa anche la numerosità degli episodi prodotti dai maschi con l'estrano (m=292; e=380). La durata di tali episodi ਠsueriore in interazione con l'estraneo nei Gruppi 2 e 3. L'analisi della numerosità degli episodi in intesità massima ha evidenziato un picco nel livello "medio" dei Gruppi 2 e 3. Nella produzione del sorriso Duchenne del Gruppo 3 i maschi sorridono di pi๠all'estaneo. La numerosità degli episodi ਠsignificativa nel Gruppo 2 in favore dell'estraneo e nei maschi sempre con l'estraneo (m=197; e=304). Non ci sono differenze nella durata degli episodi. Relativamente alla intensità massima c'ਠdifferenza tra la numerosità degli episodi ininterazione con la persona estranea rispetto a quella con la madre: nel Gruppo 2 c'ਠdifferenza tra i tre livelli di intensità analizzati, con un picco nei livelli "medio" e "alto" in interazione con l'estraneo. Relativamente al contatot visivo i bambini dei Gruppi 2 e 3 attuano un maggior numero di episodi con la madre, la durata ਠperಠmaggiore con la persona estranea. Nel secondo studio, il cui obiettivo era testare diverse tecniche dia nalgesia non farmacologica, ਠemerso che i bambini (n. 145) che hanno prodotto il pianto durante la somministrazione dello stimolo negativo sono pi๠numerosi nel Gruppo 2 rispetto al 3. Durante lo stimolo negativo la durata dle pianto ਠstata rilevante in presenza del "clown" (100%). Rispetto alle vairabili testate l'essere tenuto in braccio da parte della pediatra ਠrisultato essere l'analgesia non farmacologica pi๠efficace. Dall'analisi dell'intensità del pianto, ਠemerso che ci sono differenze significative all'interno del Gruppo 2 nella variabile "fasciatoio" e nella variabile "madre sensoriale" entrambi nel livello "alto" rispetto ai livelli "basso" e "medio". Relativamente al Gruppo 3, nell'aalisi con i criteri sopra descritti, si ਠrilevata una differenza significativa nella variabile "fasciatoio" con un incremento dell'intensità nel livello "basso". I risltati mostrano che fin dai primissimi giorni di vita i bambini sono capaci di produrre espressioni facciali distinte che comunicano il loro stato interno. Hanno la capacità di riconoscere il volto di una persona estranea rispetto al volto della madre. Complessivamente questa ricerca ha dimostrato che con la crescita intervengono minimi fattori di modificazione delle espressioni facciali di sorriso e di pianto e che c'ਠstabilità nela produzione delle espressioni facciali derivanti da uno stimolo negativo, che induce il bambino al pianto, e da uno stimolo positivo, che invece lo induce al sorriso. Tale stabilità permane fino ai 5 mesi di età .
Analisi delle variabili emozionali nel rapporto bambino-madre-operatore sanitario attraverso l' uso del baby F.A.C.S. di H. OSTER
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2010
Abstract
Sono stati condotti due esperimenti per dimostrare che il neonato ਠin grado di produrre espressioni facciali discriminabili, coerenti con lo stimolo somministrato e associabili alle espressioni facciali degli adulti. L'originalità di questo lavoro si basa sull'analisi delle espressioni facciali di neonati e lattanti analizzati in tre fasce di età . L'età mediana ਠstata di gironi 3 (Grupo 1), di giorni 82 /Gruppo 2), di giorni 144 (Gruppo 3). I soggetti sono stati sottoposti a stimolo positivo e stimolo negativo e quindi analizzati attraverso l'utilizzo del Baby FACS di H. Oster (2007). Le primo studio l'obiettivo era verificare la capacità comunicativa dei soggetti nela relazione madre-bambino-estraneo. Si sono volute rilevare, inoltre, le eventuali diversità di risposta emotiva in interazione con la madre e con un estraneo, analizzando la presenza, la durata e l'intensità del sorriso semplice e del sorriso Duchenne, tutto ciಠin associazione alla eventuale apertura della bocca, oltre al contatto visivo. Si sono confrontate le risposte espressivo facciali di 205 bambini (105 maschi; 117 primogeniti) sottoposti a stimolo positivo con la madre (durata mediana 3207 frames) e quindi con una persona estranea (durata mediana 3177 frames). Dall'analisi del sorriso semplice ਠemerso che con l'aumentare dell'età aumentano la numerosità dei bambini che lo attuano (n. 22; 81; 66), la numerosità degli episodi e la durata degli stessi. La numerosità dei bambini che sorride con l'estraneo p maggiore che con la madre nei Gruppi 2 (m=411; e=672) e 3 (m=397; e=441). Nei Gruppi 2 e 3 ਠsignificativa anche la numerosità degli episodi prodotti dai maschi con l'estrano (m=292; e=380). La durata di tali episodi ਠsueriore in interazione con l'estraneo nei Gruppi 2 e 3. L'analisi della numerosità degli episodi in intesità massima ha evidenziato un picco nel livello "medio" dei Gruppi 2 e 3. Nella produzione del sorriso Duchenne del Gruppo 3 i maschi sorridono di pi๠all'estaneo. La numerosità degli episodi ਠsignificativa nel Gruppo 2 in favore dell'estraneo e nei maschi sempre con l'estraneo (m=197; e=304). Non ci sono differenze nella durata degli episodi. Relativamente alla intensità massima c'ਠdifferenza tra la numerosità degli episodi ininterazione con la persona estranea rispetto a quella con la madre: nel Gruppo 2 c'ਠdifferenza tra i tre livelli di intensità analizzati, con un picco nei livelli "medio" e "alto" in interazione con l'estraneo. Relativamente al contatot visivo i bambini dei Gruppi 2 e 3 attuano un maggior numero di episodi con la madre, la durata ਠperಠmaggiore con la persona estranea. Nel secondo studio, il cui obiettivo era testare diverse tecniche dia nalgesia non farmacologica, ਠemerso che i bambini (n. 145) che hanno prodotto il pianto durante la somministrazione dello stimolo negativo sono pi๠numerosi nel Gruppo 2 rispetto al 3. Durante lo stimolo negativo la durata dle pianto ਠstata rilevante in presenza del "clown" (100%). Rispetto alle vairabili testate l'essere tenuto in braccio da parte della pediatra ਠrisultato essere l'analgesia non farmacologica pi๠efficace. Dall'analisi dell'intensità del pianto, ਠemerso che ci sono differenze significative all'interno del Gruppo 2 nella variabile "fasciatoio" e nella variabile "madre sensoriale" entrambi nel livello "alto" rispetto ai livelli "basso" e "medio". Relativamente al Gruppo 3, nell'aalisi con i criteri sopra descritti, si ਠrilevata una differenza significativa nella variabile "fasciatoio" con un incremento dell'intensità nel livello "basso". I risltati mostrano che fin dai primissimi giorni di vita i bambini sono capaci di produrre espressioni facciali distinte che comunicano il loro stato interno. Hanno la capacità di riconoscere il volto di una persona estranea rispetto al volto della madre. Complessivamente questa ricerca ha dimostrato che con la crescita intervengono minimi fattori di modificazione delle espressioni facciali di sorriso e di pianto e che c'ਠstabilità nela produzione delle espressioni facciali derivanti da uno stimolo negativo, che induce il bambino al pianto, e da uno stimolo positivo, che invece lo induce al sorriso. Tale stabilità permane fino ai 5 mesi di età .I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/288632
URN:NBN:IT:UNITS-288632