Il presente lavoro è incentrato sulle comunità Bahá'í di Italia e Tunisia analizzate dalla prospettiva storico-religiosa, corroborata da una indagine etnografica. A partire dalla genesi e dalle sue origini, situate nella Persia della seconda metà del XIX secolo, il lavoro ha inteso seguire gli sviluppi e la diffusione della religione Bahá'í – analizzandone i principi, le pratiche e la ‘non ritualità’. Si è ritenuto necessario fornire un inquadramento storico per permettere a chi legge di orientarsi più agevolmente nel contesto sociale, politico e religioso in cui la religione Bahá'í si è innestata e delineare i ritratti delle figure principali: dal Bāb, il precursore, a Bahá’u’lláh, il fondatore, alla Casa Universale di Giustizia, organo amministrativo che oggi guida la comunità mondiale. Circa le origini, si è voluto evidenziare come la collettività Bahá'í si sia inserita in un contesto geopolitico peculiare in contiguità con un humus religioso che vedeva la preponderanza dell’islam sciita e una serie di intrecci con sue ‘scuole’ e varianti, cui hanno contribuito diverse figure autorevoli. Analizzando la figura dei pionieri, ‘migranti missionari’ che offrono volontariamente il proprio servizio alla comunità, è stato possibile studiare le traiettorie di diffusione della nuova credenza, messe in atto soprattutto sotto la guida di Shoghi Effendi, pronipote di Bahá’u’lláh ed ‘erede designato’ in linea genealogica, che nei primi decenni del Novecento ha proseguito l’opera dei suoi avi. Particolare attenzione è stata riservata all’arrivo e all’insediamento delle comunità di credenti in Italia e in Tunisia, contesti entrambi religiosamente plurali, tentando di distinguere le categorie di pluralità e pluralismo e introducendo in evidenza il ‘nuovo’ concetto di superdiversità, coniato nel 2007 dallo studioso Steven Vertovec. Il primo elemento che accomuna le due collettività è la condizione di minoranza religiosa. Ho analizzato alcune ambiguità circa la velata presenza di ritualità che accompagna i ‘passaggi di stato’ dei credenti – accettazione della fede, assegnazione del nome, unione matrimoniale e seppellimento – tenendo in considerazione la prospettiva emica in un continuo confronto con lo sguardo ‘etico’, e dunque mettendo in critica alcuni assunti grazie a riferimenti teorici. La sezione conclusiva del lavoro indaga la categoria di studio della sostenibilità culturale, indicandone le origini e gli intrecci che possono tessersi con la religione e la difficoltà che si prova nel cercare una definizione che possa essere univoca. Introduce le interpretazioni della sostenibilità culturale fornite dalle testimonianze orali dei credenti Bahá'í raccolte durante il lavoro di campo. Il capitolo finale ambisce anche a mettere in collegamento due campi di studio apparentemente lontani: quello storico-religioso e quello inerente al macrotema della sostenibilità, declinata nella sua accezione ‘culturale’.

Bahá’í e dinamismo religioso. Il caso di studio di una comunità globalizzata: un’analisi storico-religiosa fra Italia e Tunisia

SCIALDONE, Marta
2025

Abstract

Il presente lavoro è incentrato sulle comunità Bahá'í di Italia e Tunisia analizzate dalla prospettiva storico-religiosa, corroborata da una indagine etnografica. A partire dalla genesi e dalle sue origini, situate nella Persia della seconda metà del XIX secolo, il lavoro ha inteso seguire gli sviluppi e la diffusione della religione Bahá'í – analizzandone i principi, le pratiche e la ‘non ritualità’. Si è ritenuto necessario fornire un inquadramento storico per permettere a chi legge di orientarsi più agevolmente nel contesto sociale, politico e religioso in cui la religione Bahá'í si è innestata e delineare i ritratti delle figure principali: dal Bāb, il precursore, a Bahá’u’lláh, il fondatore, alla Casa Universale di Giustizia, organo amministrativo che oggi guida la comunità mondiale. Circa le origini, si è voluto evidenziare come la collettività Bahá'í si sia inserita in un contesto geopolitico peculiare in contiguità con un humus religioso che vedeva la preponderanza dell’islam sciita e una serie di intrecci con sue ‘scuole’ e varianti, cui hanno contribuito diverse figure autorevoli. Analizzando la figura dei pionieri, ‘migranti missionari’ che offrono volontariamente il proprio servizio alla comunità, è stato possibile studiare le traiettorie di diffusione della nuova credenza, messe in atto soprattutto sotto la guida di Shoghi Effendi, pronipote di Bahá’u’lláh ed ‘erede designato’ in linea genealogica, che nei primi decenni del Novecento ha proseguito l’opera dei suoi avi. Particolare attenzione è stata riservata all’arrivo e all’insediamento delle comunità di credenti in Italia e in Tunisia, contesti entrambi religiosamente plurali, tentando di distinguere le categorie di pluralità e pluralismo e introducendo in evidenza il ‘nuovo’ concetto di superdiversità, coniato nel 2007 dallo studioso Steven Vertovec. Il primo elemento che accomuna le due collettività è la condizione di minoranza religiosa. Ho analizzato alcune ambiguità circa la velata presenza di ritualità che accompagna i ‘passaggi di stato’ dei credenti – accettazione della fede, assegnazione del nome, unione matrimoniale e seppellimento – tenendo in considerazione la prospettiva emica in un continuo confronto con lo sguardo ‘etico’, e dunque mettendo in critica alcuni assunti grazie a riferimenti teorici. La sezione conclusiva del lavoro indaga la categoria di studio della sostenibilità culturale, indicandone le origini e gli intrecci che possono tessersi con la religione e la difficoltà che si prova nel cercare una definizione che possa essere univoca. Introduce le interpretazioni della sostenibilità culturale fornite dalle testimonianze orali dei credenti Bahá'í raccolte durante il lavoro di campo. Il capitolo finale ambisce anche a mettere in collegamento due campi di studio apparentemente lontani: quello storico-religioso e quello inerente al macrotema della sostenibilità, declinata nella sua accezione ‘culturale’.
3-feb-2025
Italiano
FARANDA, LAURA
BOTTA, Sergio
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/295301
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-295301