La tesi analizza il pensiero politico-estetico di Adriano Olivetti come progetto organico di riforma democratica, culturale e sociale. Il primo capitolo ricostruisce la “sintesi creativa” che Olivetti propone fra liberalismo, socialismo e democrazia. Opponendosi a individualismo e statolatria, sostiene un’idea di una libertà sociale fondata sulla reciprocità persona-comunità e istituzionalizzata nella Comunità concreta, nucleo di uno Stato federale funzionale in cui il potere è tripartito (suffragio universale, democrazia del lavoro, aristocrazia culturale) e liberato dal monopolio partitico. Il secondo capitolo indaga l’estetica socialista che sostiene tale architettura politica: erede dell’unità greca di vero-bello-buono, Olivetti affida alla forma – dell’oggetto, dell’architettura, del paesaggio urbano – la capacità di prefigurare rapporti sociali non alienati. I vari laboratori estetici dimostrano come le architetture, il design industriale, la pubblicità e in generale un certo stile possano trasformarsi in pratiche di educazione civica, armonizzando tecnica, lavoro e vita quotidiana. Il terzo capitolo legge l’azione olivettiana come “utopia sperimentale”: l’ansia di un mondo nuovo unisce fede socialista e critica anticapitalista, affidando alle “intelligenze progettatrici” la conciliazione fra realtà e possibilità. Collocando il “caso” Olivetti fra gli esperimenti comunitari italiani coevi, la ricerca ne rivendica la statura di intellettuale organico e propone la Comunità come paradigma per ripensare il nesso produzione-cultura-democrazia e l’utopia come metodo di trasformazione del reale.
L'utopia di Adriano Olivetti. Politica ed estetica
RUGINI, ADELE
2025
Abstract
La tesi analizza il pensiero politico-estetico di Adriano Olivetti come progetto organico di riforma democratica, culturale e sociale. Il primo capitolo ricostruisce la “sintesi creativa” che Olivetti propone fra liberalismo, socialismo e democrazia. Opponendosi a individualismo e statolatria, sostiene un’idea di una libertà sociale fondata sulla reciprocità persona-comunità e istituzionalizzata nella Comunità concreta, nucleo di uno Stato federale funzionale in cui il potere è tripartito (suffragio universale, democrazia del lavoro, aristocrazia culturale) e liberato dal monopolio partitico. Il secondo capitolo indaga l’estetica socialista che sostiene tale architettura politica: erede dell’unità greca di vero-bello-buono, Olivetti affida alla forma – dell’oggetto, dell’architettura, del paesaggio urbano – la capacità di prefigurare rapporti sociali non alienati. I vari laboratori estetici dimostrano come le architetture, il design industriale, la pubblicità e in generale un certo stile possano trasformarsi in pratiche di educazione civica, armonizzando tecnica, lavoro e vita quotidiana. Il terzo capitolo legge l’azione olivettiana come “utopia sperimentale”: l’ansia di un mondo nuovo unisce fede socialista e critica anticapitalista, affidando alle “intelligenze progettatrici” la conciliazione fra realtà e possibilità. Collocando il “caso” Olivetti fra gli esperimenti comunitari italiani coevi, la ricerca ne rivendica la statura di intellettuale organico e propone la Comunità come paradigma per ripensare il nesso produzione-cultura-democrazia e l’utopia come metodo di trasformazione del reale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/295310
URN:NBN:IT:UNIROMA1-295310