La tesi si propone di esplorare alcuni meccanismi implicati nella riproduzione e nella trasformazione delle diseguaglianze di genere nell’accesso universitario in Italia. Le statistiche ufficiali, provenienti dal Ministero dell’Università e della Ricerca e dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, mostrano che le donne si iscrivono in misura maggiore ad ambiti disciplinari legati alla cura, alla comunicazione, all’educazione e ai servizi sociali; mentre gli uomini si concentrano più frequentemente in ambiti tecnico-scientifici, come l’ingegneria, l’informatica e le scienze applicate. Tale tendenza implica una segregazione formativa delle donne che riflette anche una diversificazione delle loro aspirazioni e, cosa più rilevante, un diseguale accesso al mercato del lavoro. Tendenzialmente, il tipo di istruzione influenza le possibilità lavorative degli individui. Le donne si concentrano in quei campi lavorativi in cui sono centrali le competenze relazionali, comunicative e di cura, come l'insegnamento, il servizio sociale, la psicologia e le professioni sanitarie. Gli uomini, invece, si indirizzano più spesso verso percorsi connessi al sapere tecnico e scientifico, che storicamente offrono maggiori possibilità di carriera, status e guadagno (ingegneria e informatica per fare qualche esempio). Ciò dà luogo a una condizione di svantaggio da parte delle donne sia in termini reddituali che di riconoscimento sociale. Dunque, le differenze formative non possono essere spiegate solo in termini di libera scelta, o – peggio – di propensioni innate. Le scelte educative e di carriera sono fortemente influenzate dai rapporti di potere tra i generi. Non solo, la dimensione di genere si interseca con quella inerente alle diseguaglianze tra classi sociali. La tesi tiene conto di questi rapporti tra genere, classe sociale e scelte formative, rifiutando un’analisi che riconduce semplicisticamente gli svantaggi economici delle donne a loro libere scelte formative. Piuttosto, la tesi è stata finalizzata a comprendere come determinate scelte formative prendano forma. L’analisi sociologica mostra una buona validità euristica rispetto a questo obiettivo conoscitivo, soprattutto se si ricorre alle tecniche di ricerca non standard, ossia “qualitative”. Questo tipo di disegno di ricerca è però dispendioso: l’approfondimento contrasta l’estensione del campione esaminabile e dunque la possibilità di generalizzazione dei risultati. Tuttavia, tale approfondimento è necessario, al fine di comprendere in profondità la formazione, la dinamicità e modificabilità delle traiettorie formative e professionali, in particolare di gruppi svantaggiati come lo sono ancora le donne. La tesi è finalizzata a comprendere in che modo il genere moduli le scelte formative e le aspirazioni di carriera, provando a distinguere tra meccanismi riproduttivi delle diseguaglianze tra uomini e donne e meccanismi trasformativi, emancipativi. A questo scopo, è stato adottato un disegno di ricerca non standard, basato su uno studio di caso relativo all'Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. La scelta di Sapienza si giustifica per diverse ragioni. Innanzitutto, Sapienza è una delle università più antiche in Italia e la più grande in Europa. Per inciso, in virtù della sua storia, reputazione e collocazione nella capitale, Sapienza rappresenta un polo di attrazione di studenti e studentesse tendenzialmente meno svantaggiati, almeno se si fa riferimento ai fuorisede. Inoltre, sotto la guida dell’attuale Rettrice, sono state implementate numerose politiche per la promozione delle pari opportunità tra uomini e donne. Nonostante gli sforzi per promuovere l'uguaglianza di genere, il Bilancio di genere 2023 dell’Università La Sapienza rivela tendenze persistenti rinvenibili anche nelle statistiche ufficiali: sebbene la componente femminile rappresenti il 58% della popolazione studentesca, la distribuzione di genere tra le aree disciplinari e i corsi di laurea resta disomogenea, con le donne numericamente sovrarappresentate in percorsi formativi legati alla cura e gli uomini invece in quelli di tipo tecnico-scientifico. Partendo da questo scenario, l’attenzione è stata posta su un campione di studentesse e studenti tipologico-fattoriale, che ha permesso di selezionare tre ambiti disciplinari con diverse configurazioni di genere: servizio sociale, ingegneria e matematica/filosofia. In particolare, il servizio sociale è caratterizzato da una forte predominanza femminile, l’ingegneria da una prevalenza maschile, mentre matematica e filosofia presentano una composizione mista, ma con una tradizione storicamente dominata dagli uomini. Seguendo il principio di saturazione sono state condotte sedici interviste non direttive (12 a donne e 4 a uomini) per ricostruire le traiettorie biografiche che hanno orientato le scelte educative e professionali dei partecipanti, con particolare attenzione alla socializzazione ai ruoli di genere. L’intervista non direttiva è stata condotta seguendo la prospettiva etnosociologica di Bertaux (1976) e diffusa in Italia da Bichi (2002). In questo caso l’intervista dà particolare spazio alla dimensione biografica, al fine di valorizzare la soggettività dei partecipanti e di accedere ai significati che essi attribuiscono alla propria esperienza sociale. L’intervista, infatti, non è solo una fonte di informazioni, ma un processo di razionalizzazione e costruzione dell’esperienza, in cui il soggetto diventa protagonista della propria narrazione biografica. Le dimensioni analitiche esplorate sono state: il percorso biografico, la totalizzazione soggettiva e la discorsività. Il percorso biografico si riferisce alla dimensione storica dell’esperienza, ossia alla sequenza di eventi che caratterizzano la vita dei partecipanti. La totalizzazione soggettiva riguarda la realtà psichica e semantica del soggetto, ovvero come egli interpreta e valuta la propria storia. La discorsività si focalizza su ciò che il soggetto sceglie di dire di sé e sulle riflessioni che sviluppa sul proprio percorso di vita. L’analisi delle interviste è stata condotta su due livelli: un'analisi tematica, che ha suddiviso le interviste per dimensioni/argomenti (famiglia, scuola, esperienze di studio, aspirazioni professionali e proiezione futura nel mercato del lavoro), e un’analisi processuale, ispirata al modello di Bichi (2002), che ha esaminato la struttura e l’evoluzione dei racconti biografici. I risultati dell’analisi evidenziano che il genere continua a operare come un potente fattore di differenziazione nelle scelte formative e nelle aspettative professionali. La famiglia emerge come un importante dispositivo di trasmissione simbolica e materiale dei ruoli di genere. In particolare, l’analisi intersezionale ha mostrato come il genere e la classe sociale interagiscano nella costruzione delle scelte educative, influenzando l’accesso a diverse opportunità e modelli di ruolo. Le studentesse di servizio sociale, provenienti principalmente dalla classe operaia, manifestano una forte interiorizzazione della dimensione relazionale e di cura, identificandosi con la figura materna incline alla cura e all’aiuto. Due tipi di traiettorie sono emerse tra le studentesse di servizio sociale: una caratterizzata da una scelta consapevole e motivata dalla vocazione, e l’altra da una scelta "per ripiego" a seguito di difficoltà incontrate in altri settori dominati dagli uomini, come la chimica o la giurisprudenza. Al contrario, le studentesse di ingegneria, provenienti prevalentemente dalla classe media, vivono un'identità più ambivalente. Da un lato, sono motivate dall'interesse per un settore scientifico di prestigio, ma dall’altro affrontano difficoltà emotive e relazionali rispetto a un ambito formativo segnato dallo scarso riconoscimento sociale da parte dei colleghi maschi. Queste difficoltà spingono molte donne a rivedere le proprie aspirazioni, orientandosi verso una declinazione della professione ingegneristica maggiormente rivolta alla ricerca scientifica applicata o, comunque, all'investigazione. Si tratta di una declinazione che è in sintonia con la crescente scolarizzazione femminile e la terziarizzazione economica, caratterizzata dal crescente spazio per attività volte all’analisi dei contesti sociali e produttivi. Le intervistate di matematica e filosofia, provenienti da classi medio-alte, mostrano traiettorie più ibride e innovative. Queste discipline, tradizionalmente di dominio maschile ma negli anni con crescenti tassi di iscrizione da parte delle donne, offrono maggiore mobilità sociale e professionale; le giovani studentesse riescono a combinare l’elemento relazionale tipicamente femminile con un maggiore riconoscimento nel mondo professionale, riversando le loro ambizioni nell’ambito accademico o quello aziendale. In questi ambiti, si registra una maggiore sicurezza nelle aspirazioni professionali e una più forte identificazione con modelli di ruolo positivi, sebbene questi continuino a fare riferimento ai padri. Corsi di laurea come matematica e filosofia sembrano rappresentare territori ibridi: per quanto dominati storicamente dagli uomini, oggi sono particolarmente indirizzati al lavoro cognitivo, particolarmente nelle corde delle donne scolarizzate, e comunque allo sbocco occupazionale nell’insegnamento, divenuto particolarmente femminilizzato. La ricerca suggerisce che, pur nella persistenza di strutture che rafforzano le disuguaglianze di genere e al di là delle differenze connesse anche alla classe sociale, esistono percorsi "atipici" che emergono grazie all’incontro con modelli di ruolo non convenzionali: tali percorsi permettono la ridefinizione dell’identità di genere in chiave emancipativa. Seppur non si possano generalizzare le risultanze di questo lavoro all’intera popolazione studentesca italiana, è possibile congetturare che le dinamiche osservate nel gruppo di partecipanti iscritti in Sapienza possano riflettere tendenze più ampie, superando i confini di questa università. Pertanto, si reputa opportuno proseguire ricerche in altri contesti universitari al fine di comprendere le nuove traiettorie di genere, prestando attenzione alla differenza su corsi di laurea ibridi come matematica e filosofia e gli altri, a loro volta distinguibili per tasso di femminilizzazione o mascolinizzazione. Tali ricerche, in linea con la presente tesi, possono rappresentare anche uno strumento per contribuire alla riflessività delle giovani donne sulle opportunità di mobilità sociale e di affermazione professionale.
Aspirazioni lavorative e diseguaglianze di genere nell'istruzione terziaria: il caso Sapienza
GANGITANO, ROBERTA MARIA
2025
Abstract
La tesi si propone di esplorare alcuni meccanismi implicati nella riproduzione e nella trasformazione delle diseguaglianze di genere nell’accesso universitario in Italia. Le statistiche ufficiali, provenienti dal Ministero dell’Università e della Ricerca e dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, mostrano che le donne si iscrivono in misura maggiore ad ambiti disciplinari legati alla cura, alla comunicazione, all’educazione e ai servizi sociali; mentre gli uomini si concentrano più frequentemente in ambiti tecnico-scientifici, come l’ingegneria, l’informatica e le scienze applicate. Tale tendenza implica una segregazione formativa delle donne che riflette anche una diversificazione delle loro aspirazioni e, cosa più rilevante, un diseguale accesso al mercato del lavoro. Tendenzialmente, il tipo di istruzione influenza le possibilità lavorative degli individui. Le donne si concentrano in quei campi lavorativi in cui sono centrali le competenze relazionali, comunicative e di cura, come l'insegnamento, il servizio sociale, la psicologia e le professioni sanitarie. Gli uomini, invece, si indirizzano più spesso verso percorsi connessi al sapere tecnico e scientifico, che storicamente offrono maggiori possibilità di carriera, status e guadagno (ingegneria e informatica per fare qualche esempio). Ciò dà luogo a una condizione di svantaggio da parte delle donne sia in termini reddituali che di riconoscimento sociale. Dunque, le differenze formative non possono essere spiegate solo in termini di libera scelta, o – peggio – di propensioni innate. Le scelte educative e di carriera sono fortemente influenzate dai rapporti di potere tra i generi. Non solo, la dimensione di genere si interseca con quella inerente alle diseguaglianze tra classi sociali. La tesi tiene conto di questi rapporti tra genere, classe sociale e scelte formative, rifiutando un’analisi che riconduce semplicisticamente gli svantaggi economici delle donne a loro libere scelte formative. Piuttosto, la tesi è stata finalizzata a comprendere come determinate scelte formative prendano forma. L’analisi sociologica mostra una buona validità euristica rispetto a questo obiettivo conoscitivo, soprattutto se si ricorre alle tecniche di ricerca non standard, ossia “qualitative”. Questo tipo di disegno di ricerca è però dispendioso: l’approfondimento contrasta l’estensione del campione esaminabile e dunque la possibilità di generalizzazione dei risultati. Tuttavia, tale approfondimento è necessario, al fine di comprendere in profondità la formazione, la dinamicità e modificabilità delle traiettorie formative e professionali, in particolare di gruppi svantaggiati come lo sono ancora le donne. La tesi è finalizzata a comprendere in che modo il genere moduli le scelte formative e le aspirazioni di carriera, provando a distinguere tra meccanismi riproduttivi delle diseguaglianze tra uomini e donne e meccanismi trasformativi, emancipativi. A questo scopo, è stato adottato un disegno di ricerca non standard, basato su uno studio di caso relativo all'Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. La scelta di Sapienza si giustifica per diverse ragioni. Innanzitutto, Sapienza è una delle università più antiche in Italia e la più grande in Europa. Per inciso, in virtù della sua storia, reputazione e collocazione nella capitale, Sapienza rappresenta un polo di attrazione di studenti e studentesse tendenzialmente meno svantaggiati, almeno se si fa riferimento ai fuorisede. Inoltre, sotto la guida dell’attuale Rettrice, sono state implementate numerose politiche per la promozione delle pari opportunità tra uomini e donne. Nonostante gli sforzi per promuovere l'uguaglianza di genere, il Bilancio di genere 2023 dell’Università La Sapienza rivela tendenze persistenti rinvenibili anche nelle statistiche ufficiali: sebbene la componente femminile rappresenti il 58% della popolazione studentesca, la distribuzione di genere tra le aree disciplinari e i corsi di laurea resta disomogenea, con le donne numericamente sovrarappresentate in percorsi formativi legati alla cura e gli uomini invece in quelli di tipo tecnico-scientifico. Partendo da questo scenario, l’attenzione è stata posta su un campione di studentesse e studenti tipologico-fattoriale, che ha permesso di selezionare tre ambiti disciplinari con diverse configurazioni di genere: servizio sociale, ingegneria e matematica/filosofia. In particolare, il servizio sociale è caratterizzato da una forte predominanza femminile, l’ingegneria da una prevalenza maschile, mentre matematica e filosofia presentano una composizione mista, ma con una tradizione storicamente dominata dagli uomini. Seguendo il principio di saturazione sono state condotte sedici interviste non direttive (12 a donne e 4 a uomini) per ricostruire le traiettorie biografiche che hanno orientato le scelte educative e professionali dei partecipanti, con particolare attenzione alla socializzazione ai ruoli di genere. L’intervista non direttiva è stata condotta seguendo la prospettiva etnosociologica di Bertaux (1976) e diffusa in Italia da Bichi (2002). In questo caso l’intervista dà particolare spazio alla dimensione biografica, al fine di valorizzare la soggettività dei partecipanti e di accedere ai significati che essi attribuiscono alla propria esperienza sociale. L’intervista, infatti, non è solo una fonte di informazioni, ma un processo di razionalizzazione e costruzione dell’esperienza, in cui il soggetto diventa protagonista della propria narrazione biografica. Le dimensioni analitiche esplorate sono state: il percorso biografico, la totalizzazione soggettiva e la discorsività. Il percorso biografico si riferisce alla dimensione storica dell’esperienza, ossia alla sequenza di eventi che caratterizzano la vita dei partecipanti. La totalizzazione soggettiva riguarda la realtà psichica e semantica del soggetto, ovvero come egli interpreta e valuta la propria storia. La discorsività si focalizza su ciò che il soggetto sceglie di dire di sé e sulle riflessioni che sviluppa sul proprio percorso di vita. L’analisi delle interviste è stata condotta su due livelli: un'analisi tematica, che ha suddiviso le interviste per dimensioni/argomenti (famiglia, scuola, esperienze di studio, aspirazioni professionali e proiezione futura nel mercato del lavoro), e un’analisi processuale, ispirata al modello di Bichi (2002), che ha esaminato la struttura e l’evoluzione dei racconti biografici. I risultati dell’analisi evidenziano che il genere continua a operare come un potente fattore di differenziazione nelle scelte formative e nelle aspettative professionali. La famiglia emerge come un importante dispositivo di trasmissione simbolica e materiale dei ruoli di genere. In particolare, l’analisi intersezionale ha mostrato come il genere e la classe sociale interagiscano nella costruzione delle scelte educative, influenzando l’accesso a diverse opportunità e modelli di ruolo. Le studentesse di servizio sociale, provenienti principalmente dalla classe operaia, manifestano una forte interiorizzazione della dimensione relazionale e di cura, identificandosi con la figura materna incline alla cura e all’aiuto. Due tipi di traiettorie sono emerse tra le studentesse di servizio sociale: una caratterizzata da una scelta consapevole e motivata dalla vocazione, e l’altra da una scelta "per ripiego" a seguito di difficoltà incontrate in altri settori dominati dagli uomini, come la chimica o la giurisprudenza. Al contrario, le studentesse di ingegneria, provenienti prevalentemente dalla classe media, vivono un'identità più ambivalente. Da un lato, sono motivate dall'interesse per un settore scientifico di prestigio, ma dall’altro affrontano difficoltà emotive e relazionali rispetto a un ambito formativo segnato dallo scarso riconoscimento sociale da parte dei colleghi maschi. Queste difficoltà spingono molte donne a rivedere le proprie aspirazioni, orientandosi verso una declinazione della professione ingegneristica maggiormente rivolta alla ricerca scientifica applicata o, comunque, all'investigazione. Si tratta di una declinazione che è in sintonia con la crescente scolarizzazione femminile e la terziarizzazione economica, caratterizzata dal crescente spazio per attività volte all’analisi dei contesti sociali e produttivi. Le intervistate di matematica e filosofia, provenienti da classi medio-alte, mostrano traiettorie più ibride e innovative. Queste discipline, tradizionalmente di dominio maschile ma negli anni con crescenti tassi di iscrizione da parte delle donne, offrono maggiore mobilità sociale e professionale; le giovani studentesse riescono a combinare l’elemento relazionale tipicamente femminile con un maggiore riconoscimento nel mondo professionale, riversando le loro ambizioni nell’ambito accademico o quello aziendale. In questi ambiti, si registra una maggiore sicurezza nelle aspirazioni professionali e una più forte identificazione con modelli di ruolo positivi, sebbene questi continuino a fare riferimento ai padri. Corsi di laurea come matematica e filosofia sembrano rappresentare territori ibridi: per quanto dominati storicamente dagli uomini, oggi sono particolarmente indirizzati al lavoro cognitivo, particolarmente nelle corde delle donne scolarizzate, e comunque allo sbocco occupazionale nell’insegnamento, divenuto particolarmente femminilizzato. La ricerca suggerisce che, pur nella persistenza di strutture che rafforzano le disuguaglianze di genere e al di là delle differenze connesse anche alla classe sociale, esistono percorsi "atipici" che emergono grazie all’incontro con modelli di ruolo non convenzionali: tali percorsi permettono la ridefinizione dell’identità di genere in chiave emancipativa. Seppur non si possano generalizzare le risultanze di questo lavoro all’intera popolazione studentesca italiana, è possibile congetturare che le dinamiche osservate nel gruppo di partecipanti iscritti in Sapienza possano riflettere tendenze più ampie, superando i confini di questa università. Pertanto, si reputa opportuno proseguire ricerche in altri contesti universitari al fine di comprendere le nuove traiettorie di genere, prestando attenzione alla differenza su corsi di laurea ibridi come matematica e filosofia e gli altri, a loro volta distinguibili per tasso di femminilizzazione o mascolinizzazione. Tali ricerche, in linea con la presente tesi, possono rappresentare anche uno strumento per contribuire alla riflessività delle giovani donne sulle opportunità di mobilità sociale e di affermazione professionale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/296467
URN:NBN:IT:UNIROMA1-296467