Questa tesi analizza la concezione del capitalismo di Cornelius Castoriadis, esaminando gli elementi di continuità e discontinuità nel corso dell'evoluzione del suo pensiero, in relazione ai grandi dibattiti intellettuali del XX secolo. Se il filosofo finisce per identificare l'essenza del capitalismo con un immaginario del dominio pseudo-razionale del mondo sociale, il nostro approccio genealogico mira a mostrare come la condizione umana nella società capitalista ispiri l'emergere di un immaginario opposto, un immaginario dell'immaginario che rivendica uno spazio di libertà e creazione. La prima parte della tesi offre una genealogia della teoria castoriadiana del "capitalismo moderno", caratterizzato dalla fusione Capital-Stato e dalla presa di potere di una classe di "razionalizzatori". Mostriamo come questa teoria si sia cristallizzata in rottura con la tradizione marxista, pur affondando le radici nei dibattiti della sinistra anticomunista. Castoriadis, economista all'OECE e poi all'OCSE, tiene conto del successo del Piano Marshall per passare da una teoria della stabilizzazione temporanea del capitalismo alla constatazione del suo consolidamento. Di conseguenza, abbandona l'idea di una contraddizione economica per concentrarsi sulle contraddizioni "filosofiche" del capitalismo. La seconda parte della tesi si concentra su queste contraddizioni filosofiche. La prima contraddizione è quella tra l'organizzazione del sistema e l'aspirazione dei lavoratori all'autonomia. Basandosi sia sulla sociologia del lavoro, sia sulle testimonianze degli operai e sulla filosofia del giovane G. Lukàcs, il fondatore di Socialisme ou Barbarie denuncia già negli anni '50 gli effetti disumanizzanti degli sforzi di pseudo-razionalizzazione nelle fabbriche. La seconda contraddizione, di ordine epistemologico, è quella tra la pretesa di obiettività delle scienze economico-sociali e la dimensione istituita di ogni sapere. Nel corso degli anni '60-'70, Castoriadis passa da una filosofia dell'economia a una più ambiziosa teoria ontologica, che interroga il ruolo istituente dell'immaginario socio-storico. La terza contraddizione è politica, quella tra la sfera funzionale e quella integrativa. Questo studio rivela Castoriadis come un pensatore della crisi della cultura, erede di una più ampia tradizione romantica e "non-conformista". Il filosofo anticipa i grandi dibattiti del postmodernismo denunciando una profonda contraddizione tra due elementi che caratterizzano la modernità: da un lato la vocazione alla razionalizzazione (incarnata dall'estensione del campo burocratico) e dall'altro la tensione verso l'autonomia (incarnata dalle lotte rivoluzionarie e dalle richieste dei lavoratori).
L’istituzione immaginaria del capitalismo Cornelius Castoriadis e la crisi della società moderna
VENTURA, RAFFAELE ALBERTO
2025
Abstract
Questa tesi analizza la concezione del capitalismo di Cornelius Castoriadis, esaminando gli elementi di continuità e discontinuità nel corso dell'evoluzione del suo pensiero, in relazione ai grandi dibattiti intellettuali del XX secolo. Se il filosofo finisce per identificare l'essenza del capitalismo con un immaginario del dominio pseudo-razionale del mondo sociale, il nostro approccio genealogico mira a mostrare come la condizione umana nella società capitalista ispiri l'emergere di un immaginario opposto, un immaginario dell'immaginario che rivendica uno spazio di libertà e creazione. La prima parte della tesi offre una genealogia della teoria castoriadiana del "capitalismo moderno", caratterizzato dalla fusione Capital-Stato e dalla presa di potere di una classe di "razionalizzatori". Mostriamo come questa teoria si sia cristallizzata in rottura con la tradizione marxista, pur affondando le radici nei dibattiti della sinistra anticomunista. Castoriadis, economista all'OECE e poi all'OCSE, tiene conto del successo del Piano Marshall per passare da una teoria della stabilizzazione temporanea del capitalismo alla constatazione del suo consolidamento. Di conseguenza, abbandona l'idea di una contraddizione economica per concentrarsi sulle contraddizioni "filosofiche" del capitalismo. La seconda parte della tesi si concentra su queste contraddizioni filosofiche. La prima contraddizione è quella tra l'organizzazione del sistema e l'aspirazione dei lavoratori all'autonomia. Basandosi sia sulla sociologia del lavoro, sia sulle testimonianze degli operai e sulla filosofia del giovane G. Lukàcs, il fondatore di Socialisme ou Barbarie denuncia già negli anni '50 gli effetti disumanizzanti degli sforzi di pseudo-razionalizzazione nelle fabbriche. La seconda contraddizione, di ordine epistemologico, è quella tra la pretesa di obiettività delle scienze economico-sociali e la dimensione istituita di ogni sapere. Nel corso degli anni '60-'70, Castoriadis passa da una filosofia dell'economia a una più ambiziosa teoria ontologica, che interroga il ruolo istituente dell'immaginario socio-storico. La terza contraddizione è politica, quella tra la sfera funzionale e quella integrativa. Questo studio rivela Castoriadis come un pensatore della crisi della cultura, erede di una più ampia tradizione romantica e "non-conformista". Il filosofo anticipa i grandi dibattiti del postmodernismo denunciando una profonda contraddizione tra due elementi che caratterizzano la modernità: da un lato la vocazione alla razionalizzazione (incarnata dall'estensione del campo burocratico) e dall'altro la tensione verso l'autonomia (incarnata dalle lotte rivoluzionarie e dalle richieste dei lavoratori).File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/296977
URN:NBN:IT:UNITO-296977