Nonostante i numerosi accenni nelle biografie e nei saggi divulgativi prodotti a partire dall’inizio del Novecento ad oggi, il repertorio sacro del giovane Rossini ha conosciuto nel tempo non molte occasioni di approfondimento. A tal proposito, le indagini pregresse sulle quali si basa questa ricerca, vengono ricondotte essenzialmente agli studi di Paolo Fabbri affrontati tra la fine degli anni settanta e inizi anni ottanta del secolo scorso. Per la riscoperta di queste piccole opere sacre sono risultati fondamentali anche i contributi offerti in àmbito esecutivo da musicologi e musicisti, con il preciso intento di riconsegnare questa produzione al cosiddetto canone della tradizione rossiniana, e riaccendendo così un certo interesse per dei lavori inevitabilmente offuscati dalla ben nota grandezza delle opere teatrali. Innanzitutto è stato necessario ricostruire l’ambito storico-culturale legato alla musica sacra italiana tra il Settecento e l’Ottocento, nel tentativo di fare luce sulle ragioni e sulle motivazioni che portarono alla crescente produzione di trattati, trattatelli, lettere encicliche, documenti diocesani e scritti a vario titolo di autorità e importanza nei quali si tematizzava la decadenza della musica liturgica dell’epoca, e che destinò questo repertorio a un inevitabile ed ingiusto oblio. L’esiguità d’informazioni che distingue la produzione liturgica di questo periodo è tra gli aspetti che maggiormente possono destare fascino, ma allo stesso tempo rappresenta uno dei limiti più evidenti per lo studioso che ambisce ad offrire risultati puntuali ed esaustivi. A tale condizione di inafferrabilità, infatti, non si sottraggono neppure i primi lavori sacri del giovane Gioachino, per i quali si è cercato di restituire non solo il contesto, ma anche una descrizione documentaria quanto più dettagliata e completa. Lo studio dell’àmbito storico, sociale e biografico, insieme a quello codicologico dei testimoni, ha offerto la possibilità di addentrarsi in un mare magnum di aneddoti, riferimenti e collegamenti a volte anche forzati, attraverso i quali sono state formulate numerose congetture di carattere storiografico e filologico, contribuendo ulteriormente ad avvolgere di mistero un fenomeno affatto secondario nell’attività artistico-produttiva dell’Italia di quel tempo e dell’autore in esame. A tal proposito, quindi, non è stato possibile sciogliere in modo definitivo tutti i dubbi sorti durante la trattazione, con l’auspicio che possano trovare presto una piena risoluzione, grazie anche ad eventuali future scoperte e ritrovamenti documentari che nel caso di Rossini non possono essere mai esclusi a priori.

La produzione sacra del giovane Rossini (1802-1809)

SULLA, FERDINANDO
2024

Abstract

Nonostante i numerosi accenni nelle biografie e nei saggi divulgativi prodotti a partire dall’inizio del Novecento ad oggi, il repertorio sacro del giovane Rossini ha conosciuto nel tempo non molte occasioni di approfondimento. A tal proposito, le indagini pregresse sulle quali si basa questa ricerca, vengono ricondotte essenzialmente agli studi di Paolo Fabbri affrontati tra la fine degli anni settanta e inizi anni ottanta del secolo scorso. Per la riscoperta di queste piccole opere sacre sono risultati fondamentali anche i contributi offerti in àmbito esecutivo da musicologi e musicisti, con il preciso intento di riconsegnare questa produzione al cosiddetto canone della tradizione rossiniana, e riaccendendo così un certo interesse per dei lavori inevitabilmente offuscati dalla ben nota grandezza delle opere teatrali. Innanzitutto è stato necessario ricostruire l’ambito storico-culturale legato alla musica sacra italiana tra il Settecento e l’Ottocento, nel tentativo di fare luce sulle ragioni e sulle motivazioni che portarono alla crescente produzione di trattati, trattatelli, lettere encicliche, documenti diocesani e scritti a vario titolo di autorità e importanza nei quali si tematizzava la decadenza della musica liturgica dell’epoca, e che destinò questo repertorio a un inevitabile ed ingiusto oblio. L’esiguità d’informazioni che distingue la produzione liturgica di questo periodo è tra gli aspetti che maggiormente possono destare fascino, ma allo stesso tempo rappresenta uno dei limiti più evidenti per lo studioso che ambisce ad offrire risultati puntuali ed esaustivi. A tale condizione di inafferrabilità, infatti, non si sottraggono neppure i primi lavori sacri del giovane Gioachino, per i quali si è cercato di restituire non solo il contesto, ma anche una descrizione documentaria quanto più dettagliata e completa. Lo studio dell’àmbito storico, sociale e biografico, insieme a quello codicologico dei testimoni, ha offerto la possibilità di addentrarsi in un mare magnum di aneddoti, riferimenti e collegamenti a volte anche forzati, attraverso i quali sono state formulate numerose congetture di carattere storiografico e filologico, contribuendo ulteriormente ad avvolgere di mistero un fenomeno affatto secondario nell’attività artistico-produttiva dell’Italia di quel tempo e dell’autore in esame. A tal proposito, quindi, non è stato possibile sciogliere in modo definitivo tutti i dubbi sorti durante la trattazione, con l’auspicio che possano trovare presto una piena risoluzione, grazie anche ad eventuali future scoperte e ritrovamenti documentari che nel caso di Rossini non possono essere mai esclusi a priori.
2024
Italiano
SANGUINETTI, GIORGIO
Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA2-297474