Il presente lavoro prende le mosse all’interno di una tradizione di ricerca che vede nel nesso prassiteoria-prassi un elemento fondativo dello statuto epistemologico della didattica generale (Frabboni, 1994). A differenza di altre discipline delle scienze dell’educazione, infatti, la didattica ha avuto - ed ha tutt’ora - la necessità di un duplice movimento: il primo riguarda la sua collocazione come scienza nel quadro più ampio di tutte le discipline che possono definirsi tali. Questa traiettoria accomuna le scienze umane, e in particolare quelle dell’educazione, all’interno di una dialettica che, da Dilthey in poi, si è cimentata nella ricerca di una definizione delle scienze dello spirito di pari dignità a quelle definite “dure”, le così dette scienze naturali. Il secondo movimento, specifico della didattica, è quello volto alla ricerca della “sua testa speculativa” (Frabboni, 1994): cioè di uno statuto epistemologico solido e autonomo rispetto alla pedagogica e alle altre scienze dell’educazione. Questi movimenti, nel corso degli anni, hanno dato luogo a diversi assestamenti, sommariamente ascrivibili al programma neopositivista e analitico in opposizione a quello di tradizione e orientamento ermeneutico (Baldacci, 2022). In seno alla metodologia della ricerca le posizioni si sono polarizzate in uno scontro, a tratti aspro, tra orientamenti nomotetici e orientamenti idiografici; con caratteristiche empirico-sperimentali i primi e posizioni ermeneutiche e fenomenologiche i secondi. Sotto il profilo operativo la differenza ha polarizzato la metodologia della ricerca in un dibattito tra fautori del quantitativo e sostenitori del qualitativo, che solo da qualche anno sta raggiungendo una maturità dialettica orientata all’uso di metodi misti: i così detti mixed method (Trinchero, Robasto, 2019).
Evidenze empiriche e portato teorico del caso studio Erasmus+ PRESTO: peer education and storytelling for young people
SPINELLI, ANGELA
2024
Abstract
Il presente lavoro prende le mosse all’interno di una tradizione di ricerca che vede nel nesso prassiteoria-prassi un elemento fondativo dello statuto epistemologico della didattica generale (Frabboni, 1994). A differenza di altre discipline delle scienze dell’educazione, infatti, la didattica ha avuto - ed ha tutt’ora - la necessità di un duplice movimento: il primo riguarda la sua collocazione come scienza nel quadro più ampio di tutte le discipline che possono definirsi tali. Questa traiettoria accomuna le scienze umane, e in particolare quelle dell’educazione, all’interno di una dialettica che, da Dilthey in poi, si è cimentata nella ricerca di una definizione delle scienze dello spirito di pari dignità a quelle definite “dure”, le così dette scienze naturali. Il secondo movimento, specifico della didattica, è quello volto alla ricerca della “sua testa speculativa” (Frabboni, 1994): cioè di uno statuto epistemologico solido e autonomo rispetto alla pedagogica e alle altre scienze dell’educazione. Questi movimenti, nel corso degli anni, hanno dato luogo a diversi assestamenti, sommariamente ascrivibili al programma neopositivista e analitico in opposizione a quello di tradizione e orientamento ermeneutico (Baldacci, 2022). In seno alla metodologia della ricerca le posizioni si sono polarizzate in uno scontro, a tratti aspro, tra orientamenti nomotetici e orientamenti idiografici; con caratteristiche empirico-sperimentali i primi e posizioni ermeneutiche e fenomenologiche i secondi. Sotto il profilo operativo la differenza ha polarizzato la metodologia della ricerca in un dibattito tra fautori del quantitativo e sostenitori del qualitativo, che solo da qualche anno sta raggiungendo una maturità dialettica orientata all’uso di metodi misti: i così detti mixed method (Trinchero, Robasto, 2019).File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/297482
URN:NBN:IT:UNIROMA2-297482