Il presente elaborato ha ad oggetto l’istituto della motivazione e il suo controllo da parte della Corte di cassazione. L’indagine si sviluppa in quattro capitoli. Il primo capitolo è dedicato alle origini dell’obbligo di motivazione. L’obbligo di motivare le sentenze è stato introdotto, con i due dispacci del 1774, emanati sotto l’impulso del ministro della giustizia Bernardo Tanucci. Il primato non spetta, dunque, come comunemente si è portati a pensare, né alla Francia rivoluzionaria, né tanto meno alla allora nascente democrazia nordamericana che ancora disconosce la motivazione e, laddove per prassi ricorra, costituisce piuttosto, una rassegna delle opinioni dei singoli componenti i collegi giudicanti. Viene poi affrontata la diversa tematica della nascita giurisprudenziale del controllo della motivazione dei provvedimenti decisori. Il problema del controllo della motivazione della sentenza rappresenta una delle questioni più controverse del ricorso per Cassazione e spesso si presenta all’attenzione dell’interprete anche sotto forme già note come in una sorta di “eterno ritorno”. Dopo un breve richiamo alla disciplina del ricorso per Cassazione nel codice del 1865, l’esposizione si concentra sulla formulazione dell’art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c. contenuta nel codice del 1942, e sulle novelle del 1950 e del 2006. Il filo conduttore che ha spinto il legislatore a ritoccare più volte il motivo di ricorso in esame si rintraccia nella necessità di diminuire il numero di ricorsi che, soprattutto a partire dalla metà degli anni Ottanta, è aumentato notevolmente. Il secondo capitolo è dedicato all’analisi della motivazione dei provvedimenti decisori. Lo studio della motivazione della sentenza rappresenta uno dei temi centrali della giustizia tornato di grande attualità nell’epoca in cui ci si affanna a trovare meccanismi di risoluzione della crisi della giustizia, ricercando regole idonee ad imporre la sinteticità di tutti gli atti del processo sia delle parti che del giudice. Il concetto giuridico di motivazione risulta ancora oggi di difficile inquadramento, a fronte della molteplicità dei suoi significati, la motivazione svolge due funzioni principali: una interna al processo in funzione dell’impugnazione, ed una esterna ad esso in funzione di trasparenza dell’esercizio della funzione giurisdizionale. L’analisi riguarda due profili: il primo, concerne il principio costituzionale dell’obbligo motivazionale anche in rapporto agli altri principi di pari rango; il secondo, è quello normativo in cui la motivazione ha conosciuto, a seguito dei recenti interventi normativi una lenta e progressiva erosione sia a causa dell’adozione di modelli decisori alternativi alla sentenza, sia a seguito dell’introduzione di modelli semplificati di motivazione da parte del legislatore. Il capitolo terzo si occupa del controllo della motivazione in un’ottica comparatistica: viene dapprima esaminata la norma nella sua attuale formulazione, poi, il sindacato esercitato dalla Cassazione penale italiana e dalle Corti straniere francese e tedesca che hanno sviluppato un controllo in parte simile a quello italiano. Nel quarto capitolo l’indagine si concentra sulle principali questioni giurisprudenziali relative al motivo di ricorso di cui all’art. 360, comma 1, n. 5 c.p.c. a partire dalle Sezioni Unite del 2014 sino alle recentissime Sezioni Unite del 5 marzo 2024 in tema di travisamento della prova.

Il controllo della motivazione in Cassazione

SPERATI, VALENTINA
2024

Abstract

Il presente elaborato ha ad oggetto l’istituto della motivazione e il suo controllo da parte della Corte di cassazione. L’indagine si sviluppa in quattro capitoli. Il primo capitolo è dedicato alle origini dell’obbligo di motivazione. L’obbligo di motivare le sentenze è stato introdotto, con i due dispacci del 1774, emanati sotto l’impulso del ministro della giustizia Bernardo Tanucci. Il primato non spetta, dunque, come comunemente si è portati a pensare, né alla Francia rivoluzionaria, né tanto meno alla allora nascente democrazia nordamericana che ancora disconosce la motivazione e, laddove per prassi ricorra, costituisce piuttosto, una rassegna delle opinioni dei singoli componenti i collegi giudicanti. Viene poi affrontata la diversa tematica della nascita giurisprudenziale del controllo della motivazione dei provvedimenti decisori. Il problema del controllo della motivazione della sentenza rappresenta una delle questioni più controverse del ricorso per Cassazione e spesso si presenta all’attenzione dell’interprete anche sotto forme già note come in una sorta di “eterno ritorno”. Dopo un breve richiamo alla disciplina del ricorso per Cassazione nel codice del 1865, l’esposizione si concentra sulla formulazione dell’art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c. contenuta nel codice del 1942, e sulle novelle del 1950 e del 2006. Il filo conduttore che ha spinto il legislatore a ritoccare più volte il motivo di ricorso in esame si rintraccia nella necessità di diminuire il numero di ricorsi che, soprattutto a partire dalla metà degli anni Ottanta, è aumentato notevolmente. Il secondo capitolo è dedicato all’analisi della motivazione dei provvedimenti decisori. Lo studio della motivazione della sentenza rappresenta uno dei temi centrali della giustizia tornato di grande attualità nell’epoca in cui ci si affanna a trovare meccanismi di risoluzione della crisi della giustizia, ricercando regole idonee ad imporre la sinteticità di tutti gli atti del processo sia delle parti che del giudice. Il concetto giuridico di motivazione risulta ancora oggi di difficile inquadramento, a fronte della molteplicità dei suoi significati, la motivazione svolge due funzioni principali: una interna al processo in funzione dell’impugnazione, ed una esterna ad esso in funzione di trasparenza dell’esercizio della funzione giurisdizionale. L’analisi riguarda due profili: il primo, concerne il principio costituzionale dell’obbligo motivazionale anche in rapporto agli altri principi di pari rango; il secondo, è quello normativo in cui la motivazione ha conosciuto, a seguito dei recenti interventi normativi una lenta e progressiva erosione sia a causa dell’adozione di modelli decisori alternativi alla sentenza, sia a seguito dell’introduzione di modelli semplificati di motivazione da parte del legislatore. Il capitolo terzo si occupa del controllo della motivazione in un’ottica comparatistica: viene dapprima esaminata la norma nella sua attuale formulazione, poi, il sindacato esercitato dalla Cassazione penale italiana e dalle Corti straniere francese e tedesca che hanno sviluppato un controllo in parte simile a quello italiano. Nel quarto capitolo l’indagine si concentra sulle principali questioni giurisprudenziali relative al motivo di ricorso di cui all’art. 360, comma 1, n. 5 c.p.c. a partire dalle Sezioni Unite del 2014 sino alle recentissime Sezioni Unite del 5 marzo 2024 in tema di travisamento della prova.
2024
Italiano
SASSANI, BRUNO NICOLA
Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/305790
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA2-305790