L’esposizione a traumi e abusi nel corso dell’infanzia, associandosi ad attaccamento insicuro e deficit di mentalizzazione, può condurre a conseguenze deleterie in termini di salute mentale e fisica, esacerbando aspetti psicopatologici e conducendo all’adozione di strategie disadattive. In questo contesto, il rischio di suicidio è una delle conseguenze associate a traiettorie devianti innescate dai costrutti precedentemente nominati, ed è quindi fondamentale indagare le relazioni reciproche per orientare le strategie di prevenzione e gli interventi più adeguati. Il presente lavoro si pone quindi come obiettivo quello di valutare un campione di pazienti ricoverati in un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura per esplorare le potenziali associazioni tra abusi infantili, stili di attaccamento, funzione riflessiva e stati mentali pre-suicidari. Per valutare le ipotesi formulate sono stati utilizzati diversi strumenti psicometrici: il Childhood Trauma Questionnaire (CTQ) per la valutazione dei maltrattamenti infantili, l’Attachment Style Questionnaire (ASQ) per valutare lo stile di attaccamento nell’adulto, la Reflective Functioning Questionnaire (RFQ) per indagare i deficit del funzionamento riflessivo e la Suicide Crisis Evaluation Scale (SCES) per indagare gli stati mentali pre-suicidari. Sono stati analizzati i dati di 255 pazienti ricoverati nell’SPDC dell’A.O.U. Sant’Andrea di Roma attraverso analisi bivariate, analisi della varianza, analisi di correlazione, analisi di regressione e modelli di mediazione. Nella prima sezione dello studio sono state indagate alcune caratteristiche associate alla SCES e si è visto che punteggi più elevati a questa scala si rilevano nei pazienti con diagnosi di disturbi depressivi e di disturbi di personalità; inoltre, il punteggio alla SCES è più elevato in chi ha tentato il suicidio nei 3 mesi precedenti la valutazione, permettendo di ipotizzare che gli stati mentali possano rappresentare un quadro prodromico del rischio di suicidio e persistano in chi ha recentemente tentato il suicidio. La seconda sezione, invece, si è focalizzata sull’indagine delle associazioni tra abuso infantile, funzione riflessiva, stile di attaccamento e stati mentali pre-suicidari. I risultati hanno mostrato che punteggi più elevati alla SCES si associano all’abuso emotivo, ai deficit di funzionamento riflessivo e agli stili di attaccamento. Nella successiva analisi di regressione è stato evidenziato come il punteggio alla SCES viene predetto dall’abuso emotivo, dallo stile di attaccamento sicuro e da quello ansioso e dall’ipomentalizzazione. Infine, l’analisi di mediazione ha indicato che l’associazione tra abuso emotivo infantile e stati mentali pre-suicidari è mediata dall’attaccamento ansioso e dall’ipomentalizzazione, al di là del ruolo dell’attaccamento sicuro. Quindi, l’esposizione ad abusi psicologici nel corso dell’infanzia aumenta la probabilità di sperimentare stati mentali prodromici del rischio di suicidio, anche attraverso l’influenza che tali abusi hanno sull’acquisizione di uno stile di attaccamento ansioso e sullo sviluppo di deficit di mentalizzazione. Da questo studio risulta evidente come la comprensione della complessità e dell’unicità delle esperienze di ciascun individuo è fondamentale per strutturare un trattamento e una relazione terapeutica che tenga conto delle potenziali e delle effettive conseguenze degli abusi e fornisca una base sicura su cui elaborare gli aspetti traumatici e ricostruire una traiettoria adattiva in cui il ricorso a strategie di regolazione disfunzionali come il comportamento suicidario non sia considerata come l’unica soluzione possibile.
Abuso emotivo e stati mentali pre-suicidari: studio dei potenziali mediatori in un campione di pazienti con diagnosi psichiatrica
ROGANTE, ELENA
2025
Abstract
L’esposizione a traumi e abusi nel corso dell’infanzia, associandosi ad attaccamento insicuro e deficit di mentalizzazione, può condurre a conseguenze deleterie in termini di salute mentale e fisica, esacerbando aspetti psicopatologici e conducendo all’adozione di strategie disadattive. In questo contesto, il rischio di suicidio è una delle conseguenze associate a traiettorie devianti innescate dai costrutti precedentemente nominati, ed è quindi fondamentale indagare le relazioni reciproche per orientare le strategie di prevenzione e gli interventi più adeguati. Il presente lavoro si pone quindi come obiettivo quello di valutare un campione di pazienti ricoverati in un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura per esplorare le potenziali associazioni tra abusi infantili, stili di attaccamento, funzione riflessiva e stati mentali pre-suicidari. Per valutare le ipotesi formulate sono stati utilizzati diversi strumenti psicometrici: il Childhood Trauma Questionnaire (CTQ) per la valutazione dei maltrattamenti infantili, l’Attachment Style Questionnaire (ASQ) per valutare lo stile di attaccamento nell’adulto, la Reflective Functioning Questionnaire (RFQ) per indagare i deficit del funzionamento riflessivo e la Suicide Crisis Evaluation Scale (SCES) per indagare gli stati mentali pre-suicidari. Sono stati analizzati i dati di 255 pazienti ricoverati nell’SPDC dell’A.O.U. Sant’Andrea di Roma attraverso analisi bivariate, analisi della varianza, analisi di correlazione, analisi di regressione e modelli di mediazione. Nella prima sezione dello studio sono state indagate alcune caratteristiche associate alla SCES e si è visto che punteggi più elevati a questa scala si rilevano nei pazienti con diagnosi di disturbi depressivi e di disturbi di personalità; inoltre, il punteggio alla SCES è più elevato in chi ha tentato il suicidio nei 3 mesi precedenti la valutazione, permettendo di ipotizzare che gli stati mentali possano rappresentare un quadro prodromico del rischio di suicidio e persistano in chi ha recentemente tentato il suicidio. La seconda sezione, invece, si è focalizzata sull’indagine delle associazioni tra abuso infantile, funzione riflessiva, stile di attaccamento e stati mentali pre-suicidari. I risultati hanno mostrato che punteggi più elevati alla SCES si associano all’abuso emotivo, ai deficit di funzionamento riflessivo e agli stili di attaccamento. Nella successiva analisi di regressione è stato evidenziato come il punteggio alla SCES viene predetto dall’abuso emotivo, dallo stile di attaccamento sicuro e da quello ansioso e dall’ipomentalizzazione. Infine, l’analisi di mediazione ha indicato che l’associazione tra abuso emotivo infantile e stati mentali pre-suicidari è mediata dall’attaccamento ansioso e dall’ipomentalizzazione, al di là del ruolo dell’attaccamento sicuro. Quindi, l’esposizione ad abusi psicologici nel corso dell’infanzia aumenta la probabilità di sperimentare stati mentali prodromici del rischio di suicidio, anche attraverso l’influenza che tali abusi hanno sull’acquisizione di uno stile di attaccamento ansioso e sullo sviluppo di deficit di mentalizzazione. Da questo studio risulta evidente come la comprensione della complessità e dell’unicità delle esperienze di ciascun individuo è fondamentale per strutturare un trattamento e una relazione terapeutica che tenga conto delle potenziali e delle effettive conseguenze degli abusi e fornisca una base sicura su cui elaborare gli aspetti traumatici e ricostruire una traiettoria adattiva in cui il ricorso a strategie di regolazione disfunzionali come il comportamento suicidario non sia considerata come l’unica soluzione possibile.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/305824
URN:NBN:IT:UNIROMA1-305824