Oggetto di questa tesi ਠil romanzo per l'infanzia di Kenneth Grahame, The Wind in the Willows, e pi๠in particolare la ricezione e le traduzioni del romanzo in Italia. I protagonisti della vicenda del romanzo sono animali del bosco che parlano e si comportano come tipici cittadini inglesi di inizio secolo. Si tratta di un classico della letteratura profondamente radicato nel territorio e nella cultura inglese e anche per questo una traduzione rivolta soprattutto a un pubblico di lettori giovanissimi presenta particolari problemi. Nella tesi vengono prese in considerazione le traduzioni di Agostina Bonuzzi, Beppe Fenoglio e Bruno Oddera: che sono state prodotte nell'arco di quarant'anni con scopi profondamente differenti. La prima risale al periodo fascista ed ਠintenzionalmente ricca di adattamenti culturali, la seconda ਠstata redatta come esercizio privato e ha visto la luce solo dopo la morte del suo autore, la terza fa parte di un progetto editoriale di titoli per l'infanzia di una grossa casa editrice. Il confronto si ਠbasato sull'osservazione nelle diverse traduzioni di elementi tipici della cultura e geografia inglese, di passaggi linguistici che deviano dalla norma, di difficoltà insite nel testo di partenza e di problemi che si presentano solo nel momento del passaggio a una seconda lingua. L'obiettivo ਠstato quello di produrre un'analisi comparata capace di comprendere le strategie e i progetti traduttivi di ciascun traduttore, facendo riferimento, dal punto di vista metodologico, alla critica produttiva e alle tendenze deformanti di Antoine Berman, alla skopos theory di Hans J. Vermeer e alla teoria sulla letteratura per l'infanzia di Zohar Shavit.
The Wind in the Willows in Italia: analisi comparata delle traduzioni di Agostina Bonuzzi, Beppe Fenoglio e Bruno Oddera
2020
Abstract
Oggetto di questa tesi ਠil romanzo per l'infanzia di Kenneth Grahame, The Wind in the Willows, e pi๠in particolare la ricezione e le traduzioni del romanzo in Italia. I protagonisti della vicenda del romanzo sono animali del bosco che parlano e si comportano come tipici cittadini inglesi di inizio secolo. Si tratta di un classico della letteratura profondamente radicato nel territorio e nella cultura inglese e anche per questo una traduzione rivolta soprattutto a un pubblico di lettori giovanissimi presenta particolari problemi. Nella tesi vengono prese in considerazione le traduzioni di Agostina Bonuzzi, Beppe Fenoglio e Bruno Oddera: che sono state prodotte nell'arco di quarant'anni con scopi profondamente differenti. La prima risale al periodo fascista ed ਠintenzionalmente ricca di adattamenti culturali, la seconda ਠstata redatta come esercizio privato e ha visto la luce solo dopo la morte del suo autore, la terza fa parte di un progetto editoriale di titoli per l'infanzia di una grossa casa editrice. Il confronto si ਠbasato sull'osservazione nelle diverse traduzioni di elementi tipici della cultura e geografia inglese, di passaggi linguistici che deviano dalla norma, di difficoltà insite nel testo di partenza e di problemi che si presentano solo nel momento del passaggio a una seconda lingua. L'obiettivo ਠstato quello di produrre un'analisi comparata capace di comprendere le strategie e i progetti traduttivi di ciascun traduttore, facendo riferimento, dal punto di vista metodologico, alla critica produttiva e alle tendenze deformanti di Antoine Berman, alla skopos theory di Hans J. Vermeer e alla teoria sulla letteratura per l'infanzia di Zohar Shavit.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/306179
URN:NBN:IT:UNIMORE-306179