Nella prima parte della tesi si vuole analizzare il ruolo della sostenibilità ed il suo impatto sulle strategie d’impresa. Si vuole evidenziare come aziende che operano nei mercati globali sono maggiormente esposte a regolamenti, direttive e standard che possono rappresentare un rischio per la visione futura dell’impresa stessa. Pertanto, si vuole analizzare il modo di operare e comunicare gli obiettivi e risultati di sostenibilità delle aziende multinazionali con un focus su quelle italiane. Tuttavia, un rinnovato approccio ai temi ambientali potrebbe rappresentare nuovi vantaggi, opportunità e migliorare il vantaggio competitivo. La stima e le politiche interne volte alla minimizzazione delle emissioni CO2 rappresentano un obiettivo fondamentale per il pieno raggiungimento della neutralità di carbonio di un’azienda. Il protocollo GHG offre un importante modello di categorizzazione per la gestione delle emissioni in dirette e indirette. Se per le prime i modelli di analisi sono noti e la ristrutturazione dei processi produttivi può incidere fortemente, per le seconde manca un modello di stima ed indicatori di sintesi che possano orientare le scelte strategiche delle imprese nell’approvvigionamento delle materie prime. In questo scenario le filiere produttive locali giocano un ruolo cruciale. In questa sezione verrà approfondito il concetto di emissioni di gas climalteranti, con un focus specifico sul biossido di carbonio. L’attenzione sarà rivolta alle strategie di riduzione delle emissioni dirette. Attraverso l’approccio LCA, verrà presentato il caso studio delle produzioni agroalimentari italiane, evidenziando come tecnologia e innovazione possano rappresentare strumenti efficaci ed efficienti per il raggiungimento dell’obiettivo Scope 1, ovvero la decarbonizzazione delle emissioni dirette. Nella seconda parte verrà approfondito il concetto di emissioni indirette, con un focus sulle strategie per la loro riduzione. A tal fine, saranno analizzate le principali filiere produttive responsabili della produzione di materie prime, successivamente impiegate nei processi produttivi di altre imprese. Il Paese e la tecnologia di produzione rappresentano due fattori chiave su cui si baserà lo studio. Verrà inoltre esaminato il caso del Gruppo Maire, uno dei gruppi a maggiore capitalizzazione nel settore della realizzazione di impiantistica industriale ecosostenibile. L’obiettivo è quello di fornire uno strumento che permetta alle aziende di analizzare e valutare negli anni i trend e le aspettative di decarbonizzazione delle emissioni Scope 3 di Paesi e filiere produttive per differenti materie prime. A tal proposito saranno valutati scenari sulla base del nuovo sistema CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), un meccanismo introdotto dall'Unione Europea per evitare il fenomeno del carbon leakage, ossia la delocalizzazione della produzione in paesi con normative ambientali meno stringenti. Verrà illustrato il modello predittivo utilizzato per la decarbonizzazione delle emissioni indirette Scope 3. Tale modello sarà testato sui dati del Gruppo Maire, considerati un campione rappresentativo per un’analisi più ampia. In particolare, si partirà dal cemento, una materia prima con un’elevata incidenza di CO₂ nella realizzazione di impianti industriali. Il potenziale di sostenibilità, espresso dall’Indicatore S, sintetizzerà tecnologia, innovazione, politiche e sviluppo sia del contesto (Paese) sia della filiera produttiva locale. In altre parole, l’indicatore esprimerà la probabilità che, nel corso degli anni, grazie alle tecnologie e alle innovazioni offerte dal contesto (ad esempio, la disponibilità di energia elettrica rinnovabile in rete) e allo sforzo innovativo della filiera specifica, quest’ultima riesca a ridurre il proprio impatto ambientale. In questo capitolo il panorama delle filiere produttive viene ampliato: oltre al caso studio sul Gruppo Maire, saranno analizzate anche le filiere delle materie prime acciaio, EI&C (cavi e componentistica di ingegneria), energia e rame. Dopo aver testato il modello su queste cinque filiere, valuterò la convenienza economica di orientare le scelte strategiche verso determinati fornitori in specifiche aree geografiche, sulla base dell’indicatore di costo relativo. Quest’ultimo terrà conto del costo della CO₂ ed esprimerà la probabilità che, nel lungo periodo, il ricorso a una materia prima più sostenibile abbia un impatto positivo sulle performance economiche, compensando l’eventuale impatto negativo nel breve termine.

Innovazione e sostenibilità nei processi produttivi: analisi della decarbonizzazione con riferimento alle emissioni GHG

BERNARDO, ALESSANDRO
2025

Abstract

Nella prima parte della tesi si vuole analizzare il ruolo della sostenibilità ed il suo impatto sulle strategie d’impresa. Si vuole evidenziare come aziende che operano nei mercati globali sono maggiormente esposte a regolamenti, direttive e standard che possono rappresentare un rischio per la visione futura dell’impresa stessa. Pertanto, si vuole analizzare il modo di operare e comunicare gli obiettivi e risultati di sostenibilità delle aziende multinazionali con un focus su quelle italiane. Tuttavia, un rinnovato approccio ai temi ambientali potrebbe rappresentare nuovi vantaggi, opportunità e migliorare il vantaggio competitivo. La stima e le politiche interne volte alla minimizzazione delle emissioni CO2 rappresentano un obiettivo fondamentale per il pieno raggiungimento della neutralità di carbonio di un’azienda. Il protocollo GHG offre un importante modello di categorizzazione per la gestione delle emissioni in dirette e indirette. Se per le prime i modelli di analisi sono noti e la ristrutturazione dei processi produttivi può incidere fortemente, per le seconde manca un modello di stima ed indicatori di sintesi che possano orientare le scelte strategiche delle imprese nell’approvvigionamento delle materie prime. In questo scenario le filiere produttive locali giocano un ruolo cruciale. In questa sezione verrà approfondito il concetto di emissioni di gas climalteranti, con un focus specifico sul biossido di carbonio. L’attenzione sarà rivolta alle strategie di riduzione delle emissioni dirette. Attraverso l’approccio LCA, verrà presentato il caso studio delle produzioni agroalimentari italiane, evidenziando come tecnologia e innovazione possano rappresentare strumenti efficaci ed efficienti per il raggiungimento dell’obiettivo Scope 1, ovvero la decarbonizzazione delle emissioni dirette. Nella seconda parte verrà approfondito il concetto di emissioni indirette, con un focus sulle strategie per la loro riduzione. A tal fine, saranno analizzate le principali filiere produttive responsabili della produzione di materie prime, successivamente impiegate nei processi produttivi di altre imprese. Il Paese e la tecnologia di produzione rappresentano due fattori chiave su cui si baserà lo studio. Verrà inoltre esaminato il caso del Gruppo Maire, uno dei gruppi a maggiore capitalizzazione nel settore della realizzazione di impiantistica industriale ecosostenibile. L’obiettivo è quello di fornire uno strumento che permetta alle aziende di analizzare e valutare negli anni i trend e le aspettative di decarbonizzazione delle emissioni Scope 3 di Paesi e filiere produttive per differenti materie prime. A tal proposito saranno valutati scenari sulla base del nuovo sistema CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), un meccanismo introdotto dall'Unione Europea per evitare il fenomeno del carbon leakage, ossia la delocalizzazione della produzione in paesi con normative ambientali meno stringenti. Verrà illustrato il modello predittivo utilizzato per la decarbonizzazione delle emissioni indirette Scope 3. Tale modello sarà testato sui dati del Gruppo Maire, considerati un campione rappresentativo per un’analisi più ampia. In particolare, si partirà dal cemento, una materia prima con un’elevata incidenza di CO₂ nella realizzazione di impianti industriali. Il potenziale di sostenibilità, espresso dall’Indicatore S, sintetizzerà tecnologia, innovazione, politiche e sviluppo sia del contesto (Paese) sia della filiera produttiva locale. In altre parole, l’indicatore esprimerà la probabilità che, nel corso degli anni, grazie alle tecnologie e alle innovazioni offerte dal contesto (ad esempio, la disponibilità di energia elettrica rinnovabile in rete) e allo sforzo innovativo della filiera specifica, quest’ultima riesca a ridurre il proprio impatto ambientale. In questo capitolo il panorama delle filiere produttive viene ampliato: oltre al caso studio sul Gruppo Maire, saranno analizzate anche le filiere delle materie prime acciaio, EI&C (cavi e componentistica di ingegneria), energia e rame. Dopo aver testato il modello su queste cinque filiere, valuterò la convenienza economica di orientare le scelte strategiche verso determinati fornitori in specifiche aree geografiche, sulla base dell’indicatore di costo relativo. Quest’ultimo terrà conto del costo della CO₂ ed esprimerà la probabilità che, nel lungo periodo, il ricorso a una materia prima più sostenibile abbia un impatto positivo sulle performance economiche, compensando l’eventuale impatto negativo nel breve termine.
29-set-2025
Italiano
RUGGIERI, Roberto
SIMONE, CRISTINA
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
118
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/306635
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-306635