La cura per gli anziani è un fenomeno di sempre maggiore rilevanza per molteplici ragioni. Le trasformazioni sociali in atto influiscono e vengono influenzate da quelle economiche e politiche, così come i costrutti culturali legati a questa attività contribuiscono alla sua regolazione e gestione in diversi ambiti del sociale. Sebbene la cura sia un lavoro, nella sua forma formale e informale (ovvero, salariata e non) onnipresente nel mondo, è evidente come essa si caratterizzi e articoli secondo schemi e dinamiche differenti in base alle risorse, caratteristiche e prospettive del contesto di riferimento nel quale viene agita. In Italia essa al momento ha un ruolo cruciale rispetto al funzionamento del paese in termini di creazione (o abbandono) di posti di lavoro, produttività, misure assistenziali e pensionistiche, pratiche per la salute e la salvaguardia degli individui, processi di invecchiamento e interazioni familiari. In particolare, la cura coinvolge in Italia tre dimensioni: quella di genere, quella relativa all’immigrazione (e anche all’etnia e alla razza) e quella della classe sociale. Se il genere è stato un elemento più largamente studiato in relazione alla cura, gli altri due rappresentano una sorta di novità in questo panorama, che ha avuto inizio almeno quarant’anni fa ma che si sta stabilizzando in maniera in un presente più recente. La figura della “badante”, o meglio “assistente familiare”, rappresenta un soggetto complesso, in qualche modo inedito e non ancora sufficientemente analizzato. Questa sua complessità sta contribuendo alla trasformazione della cura, tanto a livello internazionale che in Italia. Ciò è dovuto in parte al mancato riconoscimento di alcune sue caratteristiche e di come esse influenzino l’azione di tali soggetti, presi in solitaria e, ancora di più, nel momento in cui interagiscono con il contesto e gli attori che li abitano. In tal senso, l’aspetto preliminare che va ricollegato alle suddette figure è inerente alle loro identità peculiari, che si possono identificare come “intersezionali”. Questo termine, che deriva dalla teoria, sta guadagnano notorietà all’interno degli studi accademici, sebbene non in egual grado in ogni contesto accademico. Infatti, se l’intersezionalità è fonte di un acceso dibattito negli Stati Uniti così come in altri paesi, in Italia si trova ancora in una fase iniziale, che sicuramente sta portando dei contributi significativi a tale dibattito, ma che appaiono ancora limitati nella sua diffusione. Perciò, benché sussistano diversi studi sulla cura in Italia, sono molto pochi quelli che la trattano utilizzando questa teoria, e che possono così concentrarsi su un aspetto trascurato delle assistenti familiari. Nella presente ricerca si cercherà proprio di contribuire alla costruzione di una conoscenza ancora agli inizi sull’intersezionalità in Italia, calandola nel contesto specifico delle assistenti familiari. Per via per la natura contestuale della teoria, si crede che concentrarsi su un gruppo intersezionale particolare e indagarlo all’interno di determinate interazioni, così da coglierne le implicazioni e analizzare le conseguenze delle prassi che vengono attuate, possa risultare proficuo per due scopi. Il primo è studiare in maniera concreta i processi di identificazione e appartenenza che sono legati alla costruzione e riconoscimento di un’identità intersezionale. Il secondo permette di studiare in maniera sempre più compiuta un fenomeno ampio, forse in apparenza distaccato dall’intersezionalità, al fine di comprenderne l’evoluzione e portare delle considerazioni che possono aiutare a risolvere alcuni dei problemi presenti. Infatti, se la cura degli anziani in Italia e l’intersezionalità hanno qualcosa in comune, non è solo per i soggetti che vi sono collegati, ma ancora di più perché entrambi manifestavano delle problematiche in apparenza più silenti, relative a fenomeni discriminatori che influenzano tanto la vita di chi li subisce direttamente quanto il funzionamento del sistema più ampio. Allo stesso tempo si tenterà di abbandonare qualsiasi visione pietista o livellante dei soggetti intersezionali in esame, a favore di un’analisi che ne dimostri la complessità, tramite dall’agency di tali soggetti e le azioni che questi mettono in atto. Queste azioni richiedono uno sguardo nuovo e ponderato, calibrato sulla situazione specifica del gruppo, in modo che se ne possano cogliere sì gli ostacoli, ma anche tutte le opportunità presenti e future.
Cura per gli anziani e intersezionalità: come le assistenti familiari stanno mutando il settore in Italia
PASQUALONE, FRANCESCA
2025
Abstract
La cura per gli anziani è un fenomeno di sempre maggiore rilevanza per molteplici ragioni. Le trasformazioni sociali in atto influiscono e vengono influenzate da quelle economiche e politiche, così come i costrutti culturali legati a questa attività contribuiscono alla sua regolazione e gestione in diversi ambiti del sociale. Sebbene la cura sia un lavoro, nella sua forma formale e informale (ovvero, salariata e non) onnipresente nel mondo, è evidente come essa si caratterizzi e articoli secondo schemi e dinamiche differenti in base alle risorse, caratteristiche e prospettive del contesto di riferimento nel quale viene agita. In Italia essa al momento ha un ruolo cruciale rispetto al funzionamento del paese in termini di creazione (o abbandono) di posti di lavoro, produttività, misure assistenziali e pensionistiche, pratiche per la salute e la salvaguardia degli individui, processi di invecchiamento e interazioni familiari. In particolare, la cura coinvolge in Italia tre dimensioni: quella di genere, quella relativa all’immigrazione (e anche all’etnia e alla razza) e quella della classe sociale. Se il genere è stato un elemento più largamente studiato in relazione alla cura, gli altri due rappresentano una sorta di novità in questo panorama, che ha avuto inizio almeno quarant’anni fa ma che si sta stabilizzando in maniera in un presente più recente. La figura della “badante”, o meglio “assistente familiare”, rappresenta un soggetto complesso, in qualche modo inedito e non ancora sufficientemente analizzato. Questa sua complessità sta contribuendo alla trasformazione della cura, tanto a livello internazionale che in Italia. Ciò è dovuto in parte al mancato riconoscimento di alcune sue caratteristiche e di come esse influenzino l’azione di tali soggetti, presi in solitaria e, ancora di più, nel momento in cui interagiscono con il contesto e gli attori che li abitano. In tal senso, l’aspetto preliminare che va ricollegato alle suddette figure è inerente alle loro identità peculiari, che si possono identificare come “intersezionali”. Questo termine, che deriva dalla teoria, sta guadagnano notorietà all’interno degli studi accademici, sebbene non in egual grado in ogni contesto accademico. Infatti, se l’intersezionalità è fonte di un acceso dibattito negli Stati Uniti così come in altri paesi, in Italia si trova ancora in una fase iniziale, che sicuramente sta portando dei contributi significativi a tale dibattito, ma che appaiono ancora limitati nella sua diffusione. Perciò, benché sussistano diversi studi sulla cura in Italia, sono molto pochi quelli che la trattano utilizzando questa teoria, e che possono così concentrarsi su un aspetto trascurato delle assistenti familiari. Nella presente ricerca si cercherà proprio di contribuire alla costruzione di una conoscenza ancora agli inizi sull’intersezionalità in Italia, calandola nel contesto specifico delle assistenti familiari. Per via per la natura contestuale della teoria, si crede che concentrarsi su un gruppo intersezionale particolare e indagarlo all’interno di determinate interazioni, così da coglierne le implicazioni e analizzare le conseguenze delle prassi che vengono attuate, possa risultare proficuo per due scopi. Il primo è studiare in maniera concreta i processi di identificazione e appartenenza che sono legati alla costruzione e riconoscimento di un’identità intersezionale. Il secondo permette di studiare in maniera sempre più compiuta un fenomeno ampio, forse in apparenza distaccato dall’intersezionalità, al fine di comprenderne l’evoluzione e portare delle considerazioni che possono aiutare a risolvere alcuni dei problemi presenti. Infatti, se la cura degli anziani in Italia e l’intersezionalità hanno qualcosa in comune, non è solo per i soggetti che vi sono collegati, ma ancora di più perché entrambi manifestavano delle problematiche in apparenza più silenti, relative a fenomeni discriminatori che influenzano tanto la vita di chi li subisce direttamente quanto il funzionamento del sistema più ampio. Allo stesso tempo si tenterà di abbandonare qualsiasi visione pietista o livellante dei soggetti intersezionali in esame, a favore di un’analisi che ne dimostri la complessità, tramite dall’agency di tali soggetti e le azioni che questi mettono in atto. Queste azioni richiedono uno sguardo nuovo e ponderato, calibrato sulla situazione specifica del gruppo, in modo che se ne possano cogliere sì gli ostacoli, ma anche tutte le opportunità presenti e future.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/306643
URN:NBN:IT:UNIROMA1-306643