Negli ultimi vent’anni lo sviluppo della tecnologia digitale ha cambiato la vita e la società umana: da un lato, ha promosso lo sviluppo economico, la partecipazione democratica e i diritti fondamentali; dall’altro, è stata impiegata come strumento di controllo da attori pubblici e privati per condurre operazioni di sorveglianza individuale e di massa, di sottrazione di dati personali, di dossieraggio, di propaganda, disinformazione e censura; a certe latitudini, queste tendenze hanno addirittura determinato l’emersione di forme di “autoritarismo digitale” in cui l’estensione dell’impiego di questi strumenti consente di controllare e reprimere il dissenso di minoranze religiose e/o politiche. La religione ha rappresentato talvolta il bersaglio e talaltra il movente che ha giustificato l’intrusività digitale. Anche in questo campo, infatti il rapporto tra religione e sicurezza è stato declinato all’insegna del modello competitivo post-9/11, che considera la sicurezza e la libertà come conflittuali o, addirittura inversamente proporzionali: lo testimonia l’“eccezionalismo della sorveglianza” occidentale rivolto alle comunità musulmane e l’autoritarismo digitale di Cina esponenzialmente impiegato nello Xinjiang; d’altro canto, in Iran, come in altri paesi, è stata la religione a utilizzare tali mezzi per reprimere il dissenso. La minaccia per le democrazie costituzionali, invece, viene anche da intermediari digitali che amministrano il discorso pubblico e libertà fondamentali online. In materia di regolazione digitale, dunque, neppure il diritto può dirsi immune dal paradosso della modernizzazione, ciò che rende (forse) necessaria l’individuazione di nuove soluzioni che superino il modello “tecno-libertario” della Section 230 CDA e non corrano al contempo il rischio della iper-regolazione emersa di recente nel modello “liberal-regolatorio” europeo, che rischia di violare le stesse libertà che vorrebbe tutelate, anche alla luce dall’esponenziale diffusione dell’IA che minaccia conseguenze astrattamente pari a quelle di una catastrofe nucleare.
Religione, democrazia e sicurezza nell’era digitale
CASIERE, ANDREA
2025
Abstract
Negli ultimi vent’anni lo sviluppo della tecnologia digitale ha cambiato la vita e la società umana: da un lato, ha promosso lo sviluppo economico, la partecipazione democratica e i diritti fondamentali; dall’altro, è stata impiegata come strumento di controllo da attori pubblici e privati per condurre operazioni di sorveglianza individuale e di massa, di sottrazione di dati personali, di dossieraggio, di propaganda, disinformazione e censura; a certe latitudini, queste tendenze hanno addirittura determinato l’emersione di forme di “autoritarismo digitale” in cui l’estensione dell’impiego di questi strumenti consente di controllare e reprimere il dissenso di minoranze religiose e/o politiche. La religione ha rappresentato talvolta il bersaglio e talaltra il movente che ha giustificato l’intrusività digitale. Anche in questo campo, infatti il rapporto tra religione e sicurezza è stato declinato all’insegna del modello competitivo post-9/11, che considera la sicurezza e la libertà come conflittuali o, addirittura inversamente proporzionali: lo testimonia l’“eccezionalismo della sorveglianza” occidentale rivolto alle comunità musulmane e l’autoritarismo digitale di Cina esponenzialmente impiegato nello Xinjiang; d’altro canto, in Iran, come in altri paesi, è stata la religione a utilizzare tali mezzi per reprimere il dissenso. La minaccia per le democrazie costituzionali, invece, viene anche da intermediari digitali che amministrano il discorso pubblico e libertà fondamentali online. In materia di regolazione digitale, dunque, neppure il diritto può dirsi immune dal paradosso della modernizzazione, ciò che rende (forse) necessaria l’individuazione di nuove soluzioni che superino il modello “tecno-libertario” della Section 230 CDA e non corrano al contempo il rischio della iper-regolazione emersa di recente nel modello “liberal-regolatorio” europeo, che rischia di violare le stesse libertà che vorrebbe tutelate, anche alla luce dall’esponenziale diffusione dell’IA che minaccia conseguenze astrattamente pari a quelle di una catastrofe nucleare.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/308159
URN:NBN:IT:UNIFG-308159