Il lavoro di ricerca dedicato alla presenza di Giorgio Morandi nel dibattito critico e nella produzione artistica in Italia tra il 1934 e il 2014 muove dal concetto di dispositivo, che nell’accezione deleuziana è inteso come “una matassa, un insieme multilineare, composto di linee di natura diversa”. Il dispositivo vuole essere metafora della complessa funzione assolta da Giorgio Morandi nel dibattito critico e nella produzione artistica nel corso del Novecento fino ai nostri giorni. Il lavoro, diviso in tre capitoli preceduti da un’introduzione teorico-metodologica e da una dettagliata analisi della letteratura artistica morandiana degli anni che precedono la data d’avvio della ricerca, si apre con la segnalazione di Longhi dell’opera di Morandi, avvenuta nel corso della prolusione Momenti di pittura bolognese (1934), che imprime una prima e decisiva svolta agli studi critici dedicati all’artista. La chiusura del lavoro, invece, è affidata all’esame di quanto, nel 2014, è stato organizzato e dedicato al lavoro morandiano in occasione del cinquantenario dalla sua scomparsa. Il primo dei tre capitoli, ordinati seguendo una scansione cronologica, “Passione ed ideologia”, ricostruisce in un ampio affresco la posizione di Morandi nel dibattito artistico dal 1934 al 1950 ed ha come tappe principali la Quadriennale romana del 1939 e le polemiche originate dall’opera di Morandi fino a giungere ai saggi di Cesare Brandi. Nei successivi tre paragrafi viene ricostruito il clima del dopoguerra e la querelle tra astrattisti e realisti che dominò la scena artistica italiana fino alla Biennale veneziana del 1948, per giungere poi all’esposizione del MoMA, Twentieth Century Italian Art. In queste pagine vengono considerati i contributi di Lionello Venturi, il primo ad interpretare Morandi in chiave di un’elementarità astratta, e poi, tra gli altri, gli scritti di Argan, Marchiori, Gnudi, studiosi che fanno di Morandi, con procedure diverse, il paladino della propria visione critica. Il capitolo successivo, “Organicità ed astrazione”, si estende dal 1950 al 1964, anno della scomparsa dell’artista. Oggetto dell’analisi di questo periodo sono gli scritti di Ragghianti, che interpreta Morandi in relazione all’architettura organica di Wright, e le ipotesi di un confronto tra Morandi e Mondrian emerse nel corso della Biennale di San Paolo del 1957 ad opera di Soby e Palluchini. Allo scadere del decennio sono prese ad esame principalmente le monografie di Arcangeli e di Vitali. L’ultimo capitolo della tesi, “Morandi dopo Morandi”, è incentrato sull’eredità dell’opera morandiana nella critica e nell’arte dal 1964 al 2014. Dopo aver spiegato i motivi della sfortuna critica di Morandi negli anni Settanta, si considera il grande moto di ritorno alla pittura degli anni Ottanta che coincide con un rinnovato interesse per l’opera di Morandi sia da parte degli studiosi, con l’emergere di nuove esegesi, ma ancor più degli artisti che, con linguaggi e modalità diverse, si interrogano sulla poetica dell’artista bolognese. I paragrafi conclusivi sono dedicati all’istituzionalizzazione di Morandi con la nascita del Museo Morandi e l’apertura della casa Morandi di Via Fondazza a Bologna, ma soprattutto alla riflessione sul ruolo di Morandi nella contemporaneità. .. [a cura dell'Autore]

Il dispositivo Morandi. La presenza di Giorgio Morandi nel dibattito critico e nella produzione artistica in Italia 1934-2014

MAIORINO, MASSIMO
2015

Abstract

Il lavoro di ricerca dedicato alla presenza di Giorgio Morandi nel dibattito critico e nella produzione artistica in Italia tra il 1934 e il 2014 muove dal concetto di dispositivo, che nell’accezione deleuziana è inteso come “una matassa, un insieme multilineare, composto di linee di natura diversa”. Il dispositivo vuole essere metafora della complessa funzione assolta da Giorgio Morandi nel dibattito critico e nella produzione artistica nel corso del Novecento fino ai nostri giorni. Il lavoro, diviso in tre capitoli preceduti da un’introduzione teorico-metodologica e da una dettagliata analisi della letteratura artistica morandiana degli anni che precedono la data d’avvio della ricerca, si apre con la segnalazione di Longhi dell’opera di Morandi, avvenuta nel corso della prolusione Momenti di pittura bolognese (1934), che imprime una prima e decisiva svolta agli studi critici dedicati all’artista. La chiusura del lavoro, invece, è affidata all’esame di quanto, nel 2014, è stato organizzato e dedicato al lavoro morandiano in occasione del cinquantenario dalla sua scomparsa. Il primo dei tre capitoli, ordinati seguendo una scansione cronologica, “Passione ed ideologia”, ricostruisce in un ampio affresco la posizione di Morandi nel dibattito artistico dal 1934 al 1950 ed ha come tappe principali la Quadriennale romana del 1939 e le polemiche originate dall’opera di Morandi fino a giungere ai saggi di Cesare Brandi. Nei successivi tre paragrafi viene ricostruito il clima del dopoguerra e la querelle tra astrattisti e realisti che dominò la scena artistica italiana fino alla Biennale veneziana del 1948, per giungere poi all’esposizione del MoMA, Twentieth Century Italian Art. In queste pagine vengono considerati i contributi di Lionello Venturi, il primo ad interpretare Morandi in chiave di un’elementarità astratta, e poi, tra gli altri, gli scritti di Argan, Marchiori, Gnudi, studiosi che fanno di Morandi, con procedure diverse, il paladino della propria visione critica. Il capitolo successivo, “Organicità ed astrazione”, si estende dal 1950 al 1964, anno della scomparsa dell’artista. Oggetto dell’analisi di questo periodo sono gli scritti di Ragghianti, che interpreta Morandi in relazione all’architettura organica di Wright, e le ipotesi di un confronto tra Morandi e Mondrian emerse nel corso della Biennale di San Paolo del 1957 ad opera di Soby e Palluchini. Allo scadere del decennio sono prese ad esame principalmente le monografie di Arcangeli e di Vitali. L’ultimo capitolo della tesi, “Morandi dopo Morandi”, è incentrato sull’eredità dell’opera morandiana nella critica e nell’arte dal 1964 al 2014. Dopo aver spiegato i motivi della sfortuna critica di Morandi negli anni Settanta, si considera il grande moto di ritorno alla pittura degli anni Ottanta che coincide con un rinnovato interesse per l’opera di Morandi sia da parte degli studiosi, con l’emergere di nuove esegesi, ma ancor più degli artisti che, con linguaggi e modalità diverse, si interrogano sulla poetica dell’artista bolognese. I paragrafi conclusivi sono dedicati all’istituzionalizzazione di Morandi con la nascita del Museo Morandi e l’apertura della casa Morandi di Via Fondazza a Bologna, ma soprattutto alla riflessione sul ruolo di Morandi nella contemporaneità. .. [a cura dell'Autore]
30-giu-2015
Italiano
Critica d'arte
Morandi, Giorgio
PONTRANDOLFO, Angela
ZULIANI, Stefania
TRIMARCO, Angelo
Università degli Studi di Salerno
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/311207
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNISA-311207