Il presente studio consiste in un’analisi critica del libro I del Commento al Fedro di Ermia di Alessandria (V d. C.), vale a dire, dell’unico commento antico al Fedro di Platone sopravvissuto fino ai giorni nostri. Abbiamo organizzato il nostro lavoro in tre capitoli maggiori. Nel primo capitolo, intitolato La scuola di Alessandria, ci siamo sforzati di delineare un quadro preciso del contesto storico e filosofico nel quale si inscrive la figura di Ermia di Alessandria, professore di filosofia platonica nella città del Faro tra il 435 e il 455 d. C. circa. Abbiamo preferito, in effetti, tracciare una storia della filosofia ad Alessandria in Età Tardoantica piuttosto che riandare la storia del genere “commentario” nell’Antichità: a quest’ultimo tema sono, infatti, già stati dedicati innumeri e importanti lavori negli ultimi decenni (Mansfeld, Hadot, Blumenthal, Baltussen), i quali tutti sono alla base del nostro studio e vi sono spesse volte rievocati. Piuttosto, due sono i punti di interesse della prima macrosezione della nostra tesi. Da un lato, la nuova proposta ricostruttiva dei rapporti di Ierocle ed Ermia con le autorità cristiane di Alessandria, dall’altro, l’analisi critica della communis opinio secondo cui le Note al Fedro – titolo, questo, maggiormente rispettoso del greco Εἰς τὸν Πλάτωνος Φαῖδρον Σχόλια – non sarebbero altro che un commentario ἀπὸ τῆς φωνῆς: vale a dire, null’altro che una raccolta di note del giovane Ermia messa su durante le lezioni del maestro Siriano sul Fedro, ad Atene. Proviamo a sostenere, infatti, nell’un caso, che Ermia sia stato deliberatamente preferito a Ierocle sulla cattedra di filosofia platonica ad Alessandria dalle autorità cristiane della città, capeggiate dal Patriarca Cirillo. Ierocle, infatti, benché fosse più anziano e noto di Ermia, non solo non fu riconosciuto ufficialmente, per il tramite dell’elargizione di beneficî economici, come fu nel caso di Ermia, ma, per di più, conobbe l’esilio da Alessandria e le torture a Costantinopoli da parte delle autorità cristiane della città. Al contrario, Ermia, descritto nelle nostre fonti come una personalità mite e studiosa, ricevette un privilegio economico dalla città e, come vedremo meglio, fece uso nel suo Commento di un lessico specificamente proprio delle opere di Cirillo. Nell’altro caso, invece, passando criticamente al setaccio a una a una le argomentazioni a sostegno della vulgata, noi tentiamo di rivendicare la paternità del Commento a Ermia di Alessandria, come vuole la tradizione manoscritta. Nondimeno, in mancanza di prove irrefutabili in ambo i sensi, questa sezione non vuole né può essere una sezione apodittica, bensì problematica e speculativa. E, tuttavia, il capitolo primo non si limita a una disamina storica, ma si apre anche a una prima analisi filosofica del Commento, abbordando le questioni della teurgia, vale a dire, della ritualità, materiale e immateriale, a mezzo della quale i Neoplatonici intendevano raggiungere la unio mistica, e dell’uno dell’anima umana, vale a dire, di quella componente divina dell’anima umana, grazie alla quale soltanto è dato all’uomo accogliere in sé la divinità, congiungendo il divino in sé col divino tout court. .. [a cura dell'Autore]

Il Neoplatonismo di Ermia di Alessandria: uno studio sugli In Platonis Phaedrum Scholia

NEOLA, BENEDETTO
2021

Abstract

Il presente studio consiste in un’analisi critica del libro I del Commento al Fedro di Ermia di Alessandria (V d. C.), vale a dire, dell’unico commento antico al Fedro di Platone sopravvissuto fino ai giorni nostri. Abbiamo organizzato il nostro lavoro in tre capitoli maggiori. Nel primo capitolo, intitolato La scuola di Alessandria, ci siamo sforzati di delineare un quadro preciso del contesto storico e filosofico nel quale si inscrive la figura di Ermia di Alessandria, professore di filosofia platonica nella città del Faro tra il 435 e il 455 d. C. circa. Abbiamo preferito, in effetti, tracciare una storia della filosofia ad Alessandria in Età Tardoantica piuttosto che riandare la storia del genere “commentario” nell’Antichità: a quest’ultimo tema sono, infatti, già stati dedicati innumeri e importanti lavori negli ultimi decenni (Mansfeld, Hadot, Blumenthal, Baltussen), i quali tutti sono alla base del nostro studio e vi sono spesse volte rievocati. Piuttosto, due sono i punti di interesse della prima macrosezione della nostra tesi. Da un lato, la nuova proposta ricostruttiva dei rapporti di Ierocle ed Ermia con le autorità cristiane di Alessandria, dall’altro, l’analisi critica della communis opinio secondo cui le Note al Fedro – titolo, questo, maggiormente rispettoso del greco Εἰς τὸν Πλάτωνος Φαῖδρον Σχόλια – non sarebbero altro che un commentario ἀπὸ τῆς φωνῆς: vale a dire, null’altro che una raccolta di note del giovane Ermia messa su durante le lezioni del maestro Siriano sul Fedro, ad Atene. Proviamo a sostenere, infatti, nell’un caso, che Ermia sia stato deliberatamente preferito a Ierocle sulla cattedra di filosofia platonica ad Alessandria dalle autorità cristiane della città, capeggiate dal Patriarca Cirillo. Ierocle, infatti, benché fosse più anziano e noto di Ermia, non solo non fu riconosciuto ufficialmente, per il tramite dell’elargizione di beneficî economici, come fu nel caso di Ermia, ma, per di più, conobbe l’esilio da Alessandria e le torture a Costantinopoli da parte delle autorità cristiane della città. Al contrario, Ermia, descritto nelle nostre fonti come una personalità mite e studiosa, ricevette un privilegio economico dalla città e, come vedremo meglio, fece uso nel suo Commento di un lessico specificamente proprio delle opere di Cirillo. Nell’altro caso, invece, passando criticamente al setaccio a una a una le argomentazioni a sostegno della vulgata, noi tentiamo di rivendicare la paternità del Commento a Ermia di Alessandria, come vuole la tradizione manoscritta. Nondimeno, in mancanza di prove irrefutabili in ambo i sensi, questa sezione non vuole né può essere una sezione apodittica, bensì problematica e speculativa. E, tuttavia, il capitolo primo non si limita a una disamina storica, ma si apre anche a una prima analisi filosofica del Commento, abbordando le questioni della teurgia, vale a dire, della ritualità, materiale e immateriale, a mezzo della quale i Neoplatonici intendevano raggiungere la unio mistica, e dell’uno dell’anima umana, vale a dire, di quella componente divina dell’anima umana, grazie alla quale soltanto è dato all’uomo accogliere in sé la divinità, congiungendo il divino in sé col divino tout court. .. [a cura dell'Autore]
27-feb-2021
Italiano
Neoplatonismo
Fedro di Platone
Ermia di Alessandria
Vasiliu, Anca
D'ONOFRIO, Giulio
PALUMBO, LIDIA
Università degli Studi di Salerno
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/311430
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNISA-311430