Il presente contributo analizza il tema dei limiti soggettivi della res iudicata nel processo civile romano a cavallo tra procedura formulare e cognitio extra ordinem. La riflessione, che prende le mosse dal contributo di Emilio Betti sul tema, si incentra sul principio secondo cui le sentenze emesse inter alios non dovrebbero pregiudicare i terzi estranei alla lite, salvo eccezioni rigorosamente individuate. Betti propone una distinzione fondamentale tra terzi giuridicamente indifferenti e terzi giuridicamente interessati al giudicato, delineando una tipologia fondata sull’interferenza logica o pratica tra il rapporto giuridico dedotto in giudizio e quello facente capo al terzo. L’analisi prende avvio dall’esegesi del passo conservato in D. 42.1.63, attribuito a Macro, la cui struttura espositiva e formulazione normativa suggeriscono l’impiego di uno schema diairetico di ascendenza stoica. Betti evidenzia i problemi testuali del frammento, proponendo una correzione filologica per restituire coerenza logica all’articolazione della regola e delle sue eccezioni. In particolare, viene attribuita rilevanza decisiva alla scientia litis, ossia alla consapevolezza del terzo circa l’esistenza del giudizio altrui, quale elemento determinante per l’eventuale estensione dell’efficacia del giudicato. Attraverso un confronto con altre fonti, il presente lavoro cercherà di dimostrare mostra come nei casi di successio in locum — come quelli del compratore o del creditore pignoratizio rispetto al venditore o al debitore oppignorante — la res iudicata potesse produrre effetti anche nei confronti di soggetti formalmente estranei alla controversia, laddove questi avessero omesso di intervenire pur avendone piena contezza. L’elaborazione teorica di Betti verrà criticamente discussa alla luce delle peculiarità dei diversi sistemi processuali (processo formulare e cognitio extra ordinem), rilevando il rischio insito nella sua impostazione unitaria e sistematica, tendente a trascurare le specificità storiche e strutturali dei contesti giuridici esaminati. L’astrazione dogmatica della costruzione bettiana sarà infine discussa alla luce dei contributi recati alla materia in questione da altri autori, tra i quali Marrone, Pugliese, Ankum e Ziliotto. Ne emerge un quadro teorico articolato, che tenta di bilanciare le esigenze di certezza e stabilità del giudicato con la tutela delle posizioni soggettive dei terzi, e che pone in luce l’attualità metodologica della riflessione romanistica quale strumento di comprensione critica dei fondamenti del processo civile
I LIMITI SOGGETTIVI DELLA RES IUDICATA TRA PROCESSO FORMULARE E COGNITIO EXTRA ORDINEM: I CASI IN MATERIA DI PEGNO
CARRERA, ALESSIA
2025
Abstract
Il presente contributo analizza il tema dei limiti soggettivi della res iudicata nel processo civile romano a cavallo tra procedura formulare e cognitio extra ordinem. La riflessione, che prende le mosse dal contributo di Emilio Betti sul tema, si incentra sul principio secondo cui le sentenze emesse inter alios non dovrebbero pregiudicare i terzi estranei alla lite, salvo eccezioni rigorosamente individuate. Betti propone una distinzione fondamentale tra terzi giuridicamente indifferenti e terzi giuridicamente interessati al giudicato, delineando una tipologia fondata sull’interferenza logica o pratica tra il rapporto giuridico dedotto in giudizio e quello facente capo al terzo. L’analisi prende avvio dall’esegesi del passo conservato in D. 42.1.63, attribuito a Macro, la cui struttura espositiva e formulazione normativa suggeriscono l’impiego di uno schema diairetico di ascendenza stoica. Betti evidenzia i problemi testuali del frammento, proponendo una correzione filologica per restituire coerenza logica all’articolazione della regola e delle sue eccezioni. In particolare, viene attribuita rilevanza decisiva alla scientia litis, ossia alla consapevolezza del terzo circa l’esistenza del giudizio altrui, quale elemento determinante per l’eventuale estensione dell’efficacia del giudicato. Attraverso un confronto con altre fonti, il presente lavoro cercherà di dimostrare mostra come nei casi di successio in locum — come quelli del compratore o del creditore pignoratizio rispetto al venditore o al debitore oppignorante — la res iudicata potesse produrre effetti anche nei confronti di soggetti formalmente estranei alla controversia, laddove questi avessero omesso di intervenire pur avendone piena contezza. L’elaborazione teorica di Betti verrà criticamente discussa alla luce delle peculiarità dei diversi sistemi processuali (processo formulare e cognitio extra ordinem), rilevando il rischio insito nella sua impostazione unitaria e sistematica, tendente a trascurare le specificità storiche e strutturali dei contesti giuridici esaminati. L’astrazione dogmatica della costruzione bettiana sarà infine discussa alla luce dei contributi recati alla materia in questione da altri autori, tra i quali Marrone, Pugliese, Ankum e Ziliotto. Ne emerge un quadro teorico articolato, che tenta di bilanciare le esigenze di certezza e stabilità del giudicato con la tutela delle posizioni soggettive dei terzi, e che pone in luce l’attualità metodologica della riflessione romanistica quale strumento di comprensione critica dei fondamenti del processo civile| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/312555
URN:NBN:IT:UNITO-312555